Simone morde la Grande Mela
La prima cosa che Simone mi mostra orgoglioso non è la medaglia ricevuta per la Maratona di New York, bensì la cover del telefono con stampata l’icona femminile di tutti i tempi: Marylin Monroe! Perché Simone è un maschietto e sa apprezzare anche lui le bellezze della vita; non a caso mi confessa di aver appena acquistato una giacca, per mettermi elegante quando arrivano le amiche della mamma! La medaglia di New York se la porta sempre appresso in un borsello: è enorme e ottenerla gli è costata molta fatica: è arrivato al traguardo dopo oltre 8 ore di corsa e 42,195 km di distanza, senza nemmeno poter mangiare qualcosa.
I ristori della Maratona di New York, incredibile a dirsi, sono attrezzati solo con liquidi e l’unico ristoro che disponeva di barrette energetiche – al 17° miglio cioè dopo circa 27 km percorsi – ha “chiuso i battenti” prima che arrivassero Roberta e Simone...altro che le nostre gare!!! Mamma Roberta se lo coccola con gli occhi, questo figlio, che sta dando lezioni a tutti di simpatia e determinazione.
Roberta, come vi è venuta l’idea della Maratona?
È venuta ad Antonio ed Alex, i responsabili dell’albergo Etico in cui Simone lavora per 15 giorni al mese. Alla Maratona, infatti, ha partecipato anche Niccolò un altro ragazzo collega di Simone, che vi aveva già preso parte lo scorso anno. Gabriele Rosa, allenatore atletico di livello mondiale, li ha seguiti nella preparazione e li ha aiutati con i suoi preziosi consigli tecnici.
Vi siete allenati?
Non moltissimo: abbiamo fatto delle uscite di corsa solo quando Simone rientrava in Valtellina. Quando si trovava ad Asti per lavorare, invece, non riusciva ad allenarsi. Perciò durante la Maratona si è sentita un po’ la mancanza di allenamento, ma siamo riusciti a spronarlo e soprattutto a distrarlo!
Qual è stata la difficoltà maggiore da superare?
Al 31° chilometro Simone sembrava sfinito, lamentava un dolore al fianco ed era pallidissimo; come mamma mi sono chiesta quanto fosse giusto insistere in un’impresa del genere, così abbiamo rallentato e gli ho proposto di salire sulla prima navetta di “soccorso”… invece, inaspettatamente, Simone mi ha detto: “NO! NIENTE NAVETTA, IO VADO AVANTI!” E così siamo arrivati alla fine, grazie alla sua caparbietà e alla sua determinazione.
Simone, mentre correvi pensavi a qualcosa di particolare?
Ogni tanto mi guardavo in giro, per vedere il paesaggio, i grattacieli. A volte c’erano delle persone dietro alle transenne che mi facevano il tifo, allora scattavo di corsa e andavo da loro a “battergli il cinque”: mi facevano stare meglio con i loro incitamenti… E poi ho guardato tanti video…
Guardavi video mentre correvi???
Sì, la mamma aveva caricato sul telefonino più di 30 video preparati da tutti gli amici, per incoraggiarmi! Alcuni mi facevano proprio sorridere e così dimenticavo lo sforzo della gara!!
Hai corso in mezzo a tantissime persone…come ti sei trovato?
Bene! E sono anche riuscito a sorpassare qualche donna che era davanti a me!
Complimenti. Rifaresti questa impresa?
Simone si prende la faccia tra le mani e risponde con un eloquente segno di “NO”. Poi però aggiunge: Forse potrei fare la mezza...
Già. Ormai chi lo ferma più? Simone è tornato a lavorare, alternandosi tra l’albergo Etico di Asti e il supermercato Clem Market di Bormio. Il percorso che sta affrontando è un grande stimolo per tutte le persone, perché testimonia che il raggiungimento di una propria autonomia e il rafforzamento delle proprie abilità sono traguardi possibili. A piccoli passi, Simone impara a destreggiarsi da solo (presto sarà in grado di viaggiare da solo in treno sulla tratta Asti-Tirano!) e ad affrontare le prove della vita; la Maratona è stata solo una di queste. Grazie Simone, per il tuo esempio.
Anna
- 13 viste