IN DIALOGO CON MATTEO

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IN DIALOGO CON MATTEO

Mar, 17/10/2023 - 14:52
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La lettera di Giacomo e Paola Baumgarten e la poesia di Giuseppe Rainolter nell'anniversario della scomparsa del giovane

L'uomo è sempre portato per natura a indagare l'origine e la causa di ogni cosa, anche di ciò che sembra imperscrutabile e imponderabile. Ognuno di noi trova dentro di sè la sua chiave per affrontare le prove della vita, ma anche laddove una risposta non sia possibile, anche laddove ogni spiegazione logica sembri sfuggire... "una via d'uscita c'è. Quella chiave si chiama speranza, affidamento, costruzione di un senso di appartenenza ad una comunità".

La lettera di Giacomo e Paola Baumgarten al figlio Matteo ci ricorda che uscire dalla gabbia del dolore è possibile, anche se è la fatica più tremenda che esista.

In calce alla lettera, proponiamo la composizione poetica che Giuseppe Rainolter (Pinulo) ha dedicato in memoria del giovane Matteo e con la quale si è classificato 3° al recente Premio internazionale di letteratura "Giovanni Bertacchi" (categoria "lingue locali").


Caro Matteo,

come sempre, dopo tanti anni, sentiamo la necessità di una pausa, che ci permetta di recuperare una delle tante riflessioni che, nel corso degli anni, hanno scandito la nostra corrispondenza spirituale.

Così ci tornano in mente due momenti, due esperienze che abbiamo vissuto recentemente e che ci hanno  fatto riflettere, perché riprendono un nostro dialogo, interpretato con tanta sofferta partecipazione da parte di entrambi.

Alcune domeniche fa ci siamo ritrovati in chiesa per la Messa domenicale, quando accanto a noi prende posto una mamma con il figlio ventenne sistemato su una carrozzina per disabili. Un ragazzo  straordinariamente naturale, dallo sguardo intenso che lascia intravvedere una nobiltà fiera ed un desiderio invincibile di comunicare la pulizia del suo animo. Purtroppo il suoi fisico è irrimediabilmente segnato da una malattia incurabile che lo accompagnerà per sempre. Perchè? Cosa ha fatto di male?

Poche settimane fa un un imprenditore  affermato, stimato, lavoratore instancabile e padre di famiglia, innamorato della vita, per una caduta accidentale con la bicicletta, perde la vita, senza una spiegazione. Perchè?

Non è semplice rispondere, soprattutto per il fatto che la ricerca del “Perchè” del dolore, della malattia e della morte, va compiuta con la ragione umana e, all’interno di ogni singola sofferenza provata dall’uomo, appare inevitabile l’interrogativo “Perché?”.

È un interrogativo circa la causa, la ragione e lo scopo che accompagna l’umana sofferenza che sembra addirittura determinarne il contenuto. Una prima risposta può risultare insufficiente in quanto l’uomo pone la domanda a se stesso o ad altri uomini e non ottiene risposte esaurienti, risposte che il nostro cuore, assetato di verità, si aspetta.

Di fronte a questa domanda, che spesso insieme ci siamo posta, tu ci rispondevi che la vita a volte è tremenda, che non tutto è arginabile o si può prevenire. Quando ci si trova di fronte a qualcosa di terribile, che non si può evitare, ci troviamo esposti di fronte ad un abisso che ci strazia e provoca un dolore enorme.

Un abisso che ci spinge a farci domande, che spesso rimangono senza risposte. Si entra in quella zona sospesa del nostro esistere, dove tutti i grandi temi del vivere, tutti i dubbi, tutta la percezione della nostra impotenza e del nostro sentirci in balia degli eventi, ci intrappolano in una gabbia interiore che sembra non avere vie d’uscita. E, aggiungevi, con l’entusiasmo e la fiducia dei tuoi vent’anni, che tocca ad ognuno di noi trovare la chiave di quella gabbia e sentire che una via d’uscita c’è.

Quella chiave si chiama speranza, affidamento, costruzione di un senso di appartenenza ad una comunità. Possibilità di non sentirsi soli e disperati di fronte a ciò che non è stato possibile evitare e che purtroppo è accaduto. Dirlo con le parole può anche sembrare semplice. Viverlo è la fatica più tremenda che esista. Eppure è possibile.

Speriamo che queste poche righe possano essere utili per tutti coloro che oggi vivono un dolore, che ai più può sembrare incomprensibile e che, invece a loro schianta il cuore. Perchè l’ansia e l’angoscia non diventino l’unico motore che alimenta la nostra vita. 

Il dolore, la malattia e la morte hanno senso sempre e solo in relazione al significato della vita. E la vita è comunque e sempre un bene, un valore, un dono grande; un dono di un Dio che, attraverso il dolore, la malattia e la morte ci rende partecipi della sua vita.

Di questo eri fortemente convinto e in questo abbiamo sempre cercato di credere, anche se non sempre ci siamo riusciti. Ma lo sforzo in tal senso, da parte nostra, è stato sempre costante.          

Ti vogliamo  sempre tanto bene  

 

La Mamma e il Papà

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