Maurizio Folini “innamorato” … del Nepal e delle popolazioni indigene!
Chiuro (Sondrio) – La ricerca di un'atmosfera perduta, uno sguardo verso le cime più alte del mondo e non solo; ognuno trova - in questo spettacolare e meraviglioso Paese dell’Asia meridionale - il suo motivo di interesse; dal semplice trekking alla scalata “estrema” degli 8848 metri dell'Everest (il Tetto del mondo intero); insomma, un viaggio in Nepal rappresenta la migliore opportunità al mondo per fare meravigliose escursioni. Proprio in questo contesto (per la sicurezza e l’incolumità di ogni singolo trekkers/alpinista) il soccorso alpino – in caso di necessità – arriva molto spesso dall’alto!
Il noto e – soprattutto – determinato e bravo pilota di elicottero valtellinese, Maurizio Folini, per il dodicesimo anno è “volato” (dal 2011) nuovamente … in Nepal! E, come recita il titolo di un noto film (1967) dal titolo “Mal d’Africa”, parafrasando lo stesso possiamo dire che Folini è veramente “ammalato/innamorato” del Nepal. Partito ai primi di aprile 2024, ha passato una settimana circa a Kathmandu per i permessi di lavoro e di volo, poi si è trasferito a Lukla dove è rimasto - ininterrottamente - per ben 6 settimane (giugno 2024); appena rientrato in Italia (nella sua Chiuro) siamo riusciti ad intercettarlo e, con lui, abbiamo fatto veramente una bella “chiacchierata”!
Due parole … sulla situazione alpinistica 2024.
“Quest anno c'erano un po’ meno trekker dell’anno scorso, ma tanta gente all’Everest; la Cina ha, infatti, aperto tardi i propri confini e perciò molti alpinisti sono venuti sul versante nepalese per scalare la montagna più alta del Pianeta. Ci sono molte agenzie che gestiscono gli aspiranti scalatori dell’Everest e del Lothse dalla parte nepalese; quasi tutte queste agenzie oramai sono in mano ai nepalesi. Anche il livello delle guide alpine (gli sherpa) che accompagnano i clienti è migliorato in questi ultimi anni”.
Palarci del tuo lavoro … nello specifico.
“Per quanto riguarda il mio lavoro ci sono alcune novità più che positive: i voli - al di sopra del campo base dell’Everest - sono permessi solo per i soccorsi e, in casi eccezionali, per trasporto materiale necessario alla messa in sicurezza della stessa montagna e/o per trasporto dei rifiuti a valle; inoltre, proprio quest'anno (2024), una spedizione militare dell’Esercito Nepalese ha avuto - come compito specifico - quello di portare a valle i cadaveri di alpinisti rimasti sulla montagna per parecchi anni (alcuni anche oltre 10 anni) restituendo, così, le spoglie ai famigliari … ripulendo la montagna”.
Raccontaci – in sintesi - le dinamiche di questi recuperi “speciali”, oltre ai vari soccorsi effettuati.
“I corpi (purtroppo di questi sfortunati alpinisti) sono strati recuperati a diverse quote: dagli 8500 metri e trasportati fino a circa 6900 metri per poi essere prelevati con l’elicottero e trasportati, prima al campo base e poi fino al Tichinh Hospital di Kathmandu per il riconoscimento tramite il DNA. Per quanto riguarda il mio lavoro di soccorso posso evidenziare quanto segue: in particolare, al campo base 2 dell’Everest, gli stessi soccorsi sono stati parecchi e molti dei quali legati – soprattutto - alla quota (vedi per sindrome A.M.S. - acute mountain sikness per gli anglosassoni) e/o per congelamenti. Ci sono stati anche due cadute in crepaccio, per fortuna non con esiti fatali; su circa 650 persone che hanno salito l’Everest – quest’anno (2024) ci sono stati 9 decessi di cui 4 dispersi”.
In questi ultimi anni, “voli” per un’importante azienda elicotteristica nepalese …
“Oramai da alcuni anni lavoro per la Kailash Helicopter Services che ha una flotta di tre elicotteri e ha in ordine - per ottobre 2024 - un quarto elicottero nuovo e di ultima generazione. La Kailash è praticamente l’unica azienda - in Nepal - a volare per il trasporto di passeggeri, per il trasporto di materiale al gancio baricentro, per il soccorso fino a 7000 metri e, inoltre, per voli di soccorso specializzato con trasporto del soccorritore e dell’infortunato al gancio baricentro H.E.C. (ovvero human external cargo). Da parecchi anni Kailash investe in training (formazione e aggiornamento) per tutto l’equipaggio … acquistando materiale certificato, necessario per queste tipologie di interventi (da sottolineare che molti di questi prodotti sono importati – proprio – dall’Italia). Anche in Nepal si sta sperimentando l’utilizzo di droni capaci di volare fino a circa 7000 metri e capaci di sollevare fino a 80 kg”.
Ultimo appunto: soccorsi “condivisi”, ovvero collaborazione tra pilota e soccorritori (personale medico e paramedico) …
“Io - personalmente - ho fatto parecchi e impegnativi soccorsi in altissima quota, ma anche interventi di recupero sui sentieri di trekkers feriti anche in modo grave. Collaboriamo con l’ospedale di Lukla e con i loro bravi e preparati medici/paramedici, portando tutti i nostri pazienti al loro ospedale per essere stabilizzati prima dell’eventuale trasporto all’ospedale di Kathmandu. Durante i mesi di aprile e maggio 2024, a Lukla, ci sono dei paramedici delle assicurazioni (Global Rescue) che fanno da filtro tra i pazienti, l’ospedale e le stesse agenzie, evitando così gli eventuali soccorsi fasulli (vedi le famose fake rescue)”.
“Un’ultima nota, che si discosta dal mero soccorso, ma ritengo che vada sottolineata: anche sull’Himalaya ci sono chiari segnali di un cambiamento climatico in atto; infatti, oltre ad un repentino cambiamento dello stesso ghiacciaio, specialmente per la distanza di accesso alla famosa Ice - Fall, quest'anno il tempo è stato determinato da molte giornate di brutto tempo e da temperature molto alte rispetto agli anni passati. L’Everest, infatti, come del resto tutta la valle del Khumbu, sono molto attrattiva (turisticamente parlando), e sono paragonabili a molte località delle nostre Alpi … con i lati positivi come anche quelli negativi che il turismo stesso porta. La cosa positiva – a mio avviso (e da sottolineare) – è che nella valle del Khumbu si stanno facendo dei passi in avanti per la tutela dell'ambiente per quanto riguarda la gestione dei rifiuti e per la gestione dello stesso flusso turistico, concentrato solo su pochi mesi all’anno, rispetto alle nostre vallate alpine dove il turismo è spalmato su molti più mesi”.
Silvio M.
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