"La cultura rinasce (e passa in Valtellina)"
Nuovo appuntamento nell’ambito della rassegna "La cultura rinasce (e passa in Valtellina)", l’iniziativa pro
«Circa una quarantina di anni fa feci parte di un gruppo di ricerca organizzato dall’Università di Stanford sul rapporto tra giustizia-economia, giustizia e società e da allora sono nati i miei interessi nel ruolo svolto dai giudici – ha spiegato il professor Cassese –. Da allora, in tutto il mondo, abbiamo assistito ad un processo di “giudiziarizzazione” della politica nel senso che, da una funzione limitata, i giudici hanno assunto un ruolo sempre più importante in tutte le società. La domanda da porsi è: quali sono le peculiarità della situazione italiana rispetto a questa tendenza generale? Nel sistema italiano abbiamo una “forte carenza” ed una “esondazione”. Due aspetti fra loro in contraddizione. “Forte carenza” perché nel nostro sistema giudiziario oggi abbiamo 6 milioni di cause pendenti: una decisione in campo civile impiega mediamente poco più di 7 anni e nel settore penale poco più di 3. A ciò si aggiunge che, per ogni anno, vi sono almeno mille detenzioni cautelari ordinate dall’ordine giudiziario che sono illegittime. Tutto ciò testimonia inevitabili segnali di malfunzionamento della giustizia a cui corrisponde, negli ultimi 10 anni, il declino della fiducia dei cittadini nei confronti della giustizia. Con il termine “esondazione”, invece, possiamo intendere un duplice ordine di fenomeni: anzitutto i condizionamenti che derivano dall’ordinamento giudiziario per gli investimenti più importanti privati o pubblici e ancora l’aspetto costituito dalle iniziative delle Procure le quali, in molti casi, mediante la spettacolarizzazione delle procedure destinate all’accusa, seguono una procedura che gli americani chiamano “naming and shaming” cioè fare il nome di qualcuno per svergognarlo in pubblico, condannando le persone agli occhi della collettività, molte delle quali poi vengono assolte durante i processi». Secondo Cassese dunque, in Italia, così come in altri Paesi, assistiamo ad un ruolo crescente dei giudici e tale ruolo presenta due caratteristiche che, seppur contraddittorie, coesistono: «un’insufficiente offerta di giustizia di fronte una forte domanda di giustizia e dall’altro, in forte contrasto con ciò, un ampliamento della funzione dei magistrati, sia nella funzione giudicante che in quella di accusa».
L’autore, sollecitato dalle domande di Bergamini, non ha poi mancato di soffermarsi sul ruolo del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM). «Nella Costituzione l’indipendenza e autonomia dell’ordine giudiziario è concepita come una sorta di “scudo” fondamentalmente affidato al Consiglio Superiore della Magistratura che ha il compito di regolare, dall’inizio fino alla fine, la carriera dei magistrati. Ciò è minutamente regolato dalla Costituzione perché si vuole evitare che, attraverso il “governo delle carriere” il potere esecutivo possa influire sulle decisioni che il potere giudiziario deve prendere. Alla base vi è infatti la separazione dei tre poteri: normativo, esecutivo e giudiziario. È stato così costituito un organo, il CSM che, per una serie di motivi storici, nel tempo ha conquistato un potere che non è previsto dalla Costituzione e che viene definito con il termine “autogoverno”, espressione che significa qualcosa di più di autonomia e indipendenza».
È possibile riguardare la diretta al seguente indirizzo https://www.youtube.
La rassegna culturale prosegue mercoledì 4 maggio in compagnia di Giorgio Vittadini, docente di statistica presso la Bicocca di Milano e presidente della Fondazione per la Sussidiarietà che incontrerà gli insegnanti alle ore 17.00 per affrontare il tema “Viaggio nelle Character Skills”, una “lezione” sulle Non Cognitive Skills NCS e presentazione del volume. A seguire, alle ore 20.45 presso il Cinema Excelsior di Sondrio, incontro aperto al pubblico dal titolo “Quale speranza oggi? Dal Covid, alla guerra al PNRR: prospettive e fattori per costruire una nuova socialità”.
Ufficio Stampa UST
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