Storia e tradizioni

FRAMMENTI DI STORIA. L’INTIMITÀ DELLA MONTAGNA NEL QUADERNETTO DELLA MAESTRA MARTINELLI

Dal quadernetto che la maestra Giuseppina Martinelli compilò nei suoi anni, si estraggono poesie e ritagli di racconti che testimoniano l’amore appassionato per la sua terra e i suoi abitanti, rudi montanari la cui asprezza rispecchia forse la stessa asperità dei contrafforti alpini che dominano le loro vallate. Esemplare, per la maestra, è l’articolo con cui il collega Alfredo Martinelli spiega la proverbiale freddezza degli abitanti del “Paese Alto”: “c’è tanta vigoria, tanto calore in queste anime, anche se lo spirito vi appare rude dentro l’involucro chiuso.

FRAMMENTI DI STORIA. LA CHIESA DI S. MARTINO DI SERRAVALLE NEI DOCUMENTI MEDIEVALI

La chiesa di S. Martino di Serravalle, purtroppo scomparsa sotto la furia della frana della val Pola nel luglio 1987, costituiva uno dei più interessanti laboratori di studio sulla presenza dei Franchi in Valtellina. L’interpretazione di alcuni ritrovamenti e contenuti documentari, infatti, riporta la minuscola chiesa al contesto del mondo franco e del monastero di S. Dionigi, che Carlo Magno aveva beneficiato di una cospicua donazione di rendite e terre comprese nel regno longobardo e il Valtellina.

FRAMMENTI DI STORIA. IL PREVOSTO SONDALINO NICOLÒ ZACCARIA ARCHEOLOGO E MINERALOGISTA

Una figura che merita di essere rivista e riproposta è quella del prevosto di Sondalo Nicolò Zaccaria, non solo per il percorso pastorale all’interno della sua comunità, ma anche per il contributo che seppe dare negli innumerevoli campi in cui seppe distinguersi. Originario di Ardenno, imparentato con la nobile famiglia Parravicini, don Zaccaria esercitò per 28 anni a Sondalo lasciandoci opere e scoperte che fanno ancora bella mostra di sé in musei e archivi.

FRAMMENTI DI STORIA: I BORMINI VISTI DA UN OSSERVATORE DEL ‘700

Nel 1764 un anziano padre gesuita del Collegio di Bormio, il cui nome è rimasto sconosciuto, compilò un quadernetto con lo scopo di impartire alcuni suggerimenti al suo successore nel ruolo di economo di S. Ignazio. Suggerimenti – s’intende – non solo di natura economica, ma anche sociale, che è la parte più interessante di questa piccola opera. Vi si descrivono, infatti, usi e costumi dei bormini, il loro carattere, con descrizioni forse non sempre obiettive se viste con l’occhio di un forestiero, per di più rigidamente inquadrato nell’ordine.

FRAMMENTI DI STORIA. LA CHIESA DI SAN VITALE

La chiesetta di S. Vitale, la cui prima attestazione risale al 1196, è collocata a un incrocio che nei tempi passati costituiva un passaggio obbligato per chiunque provenisse dalla direzione sud ovest. Certamente la sua importanza era assai maggiore nelle epoche passate e ciò è denotato anche dagli affreschi che la ricoprivano, di cui se ne sono conservati solo alcuni. Con l’espandersi del borgo e la costruzione di nuove strade, S.

“HOSPITALI” A BORMIO NELLA STORIA

A partire dall’inizio del Seicento si fece sempre più urgente la necessità di provvedere ai poveri in modo strutturato, superando la gestione privatistica ed estemporanea fino ad allora prevalente perché affidata alla buona volontà dei singoli. Perciò nel 1604 il Consiglio di popolo decise di provvedere alla costruzione di un ricovero per i poveri sotto il titolo di Hospitale della Misericordia, anche se di tale opera restano pochissime tracce nei documenti, segno che la sua realizzazione fu molto modesta.

LA SFIDA AL GIOGO DELLO STELVIO

È stata oggi inaugurata la mostra “Donegani l’ingegnere tra le Alpi. La sfida al Giogo dello Stelvio” che gli studenti degli istituti Alberti di Bormio e Donegani di Sondrio hanno realizzato affiancati dalle docenti Daniela ValzerIrene Armellini e dalla coordinatrice Maria Carla Fay, in collaborazione con la SEV, le istituzioni locali, il Parco Nazionale dello Stelvio e con l’apporto fondamentale di ricercatori di storia locale.

FRAMMENTI DI STORIA – LA GERLA E I SUOI SIMILI NELLA CULTURA CONTADINA

La tradizione montanara e contadina è ricca di esemplari di attrezzi realizzati in modo autoctono, con i semplici materiali che l’ambiente circostante offriva. Essi erano ampiamente utilizzati a ogni latitudine alpina e – pur con qualche significativa differenza – popolavano quotidianamente la vita dei nostri avi. Alcuni di questi oggetti potrebbero apparire semplicissimi, quasi banali, ma a un’analisi più approfondita nascondono significati e storie molto più complessi.