"L'INFINITO CHE TI SOFFIA DENTRO"

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"L'INFINITO CHE TI SOFFIA DENTRO"

Mar, 18/10/2022 - 11:42
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Il sogno di un figlio, il dolore di due genitori, le strade della vita: la lettera di Giacomo Baumgarten al figlio Matteo

Se ciascuno di noi recuperasse anche solo un pochino la voglia e soprattutto il tempo di sognare in grande, forse il mondo sarebbe un posto più umano e civile di quello cinico che tante volte ci appare. Cullare un grande sogno non è un'azione oziosa, è lo stimolo a intraprendere un percorso che a quel sogno ti vuole portare e che ti apre le finestre del mondo, anche se a volte non si conclude come si vorrebbe.
E per quanto dolore porti e per quanto male possa arrecare un sogno spezzato, resterà sempre quell'afflato positivo da cui provare a ripartire, quell'infinito che ti soffia dentro.

Di seguito, la lettera che Giacomo Baumgarten ha scritto al figlio Matteo nel mesto anniversario della sua scomparsa, avvenuta nel 1996.

Anna

 


Caro Matteo,

durante il tratto di strada che abbiamo avuto il privilegio di percorrere insieme, a più riprese abbiamo potuto e voluto affrontare ed approfondire molti argomenti. Considerazioni che quasi sempre trovavano spazio e modo per arricchire il nostro vissuto. I sogni, ad esempio. Quante volte abbiamo concentrato le nostre riflessioni sui sogni, sull’importanza che essi assumono nella vita delle persone, soprattutto dei giovani, per fare in modo che le scelte di fronte alle quali prima o poi la vita ti costringe a fare, possano essere ricche di valori e di significati. E non posso fare a meno di pensare, una volta di più, ai sogni che, con tanta semplicità, mi confidavi, che mi facevano partecipe e mi coinvolgevano, sempre con rispetto e tanta tenerezza.

Certo i sogni sono importanti, allargano le nostre conoscenze e il nostro orizzonte, coltivano la speranza in ogni azione quotidiana. Dice Papa Francesco: “I sogni ti svegliano, sono le stelle più luminose, quelle che indicano un cammino diverso per l’umanità. Ecco, i giovani hanno nel cuore queste stelle brillanti che sono i loro sogni, la loro responsabilità, il loro tesoro”.

Anche il tuo cuore ha sempre custodito ed alimentato questo tipo di stelle, con convinzione e la certezza che prima o poi questi desideri si sarebbero realizzati. E non si trattava mai di sogni piccoli, i cosiddetti sogni della tranquillità, ma di sogni grandi. La Bibbia dice che i sogni grandi sono quelli capaci di essere fecondi, capaci di seminare gioia e pace.

Per questo mi dicevi sempre che i sogni grandi, per restare tali, hanno bisogno di una sorgente inesauribile di speranza, di un infinito che ti soffia dentro e che ti dilata.  Queste tue certezze, in un certo senso, mi facevano quasi paura, perché i sogni dei giovani spesso fanno paura a noi adulti in quanto mettono in crisi le nostre scelte di vita. Era tutto bello, tanto bello che sembrava un sogno che non dovesse finire mai.

Invece quel sogno è finito, spezzato un pomeriggio di ottobre su una strada del Vermont, negli Stati Uniti.  In tutti questi anni io e la mamma abbiamo continuato a chiederci: perché? Ma per quanto abbiamo cercato di dare una risposta a tutto questo, ancora un perché non siamo riusciti a trovarlo. Perchè così, dalla sera alla mattina, abbiamo ricevuto un pugno nello stomaco ed è cambiata la nostra vita. Raccogliamo ogni giorno pezzetti della nostra vita passata, cerchiamo continuamente di ricostruire qualcosa di positivo, perché sappiamo che tu vorresti questo. Il dolore più grande di non essere ancora insieme è quello che ci pesa di più.

Ci manca la tua complicità ed il nostro essere un gruppo affiatato. Ci siamo impegnati tanto per la nostra serenità ed il nostro equilibrio, dati i caratteri diversi, ma c’eravamo riusciti e ci volevamo molto bene, anche se a modo nostro, ed eravamo completi.

Quel maledetto 18 ottobre abbiamo perso la metà del nostro cuore. Si dice che di fronte a certi accadimenti così tragici non c’è soluzione se non quella di imparare a convivere e cercare di ricordare senza soffrire. È quello che in tutti questi anni io e la mamma abbiamo cercato di fare, con tanta fatica e sofferenza.

Ma questa è tutta un’altra storia

 

Ti vogliamo sempre tanto bene.

                                                                                    la mamma e il papà  

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