70 ANNI FA NASCEVA IL MITO DELLO STELVIO NEL CICLISMO
Nel giugno 1953 di 70 anni fa, lo Stelvio entrò nel mito e nella storia del ciclismo.
Oggi il passo è celebrato ovunque e frotte di sportivi e di turisti lo mettono in calendario almeno una volta per poter dire “Io ci sono stato”. Ma nel 1953 il passo dello Stelvio era solo uno dei tanti gioghi sparsi sulle Alpi, la cui incredibile storia ingegneristica era nota a pochissimi e il cui “appeal” era ancora tutto da scoprire. Fu Vincenzo Torriani, il patron del Giro, a voler inserire fra le tappe del 1953 quel passo così ardito da sembrare impraticabile per la carovana rosa, e fu ancora il “Campionissimo” Fausto Coppi a renderlo immortale con un’epica rimonta che gli consegnò la tappa, la maglia rosa e la vittoria del suo quinto giro, strappandolo dalle spalle del rivale svizzero Hugo Koblet che, a due tappe dalla fine della manifestazione, era ormai universalmente considerato il vincitore ufficiale e – pettegolezzi dell’epoca – pare avesse già festeggiato in anticipo il suo trionfo.
Le cronache e i resoconti del tempo ci restituiscono un quadro esaltante di quell’impresa, un’atmosfera incredibile al limite del delirio collettivo per quell’uomo “solo al comando” che lungo i 47 chilometri dall’attacco allo Stelvio sino alla discesa di Bormio lasciò scolpito il suo nome come – suo degno epigono – fece Pantani con il Mortirolo. Quel 1° giugno 1953 anche per il Bormiese segnò uno spartiacque nella storia del turismo sportivo: “il paese aveva mutato volto, in ogni angolo era un alito nuovo di vita, l’afflusso straniero dimostrava l’entusiasmo di uno stragrande numero di persone, la via Nazionale imbandierata e affollata da cortei interminabili illuminati dal sole (…). Da ogni cuore esce una frase di speranza: rivivere il prossimo anno, le ore di questi giorni, nell’atmosfera tranquillo di questo angolo delle nostre Alpi”.
Nel 1965, cinque anni dopo la morte del Campionissimo, la Direzione del Giro d’Italia istituì la Cima Coppi, ovvero l’altezza più alta raggiunta dai corridori a ogni edizione e quindi di volta in volta itinerante a seconda del percorso. Allo Stelvio, una delle sedi privilegiate della Cima Coppi con i suoi 2758 metri, in quell’estate del 1965 venne inaugurato un bassorilievo di pietra ollare dedicato a Fausto Coppi, opera dello scultore Maffeo Ferrari di Pontedilegno. Dall’unione di queste due leggende, Fausto Coppi e lo Stelvio, è nato il mito del ciclismo moderno.
Anna
Foto: Petrelli, Valentino (1922-2001), conservata al Museo di Fotografia Contemporanea, fondo Lanfranco Colombo, di Cinisello Balsamo (MI), reperibile sul sito Lombardia Beni Culturali
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