BORMIADI: NON CI FOSSERO, DOVREMMO INVENTARLE

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BORMIADI: NON CI FOSSERO, DOVREMMO INVENTARLE

Gio, 06/10/2011 - 17:13
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In pieno svolgimento la 26^ edizione con 512 concorrenti

BORMIO – Una cosa è certa: nemmeno quei quattro amici che, inventandole, hanno voluto andare al di là del tavolino del bar, avrebbero scommesso cento lire sul successo delle Bormiadi. Un successo che non è solo sportivo… Per questo ci piace parlare di “oktoberfest sportiva” dell’Alta Valtellina. Per questo riteniamo che le Bormiadi siano diventate un fenomeno di costume. Ed a 26 anni suonati, l’evento pare essere appena nato…

A dimostrarne la freschezza sono due cose su tutte: da un lato la capacità di proporre, anno dopo anno, sempre nuove sfide che progressivamente sono riuscite a stemperare la competizione più accesa; dall’altro la quantità di giovanissimi che bussa ogni anno alla porta delle Bormiadi. Magari con il rovescio della medaglia, evidenziato da chi, in qualche misura, deve fare i conti con le Bormiadi: un mese e più (stavolta sono 40 giorni, mille x mille compresa) di giornate e serate per correre, giocare, sfidarsi nelle discipline più diverse…. ma sempre allungate dal rito del “dopo Bormiadi”.
Lo possiamo proprio definire come il rito primordiale di questa manifestazione: “ci sfidiamo nel salto ad ostacoli sul lungo Frodolfo e poi ci ritroviamo al bar… e facciamo un’altra sfida”. Un rito ben incastrato nel dna delle Bormiadi: è innegabile e sarebbe ipocrita non riconoscerlo. Anche se negli ultimi anni, forse, questo momento è diventato persino più importante della gara stessa e mantenuto stabile ogni giorno (anche ogni notte!) anche quando non ci sono gli impegni sportivi.
Va detto, e chi ha desidera la controprova deve assistere alle serate delle Bormiadi, che gli organizzatori hanno cercato di limitare la tentazione ad andare sempre e tutte le sere oltre le gare riducendo tempi ed orari (qualcuno si ricorda le nottate del tiro alla fune all’Oratorio) oltre che allargando l’orizzonte bormino della manifestazione ed andando a sfruttare tutti i campi e tutte le strutture. Attribuire alle Bormiadi il merito o la colpa delle lunghe notti dei ragazzi non sarebbe giusto e nemmeno corretto, anche se c’è chi lo pensa e lo manifesta.
Va pure detto che, senza Bormiadi, il mese di ottobre sarebbe uno dei più morti di tutto l’anno. Ed invece, anche – o forse soprattutto – grazie al popolo delle Bormiadi sempre in cammino, sono sempre di più i locali che si popolano proprio nel dopo evento. E questo, in particolare, grazie a quell’altro rito speciale della nostra oktoberfest che si chiama “gemellaggio”. Senza contare l’indotto economico generato dai 500 (più sostenitori) che quasi tutti gli anni si rifanno divisa e corredo, per la soddisfazione anche di questo mercato.
C’è un’altra cosa che ci piace sottolineare: non è rara la partecipazione di famiglie quasi intere alla manifestazione. Fossero di più, i genitori, non necessariamente in gara, potrebbero meglio capire anche le sfumature ed i dettagli. E magari – come fa qualcuno – portarsi a casa i figli dopo le gare…
Una cosa è certa: guardare alle Bormiadi solo come una serie di sfide sportive, di confronti che registrano la più alta concentrazione di azzurri di ogni disciplina (altro elemento di vanto), è riduttivo. Anche per l’introduzione, sempre controversa e discussa, ma alla fine condivisa, di sfide che hanno poco a che fare con le capacità atletiche di velocità o resistenza. Ma anche perchè – per fortuna – più che mai alle Bormiadi resiste il motto “l’importante è partecipare”.
Non possiamo, però, nascondere l’importanza dell’agone e del confronto! Competere, rivaleggiare, cercare di superarsi nel rispetto delle regole e degli avversari è scuola di vita. Non deve essere la ragione ultima, men che meno alle Bormiadi, ma se non ci fosse un po’ di sana rivalità e competizione a caccia dell’aquila, forse non ci sarebbe motivo per occupare 40 giorni a darsi battaglia in 20 specialità diverse… Ed in questo confronto sportivo reggono i veterani avvezzi ed allenati; ma si stanno facendo strada, in silenzio, le nuove squadre che preparano il ricambio. Un evento che si rigenera e non conta più gli anni che passano…
Insomma questa cosa che hanno chiamato Bormiadi, che vanta decine (non riusciti) tentativi di imitazione, se non ci fosse bisognerebbe davvero inventarla.

tramando