"La cultura rinasce (e passa in Valtellina)"
Doppio appuntamento ieri con il professor Giorgio Vittadini, docente di statistica presso l’Università Bicocca di Milano e Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, ospite del progetto “La cultura rinasce (e passa in Valtellina)", iniziativa promossa dalla Cooperativa Nicolò Rusca Onlus - Istituto Pio XII in collaborazione con l’UST di Sondrio, Istituto Paesi “Orobici” e Istituto “Alberti” di Bormio, grazie al contributo di Fondazione Cariplo. Nel pomeriggio l’esperto ha presentato ad un pubblico di insegnanti riuniti presso l’Ufficio Scolastico di via Donegani il suo volume “Viaggio nelle character skills. Persone, relazioni, valori” mentre la sera, presso il Cinema Excelsior, ha incontrato la cittadinanza per un convegno incentrato sul tema “Quale speranza oggi? Dal Covid, alla guerra al PNRR: prospettive e fattori per costruire una nuova socialità”.
Il futuro dell'educazione e della scuola sono stati gli argomenti al centro dell’incontro con i docenti partendo dal presupposto che l'apprendimento rappresenti un processo che coinvolge capacità non solo cognitive ma che implica anche qualità trasversali, disposizioni della personalità dette “character skills”, quali l'apertura mentale, la capacità di collaborare, la sicurezza. Vittadini, introdotto dal Dirigente Ust Fabio Molinari presente all’incontro insieme al Rettore delle Scuole Pio XII Francesca Cannizzaro, ha esordito soffermandosi sul tema dell’abbandono scolastico. «Con l’avvento del Covid il fenomeno dell’abbandono scolastico si è accentuato e l’Italia è uno dei Paesi Europei con i più alti tassi di dispersione scolastica che arriva al 13,1%. Le cause sono legate sia al contesto che a motivazioni individuali ma ciò che può scongiurare tale fenomeno è sicuramente la capacità dei docenti di stimolare l’interesse dei ragazzi».
Ma a cosa ci riferiamo esattamente parlando di character skills? «Le character skills, dette anche non cognitive skill o soft skills sono tratti di personalità, condizionano l’apprendimento e le abilità lavorative e possono cambiare in maniera significativa nel corso dell’esistenza di un individuo – ha spiegato l’esperto riprendendo la definizione di Heckman –. Proprio Heckman condusse diversi studi dimostrando come per favorire la conoscenza e ridurre l’abbandono scolastico le competenze non cognitive legate al carattere rappresentassero l’elemento predominante. Aspetti come l’ottimismo, la speranza, la resilienza e la capacità di reagire alle difficoltà sono indispensabili sia sul piano scolastico che lavorativo». E, secondo l’autore, tali aspetti non possono essere relegati solo alla “condotta”. «La scuola non può prescindere dalla persona nella sua totalità – ha specificato –. L’idea vincente è quella di trasformare l’insegnamento in qualcosa che interessi davvero ai ragazzi, mettere al centro il rapporto educativo. Il punto che fa la qualità di una scuola è infatti la capacità dei docenti di entrare in risonanza con i suoi studenti».
Non sono mancati importati suggerimenti per gli insegnanti. «La scuola può facilitare o ostacolare il contatto sensato con la realtà, l’accadere di un interesse intrinseco, la pertinenza, supportare fatiche e fallimenti, coinvolgere in successi e conquiste, far riflettere insieme sul percorso di ciascuno, costruire un “luogo”, un ambiente scolastico unitariamente teso alle NCS». Il lavoro condotto da Vittadini sulle character skill sottolinea dunque il bisogno che la singola persona, nella sua specificità, torni al centro dell’attuale modello di sviluppo sociale-economico «e contro l’idea di “scuola come luogo di normalizzazione, adattamento e conformità”, contro il pensiero unico e l’ortodossia; uno studente valorizzato in tutte le sue soggettive caratteristiche non può che accrescere capacità critica, personalizzazione, creatività».
