Lago Bianco al Passo Gavia: dopo lo stop del cantiere viene concordato il ripristino dei danni inferti all’area protetta
Un luogo di straordinaria bellezza a 2620 m s.l.m., dove la natura sfida le alte quote con habitat rari, e per questo protetto dalle Direttive europee “Uccelli” (2009/147/CE) e “Habitat” (92/43/CEE), tutelato come Riserva Tresero Dosso del Vallon, nonché ricompreso nel territorio del Parco Nazionale dello Stelvio.
Nonostante questo stato di protezione, lo scorso anno è stato aperto un cantiere con l’obiettivo di sfruttare le acque del lago per alimentare il sistema di innevamento artificiale a servizio delle piste di Santa Caterina Valfurva. Il progetto prevedeva l’installazione di due condotte e la realizzazione di un’opera per il prelievo dell’acqua sulla sponda del lago. Le operazioni di infissione delle condotte avevano comportato lo scavo di un cratere per installare la macchina spingitubo che doveva collocare due tubazioni sotto il terreno fino al lago, per prelevarne le acque appunto. Lo scavo, inizialmente previsto di 1.7 km, è stato interrotto dal fermo cantiere solo grazie alle azioni di Associazioni e Comitato, ma ora sul terreno rimane una cicatrice ben visibile di 15-20 m di larghezza e 100 m di lunghezza, con un’estensione complessiva di 1500-2000mq.
La vigilanza dei cittadini e del Comitato Salviamo il Lago Bianco prima, e l’intervento dell’Osservatorio delle Associazioni (CAI, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, Pro Natura, Touring Club, WWF) successivamente, hanno condotto, attraverso una staffetta sinergica, a portare le Autorità competenti sul posto, per constare lo stato dei luoghi e valutare le misure di ripristino più idonee alla quota di 2620 m s.lm..
Il 26 luglio scorso, i rappresentanti delle parti si sono incontrati al Lago Bianco e hanno concordato che le misure di ripristino saranno condotte con modalità tali da contenere il disturbo della vegetazione che lentamente e con fatica, si sta riprendendo. Il tubo che emerge tristemente dal fondo del lago, come un tributo pagato all’industria dello sci, sarà rimosso mediante un taglio manuale, al fine di evitare l’accesso di macchinari in un’area tanto delicata. I pozzetti di calcestruzzo ancora sporgenti dal terreno saranno ricoperti, i solchi nel terreno ancora aperti saranno colmati.
“Un triste esempio di aggressione ingiustificata ad un sito estremamente delicato che non dovrà più ripetersi”, affermano cittadini e Associazioni dell’Osservatorio. “È incomprensibile come le istituzioni abbiano approvato a più livelli un simile progetto, incuranti della normativa relativa alle aree protette”.
La mancanza di un Piano del Parco e di un Regolamento approvati espongono maggiormente questi territori ad appetiti economici di varia natura. Le Associazioni dell’Osservatorio auspicano che Regione e Comuni assumano un atteggiamento virtuoso e vogliano giungere presto ad una proposta di Piano e Regolamento condivisi da sottoporre al Ministero dell’Ambiente.
“Il nostro appello alle Amministrazioni” – concludono CAI, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, Pro Natura, Touring Club, WWF - è di ripensare alla pianificazione del territorio nel rispetto della normativa ambientale e con responsabilità verso il nostro territorio, ma anche verso il nostro Pianeta e le generazioni future”.
Ufficio Stampa Legambiente Lombardia
Federico Del Prete
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