LA NAZIONALE DI SCHERMA A BORMIO
La Nazionale di Scherma (specialità “spada”) presente a Bormio è una novità assoluta ed è una piacevolissima scoperta. 22 atleti (11 senior + 11 junior) più lo staff tecnico del CT Sandro Cuomo hanno soggiornato una settimana nella Magnifica Terra per il primo ritiro stagionale in vista degli impegnativi appuntamenti a venire…e che appuntamenti! A partire da marzo ci si gioca la qualificazione olimpica e tutte le gare da lì in avanti saranno selettive per arrivare alle Olimpiadi di Tokyo del 2020. Per una Nazionale abituata a vincere e che possiede il palmarès più ricco di tutte le altre federazioni sportive, diventa fondamentale non solo la preparazione tecnica, ma soprattutto quella mentale. Ecco perché il ritiro a Bormio viene definito “interlocutorio” ed è stato concepito per alternare allenamenti in pedana (all’interno del Pentagono appositamente allestito) con attività collaterali di svago e di relax, che però nascondono un intento importantissimo.
Lo spiega Cuomo, che si è occupato in passato anche di “team building” ossia di strategie per costruire un gruppo vincente: la scherma è uno sport individuale, ma la qualifica avviene attraverso i risultati delle prove a squadre perciò diventa importantissimo riuscire a far lavorare armonicamente le diverse individualità. Nella gara individuale si possono ottenere risultati straordinari, ma quando ci si trova in squadra il rendimento è diverso, gli equilibri cambiano e l’aspetto emotivo diventa pregnante, anche perché il punteggio finale è dato dalla somma dei punteggi ottenuti dai singoli staffettisti. Cuomo porta l’esempio della squadra nazionale italiana maschile che alle olimpiadi di Rio del 2016 ha vinto l’argento: a livello individuale i nostri atleti non erano così forti rispetto ad altre nazioni, ma messi insieme sono riusciti a battere l’Ucraina e a raggiungere un risultato straordinario.
Nell’esperienza di Cuomo come CT tecnico della Nazionale di Scherma (lo è ininterrottamente dal 2009) diventa indispensabile lavorare anche per costruire la squadra, creando occasioni in cui si possano rimodulare le gerarchie tra gli atleti. Il campione di scherma resta tale in pedana, ma se lo si porta a cimentarsi su un altro campo (ad esempio il golf, che i ragazzi hanno sperimentato a Bormio) può essere che non sia lui il più forte e questo, negli equilibri del gruppo, determina un cambiamento che può migliorare l’amalgama tra tutti gli elementi.
A ciò si aggiunga che la pressione a cui sono sottoposti questi atleti può essere molto forte. La scherma è uno sport che, purtroppo, emerge solo nelle grandi occasioni in cui va a medaglia, come capita con moltissime altre discipline (e qui è d’obbligo una critica all’apparato mediatico, che veicola prevalentemente quegli sport che a livello commerciale sono più redditizi). Quando si accendono i riflettori, allora, le aspettative possono essere molto alte perché, forse, vi abbiamo abituati troppo bene!!! Lo dice sorridendo Rossella Fiamingo, argento olimpico a Rio nonché prima spadista italiana a vincere due mondiali e terza spadista al mondo ad aggiudicarsi due titoli mondiali consecutivi, e comunque – le fa eco Marco Fichera – una volta giunti a grandi risultati diventa più difficile riuscire a confermarsi.
Nell’incontro informale tenutosi all’albergo S. Lorenzo gli schermidori presenti hanno risposto con molta semplicità e schiettezza ad alcune domande, ognuno con il suo percorso personale alle spalle. Rosella Fiamingo, Mara Navarria, Paolo Pizzo, Marco Fichera, Andrea Santarelli sono giovani, titolati e determinati a portare avanti la tradizione vincente, alla quale il CT Sandro Cuomo sta imprimendo il suo contributo. L’impostazione che ha dato alla Federscherma, proiettata sui giovani e su un programma di iniziative volte ad avvicinare tutto il variegato mondo della scherma alla Nazionale, sta dando i suoi frutti in termini di risultati e di coinvolgimento. Qui a Bormio, ad esempio, è presente una giovane del ’99 che è arrivata terza al Grand Prix di coppa del mondo dello scorso anno, risultato mai raggiunto in tutta la storia della spada italiana! Nella scherma non c’è un modello di prestazione unico: le componenti sono talmente tante che i soggetti arrivano ai risultati da percorsi molto differenti. Noi cerchiamo di fare sistema anche sugli allenatori, aprendo le porte dei nostri allenamenti e dei nostri ritiri, promuovendo incontri collegiali e lavorando – appunto – sull’aspetto emotivo, perché la concorrenza con le altre nazioni è agguerrita e spesse volte la prevalenza tecnica passa in secondo piano.
In conclusione, un’impressione d’obbligo sul loro soggiorno in Alta Valle: Magnifico! Stiamo molto bene ed è una delle esperienze più belle che abbiamo fatto in ritiro. Ci sentiamo molto coccolati e troviamo tutto organizzato come non capita spesso.
Queste dichiarazioni valgono quanto una medaglia olimpica per il nostro territorio…
Anna
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