DAL MAGOGÌ ALLA MASCOTTE DEI MONDIALI 2020

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DAL MAGOGÌ ALLA MASCOTTE DEI MONDIALI 2020

Mar, 20/08/2019 - 18:38
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Un viaggio a puntate verso i Mondiali Juniores del 2020

martedì 20 Agosto, 2019

La Bormio Ghiaccio nei suoi trent’anni di attività ha potuto contare sul contributo e la manovalanza di tantissimi volontari, alcuni dei quali sono tuttora operosi all’interno del settore. Se fra i tecnici la palma dell’evergreen spetta ad Adelio Antonioli, vi è un’altra figura che da altrettanto tempo rappresenta la memoria storica della Bormio Ghiaccio ed è anche la vestale dell’archivio: Anna Fleischmann. Una chiacchierata con lei e con Diego Urbani – altro “pezzo da 90” del settore ghiaccio – spalanca le porte del tempo e di colpo ti ritrovi proiettato negli anni ’70: lame e rotelle, il campo dell’oratorio ora polveroso ora ghiacciato, l’organizzazione un po’ “primitiva” del primo evento internazionale, il Magogì dei biscotti….

Mi spiegate cosa c’entra il Magogì dei biscotti Galbusera con la Bormio Ghiaccio?

A: Nei primi tempi in cui operavamo l’attività era divisa in ghiaccio d’inverno e rotelle d’estate. Un amico di Sondrio (Ugo Castegnetti, ex consigliere comunale e grande appassionato di sport) veniva a insegnarci ad andare con i pattini a rotelle, che erano ancora quelli estensibili, con la coppia di rotelle di legno, e li usavamo sulla pista del Palaghiaccio, che aveva il fondo di cemento… Una volta Ugo si presentò alla lezione travestito da Magogì! Non ti dico i bambini che festa hanno fatto!

Voi siete nella Bormio Ghiaccio sin dagli esordi

D: Mia figlia gareggiava (Mara è stata anche campionessa del mondo).

A: Io sono entrata perché avevo dei nipoti che si erano iscritti; poi i nipoti sono andati, mentre io sono ancora qui!

Non sarà stato facile cominciare tutto da zero…

A: Ma mica si pensava a costruire qualcosa di grande! All’epoca eravamo solo un gruppo di persone che provavano ad insegnare ai ragazzi a stare sulle lame e qualche volta li accompagnavamo alle gare. Fino a che si usava il campo dell’oratorio e poi quello del “tennis basso” l’attività era abbastanza limitata, quando hanno costruito il Polifunzionale… allora sì che c’è stata la svolta! Le prime gare regionali e poi pian piano nei principali centri del nord (Aosta, Torino, Trento…).

Nella preistoria dello short track gli atleti si dedicavano al pattinaggio a rotelle, allo short track e persino alla pista lunga

A: le rotelle le abbiamo abbandonate quasi subito, mentre abbiamo avuto atleti che hanno gareggiato sia nella velocità sia nel lungo… poi si è deciso di privilegiare solo lo short track

D: la pista lunga è molto diversa e richiede non solo una pista adatta, ma anche una preparazione specifica…

Vi siete resi conto della storia che avete fatto?

D: Lì per lì si pensava solo di stagione in stagione, senza grandissimi obiettivi futuri. Dopo la costruzione del Polifunzionale, Tarantola – che era uno dei nostri sostenitori – aveva acquistato le serpentine per il raffreddamento dell’acqua e la struttura serviva in estate per manifestazioni e allenamenti, mentre in inverno era utilizzato per hockey e pattinaggio (artistico e non). Nel novembre 1991 ci siamo affiliati per la prima volta alla Federazione come Bormio Ghiaccio e nel luglio 1992 sono stato eletto consigliere nazionale (io all’epoca ero presidente della Bormio Ghiaccio). Da lì abbiamo iniziato a credere in qualcosa di più importante, anche perché nel frattempo i nostri ragazzi crescevano e si affermavano pienamente a livello internazionale.

A: Anche la preparazione si era affinata con l’aiuto di alcuni specialisti come Ermanno Rastelli e Stelio Conti

Quale fu il vostro primo grande evento?

A: Nel 1989 ci siamo inventati l’Europa Cup. Che “cumedia”! Per la cerimonia di apertura avevamo realizzato un enorme bandierone che si apriva come un grande sipario e dietro compariva il logo Europa Cup.

D: era un tendone come quelli da palcoscenico, che scorreva su 60 metri di corda…

A: e su tutto il tendone erano cucite le stelle dell’Unione Europea, che avevo ricamato io una ad una!

D: Fu memorabile e tutto il paese rispose positivamente con una grande partecipazione.

Il prossimo gennaio-febbraio ospiterete un mondiale juniores: farete valere la vostra decennale esperienza?

A: In effetti il primo mondiale a Bormio l’abbiamo avuto nel 1998 e poi a seguire tre gare di Coppa del Mondo, alcune valide anche per le qualificazioni olimpiche…

D: Per quello ideammo tutta una serie di gadget e di momenti di intrattenimento: convenzione con la scuola alberghiera per il servizio ristorante, annullo filatelico con francobollo apposito, schede telefoniche, la sfilata con la banda degli alpini di Merano (50 suonatori!)… tutte cose sorprendenti per l’epoca.

Qualche anticipazione sui Mondiali juniores 2020? A parte i materassini nuovi che sono arrivati…

A: Siamo al lavoro già da mesi per predisporre tutto e studiare qualcosa di accattivante, coinvolgendo anche gli studenti, le scuole, il Parco dello Stelvio. Avremo una simpatica mascotte legata al territorio, dei piatti con ricette speciali e lo spettacolo eccezionale dei Legnanesi, che sarà a breve.

D: a proposito di materassini… adesso ci sono tutte queste norme per la sicurezza, ma quando si pattinava al campo dell’oratorio l’unica protezione offerta erano i bordi della neve, tirata su a mo’ di parapetto! E se si andava a sbattere contro, ci si faceva qualche bernoccolo!

Erano altri tempi, Diego, ma soprattutto si viaggiava a un’altra velocità!!!

 

Anna

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