“Quale speranza oggi? Dal Covid, alla guerra al PNRR: prospettive e fattori per costruire una nuova socialità” è stato invece il tema al centro della serata presso il Cinema Excelsior coordinata dal Presidente della Cooperativa Nicolò Rusca Onlus - Scuole Pio XII, Avvocato Danilo Sava. Un incontro, come ben sottolineato da Sava, «che non ha la pretesa di offrire ricette quanto piuttosto di capire quale possa essere il ruolo della società davanti alle sfide epocali di questi anni».
«La pandemia ci ha mostrato come anche la malattia sia una questione sociale e come la socialità rappresenti un aspetto fondamentale nel curarsi – ha spiegato Vittadini –. Da soli si perde e la disintermediazione di questi anni ha rappresentato un fallimento anche sotto il profilo politico ed ora è il momento di mettersi insieme, ridare valore ai “corpi intermedi” per poter uscire dalla crisi e ricominciare dallo sviluppo».
Visione ideale, centralità dell’individuo e solidarietà sono le parole chiave di una possibile ripresa. «Negli ultimi 10 anni c’è stato un taglio orizzontale della spesa sanitaria e sono sparite le grandi concezioni che permettono di avere una visione unitaria della sanità. Al dibattito sulla sanità si aggiunge la difficoltà degli organismi politici di coordinarsi, la perdita di una visione politica e il fatto che il Covid sia arrivato all’interno di un sistema fondato sul rarefarsi degli ideali individuali. Tale “crollo ideale” tuttavia non è una condizione solo italiana. A livello internazionale viene meno l’idea che c’è bisogno di una condizione ideale per poter ragionare fra popoli. Anche il liberismo e il mercato senza regole hanno contribuito alla perdita di una visione ideale. Persino la ripresa di un nazionalismo russo nasce dalla completa mancanza di una visione ideale fatta anche di compromesso. Paradossalmente, sia dietro al Covid che alla guerra, si cela una matrice comune: la mancanza di un ideale che cerchi di favorire il prevalere di un bene comune».
Vittadini ha poi lanciato un importante messaggio di speranza: «Durante il Covid il popolo italiano ha mostrato una maturità che non si pensava di avere; ha reagito riscoprendo anche l’importanza dei “corpi intermedi”, delle associazioni di volontariato e di tante altre realtà. E ancora l’avere a che fare con una malattia infettiva ha cambiato il rapporto con la salute che non è più una cosa individuale ma una questione collettiva poiché “dal tuo comportamento dipende anche la mia salute”. Lo stesso vale per la grande solidarietà dimostrata nei confronti di chi fugge dalla guerra». Indispensabile poi il ruolo della Santa Sede e della diplomazia vaticana che Vittadini ha ricordato essere non solo un “corpo intermedio” fondamentale ma un autentico strumento di risoluzione delle crisi e delle guerre, in passato come oggi. «Il vero motivo di speranza è che ciascuno di noi, nella propria vita quotidiana, può fare esperienza di una grande solidarietà. Ognuno di noi dovrebbe fare nel proprio individuale esperienza di una “visione” che può partire dal singolo ma estendersi anche a livello nazionale o addirittura internazionale e farlo per il bene collettivo», ha concluso.
Il prossimo appuntamento con la rassegna culturale è per sabato 7 maggio presso la Sala Ligari di Sondrio dove, dalle ore 17.00, verrà inaugurata la mostra dal titolo “Non muoio neanche se mi ammazzano. L’avventura umana di Guareschi” in compagnia del curatore Paolo Gulisano. L’esposizione sarà visitabile fino al 21 maggio ed è possibile prenotare visite guidate per scolaresche e gruppi. Lunedì 9 maggio si torna a parlare di Guareschi presso la Sala Don Vittorio Chiari a Sondrio dove, alle ore 20.45, andrà in scena lo spettacolo “L’umorismo è una cosa seria” con Matteo Bonanni (voce) e Gino Zampelli (fisarmonica). Lo spettacolo sarà a ingresso libero.
Ufficio Stampa UST
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