Nasce il "Movimento popolare di rinascita del Morelli autonomo" per un'azienda ospedaliera pubblica e autonoma
Dopo l'esperienza nel Comitato a Difesa della Sanità di Montagna, che negli ultimi anni ha sostenuto la mobilitazione per ricollocare l’ospedale di Sondalo all’interno di un sistema sanitario strategico a livello provinciale e regionale, è stato presentato ufficialmente oggi il “Movimento popolare di rinascita del Morelli autonomo” costituito per opera dei promotori avv. Ezio Trabucchi, dr. Giuliano Pradella e il sindacalista Gerlando Marchica. Un Movimento che – ci tiene a sottolineare Trabucchi – non nasce “contro” ma nasce per coagulare le forze intorno all’obiettivo di “promuovere ogni azione o iniziativa per il rilancio dell’ospedale Morelli come presidio di rilevanza nazionale e struttura imprescindibile per la provincia di Sondrio”, come recita anche l’atto statutario sottoscritto in questi giorni, che prelude alla formazione di un vero e proprio Consiglio elettivo al quale si giungerà tramite tutte le regolari procedure di legge (il Direttivo attuale da loro formato resterà in carica solo fino al 31 dicembre 2021, per espletare le formalità della costituzione).
«Questo movimento popolare – spiega l’avvocato – è aperto alla visione di tutti i cittadini che ne condividono le finalità e gli scopi, in particolare riguardo alla costituzione del Morelli quale azienda autonoma ospedaliera. È un movimento apolitico, apartitico e con una struttura democratica, al quale chiunque si potrà iscrivere liberamente, senza alcun obbligo di pagamento; sarà ciascuno – se lo vorrà – a dare un contributo del tutto volontario. Abbiamo già un logo, un profilo Facebook e a breve presenteremo ufficialmente il Movimento in un incontro aperto al pubblico».
La molla che ha fatto scattare questa iniziativa è la consapevolezza che sul Morelli bisogna dispiegare unitamente le forze, perché dopo la sua trasformazione in presidio covid a inizio 2020, con tutte le conseguenze annesse (chiusura reparti, trasferimenti di unità, appalti esterni…), l’ospedale non è mai più tornato alla funzionalità di prima e rimane invischiato in una partita sul cui futuro restano molte ombre, a partire dal famigerato Piano del Politecnico (che fine avrà fatto??). Se a ciò non ha giovato il continuo avvicendarsi dei soggetti coinvolti e il clima non sempre disteso percepito dalla popolazione, è anche vero che dietro le quinte si è sempre lavorato, a tutti i livelli, per arrivare alla migliore soluzione possibile. Soluzione che, per il Movimento appena costituito, viene individuata nella fondazione di un’azienda autonoma ospedaliera, non diversamente da quel che era il Morelli una quindicina di anni fa.
«La nostra idea iniziale – prosegue Trabucchi – era una Fondazione pubblica di partecipazione, un’idea rimasta sulla carta perché non abbiamo trovato il necessario consenso e sostegno, soprattutto politico. Allora abbiamo ragionato su un’altra soluzione ovvero chiedere alla Regione l’istituzione di un'azienda ospedaliera in più, che dovrà essere autonoma e pubblica; cosa che si potrebbe realizzare in tempi piuttosto rapidi. Perché anche se la Regione ha rivisto la sua posizione sul Morelli (l’intento preciso era di smantellarlo), l’ospedale versa ancora in una situazione di stagnazione».
Ma c’è anche un altro motivo fondamentale che ha portato i 3 fondatori a questo tavolo ed è la volontà di rincuorare, incoraggiare e sollecitare la mobilitazione popolare, che sembra essersi assopita dopo la grande manifestazione di 13 mesi fa (qui): «oggi c’è scoramento perché il Morelli non è tornato come prima, non è adeguato né alle esigenze locali né alle presenze turistiche, non c’è più stato impulso da parte di Regione e Asst e si registrano disservizi e problemi gravi su tutto il territorio». A testimonianza di ciò, il sindacalista Marchica cita i dati di fuga dei pazienti valtellinesi verso strutture extraprovinciali: «dalle nostre indagini la popolazione di Morbegno e Chiavenna fa registrare un 60% di fuga e quella di Sondrio un 30%», denunciando parimenti le problematiche relative al personale, le modalità dei bandi di assunzione, i laboratori che funzionano a mezzo regime, il disinteresse verso le due mozioni regionali (qui e qui) sino all’ipotesi di un disegno intenzionale di declassamento dell’unità spinale bipolare, determinato proprio dalla mancanza di certi reparti (urologia e cardiologia).
Quello su cui tutti concordano è la necessità di tornare a collaborare ad ogni livello, ognuno per il proprio ambito di competenza, ma con risposte precise e indirizzi chiari da parte di tutti i soggetti coinvolti (ATS, Provincia, Sindaci, Regione…) e soprattutto abbandonando la visione “Sondriocentrica” che era stata cristallizzata nel Piano del Politecnico.
«Siamo aperti alle istituzioni locali e vogliamo sostenerle – conclude l'avvocato Trabucchi – ma ci devono dire da che parte vogliono stare e in quale direzione vogliono andare. Chiediamo risposte, chiediamo una maggiore autorevolezza, chiediamo di non essere rinunciatari, chiediamo un percorso di programmazione vero e vogliamo aprire un confronto anche con la Regione, per recuperare il rapporto sia con i vertici, sia con i gruppi consiliari. E più di ogni altra cosa vogliamo una sanità che venga al primo posto ancor prima delle Olimpiadi. Ovvero, una sanità a 5 cerchi».
Anna
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