Nuove frontiere “epigenetiche” per le malattie neurodegenerative e l’oncologia: intervista al dottor. Alfredo Orsingher tra le montagne di Bormio!

Bormio (SO) – L’aria frizzante dell’estate valtellinese, tra prati in fiore e vette innevate che toccano il cielo, sembra il luogo ideale per un momento di relax, ma anche di riflessione scientifica. Qui, nella sua terra d’origine (Bormio – Alta Valtellina – Sondrio), incontriamo il dottor Alfredo Orsingher, medico farmacologo e bioeticista, oggi punto di riferimento nella ricerca su sostanze naturali per il supporto complementare alle terapie convenzionali, in particolare in ambito oncologico e neurodegenerativo.
Dottor Orsingher, siamo a Bormio, la sua terra di origine; quanto conta per lei tornare qui e allo stesso tempo parlare di ricerca e futuro della medicina?
“Conta tantissimo. Tornare a casa, respirare quest’aria, mi ricorda le radici e l’importanza di uno stile di vita sano. Anche questo, in fondo, è epigenetica: l’ambiente influenza profondamente il nostro stato di salute e persino l’espressione dei nostri geni. È uno dei pilastri su cui si basa la mia ricerca: capire come fattori esterni – naturali e sicuri – possano modulare i processi biologici senza alterare il DNA; questa è epigenetica”.
Entriamo nel cuore del suo lavoro: cosa l’ha portata a studiare l’estratto embrionale di uova di Zebrafish (ZBF) e i terpenoidi?
“Ho sempre creduto che la Natura ci offra strumenti preziosi, se sappiamo interpretarli. Come esempio posso citare il prezioso latte di asina, ormai presente nel mio DNA … da oltre 16 anni, e che ha aperto la strada alle mie ricerche in campo immunitario. Ma oggi parliamo di un’altra frontiera: l’estratto embrionale di Zebrafish (ZBF), derivato dalle uova di un piccolo pesce d’acqua dolce con capacità rigenerative straordinarie. Durante la fase embrionale, le sue cellule producono fattori di crescita e segnali biologici, in grado di modulare processi riparativi cellulari. L’estratto embrionale di Zebrafish ZBF che utilizziamo non compromette la vita del futuro pesciolino, ma concentra quelle molecole utili per favorire l’equilibrio cellulare umano, con un potenziale supporto alle funzioni nervose e immunitarie”.
Quali benefici specifici può offrire lo ZBF?
“Lo ZBF non agisce in modo diretto sul DNA, ma fornisce segnali epigenetici che aiutano le cellule a ricordare il loro stato fisiologico corretto. Questo significa modulare la rigenerazione, ridurre la degenerazione cellulare e promuovere l’omeostasi. In ambito neurologico, come l’autismo, la SLA, il Parkinson - ad esempio - può sostenere i motoneuroni e proteggere le cellule cerebrali, riducendo (così) i danni dovuti a stress ossidativo e infiammazione. In oncologia, invece, il suo ruolo è di supporto: contribuisce a riequilibrare i processi metabolici alterati, rafforzare la resilienza cellulare e migliorare la risposta immunitaria; non è una terapia sostitutiva, ma un coadiuvante sicuro e ben tollerato”.
Parliamo di oncologia: quale potrebbe essere il ruolo di queste sostanze come supporto complementare ai trattamenti tradizionali?
“Nelle patologie oncologiche, la sfida non è solo combattere il tumore, ma ridurre i danni collaterali delle terapie e sostenere l’organismo. Lo ZBF e i terpenoidi possono agire su diversi fronti: ridurre l’infiammazione cronica, contrastare lo stress ossidativo e favorire la riparazione dei tessuti danneggiati. In alcuni protocolli sperimentali, lo ZBF ha mostrato effetti interessanti sul mantenimento della massa muscolare e sul miglioramento della qualità della vita dei pazienti sottoposti a chemioterapia e/o radioterapia. Parliamo di un supporto integrativo che potrebbe migliorare la tollerabilità delle cure e sostenere le difese dell’organismo”.
Può spiegare meglio cosa sono i terpenoidi e perché li considera importanti?
“I terpenoidi sono composti naturali presenti in molte piante officinali, tra cui anche derivati non psicoattivi della canapa, ma anche molecole estratte da oli essenziali. Da oltre otto anni li studiamo per il loro potere antinfiammatorio, antiossidante e neuroprotettivo. Agiscono come modulatori di diversi recettori cellulari e sistemi di segnalazione, riducendo il danno ossidativo e interrompendo la cascata infiammatoria. Questo li rende particolarmente utili nelle malattie neurodegenerative, dove l’infiammazione cronica è un fattore chiave, ma anche nei processi tumorali, dove lo stress ossidativo gioca un ruolo nel danneggiamento del DNA e nella progressione della malattia”.
Quindi, l’idea è combinare ZBF e terpenoidi in un’unica strategia?
“Esatto. L’approccio integrato ha mostrato risultati interessanti: protezione dei motoneuroni, rallentamento delle mutazioni cellulari patologiche, modulazione dei processi riparativi e miglioramento della qualità della vita. Non stiamo parlando di miracoli, ma di strumenti complementari, sicuri e ben tollerati, che possono essere affiancati ai protocolli terapeutici. In alcuni soggetti, già dopo 14 - 18 settimane di utilizzo controllato, è stato osservato un miglioramento della mobilità, una maggiore energia e un generale benessere, senza effetti collaterali significativi”.
Qual è, secondo lei, il futuro della medicina in questo campo?
“Personalizzazione e integrazione. Non possiamo più limitarci a trattare i sintomi, dobbiamo puntare sulla protezione e sulla rigenerazione, sfruttando ogni risorsa validata scientificamente. La medicina convenzionale è insostituibile, ma può essere affiancata da strategie epigenetiche che modulano la risposta dell’organismo. ZBF e terpenoidi rappresentano una frontiera promettente, e il nostro obiettivo è integrare queste evidenze nei percorsi clinici ufficiali, per offrire ai pazienti terapie più complete e mirate”.
Un’ultima domanda, dott. Orsingher … e grazie per la sua disponibilità; cosa direbbe, a chi pensa che questi approcci siano “alternativi” e non scientifici?
“Direi che non si tratta di alternative, ma di complementi. Parliamo di molecole studiate, di ricerca basata su evidenze. Il futuro della medicina non è nella contrapposizione, ma nell’integrazione: unire le cure tradizionali a strumenti naturali sicuri e controllati per migliorare la vita dei pazienti”.
PS. Tra le montagne di Bormio, il dottor. Alfredo Orsingher lancia un messaggio chiaro (agosto 2025): la sfida non è solo curare, ma proteggere e rigenerare. E la Natura, ancora una volta, sembra avere qualcosa da insegnare alla Scienza.
- Silvio M. -
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