LA SANITA' DI BASE MESSA A NUDO

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LA SANITA' DI BASE MESSA A NUDO

Gio, 20/10/2022 - 21:11
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La crisi di un sistema che si riversa sui più fragili

 

C’era una volta il medico di base.

Anello di congiunzione fondamentale nell’allora efficiente catena sanitaria italiana, il dottore di medicina di base era un approdo sicuro per curare i piccoli malanni, per indirizzare agli specialisti o anche solo per una chiacchierata che poteva tranquillizzare e rassicurare sul proprio stato di salute.

Oggi il covid ha spazzato via tutto questo (o lo ha solo smascherato?) e ci ha lasciato con una sanità di base a brandelli, demotivata e in molti casi lontana dalla gente non solo dal punto di vista emotivo, ma anche fisico.

Non che i medici di base siano da biasimare: quello che hanno vissuto è inimmaginabile e ancora oggi esercitano in uno stato di perenne emergenza, assediati da un numero esagerato di pazienti bisognosi e da folli pratiche burocratiche. Non stupisce che nessuno senta più la vocazione per una professione in cui agli esperti della medicina si chiede di fare i passacarte e il rapporto umano, con numeri così grossi, è ridotto all’osso.

Però ci si domanda cosa possa fare in caso di bisogno l'anello più debole di questa catena ingrippata, il più esposto al rischio subdolo del fai-da-te o a quello altrettanto dannoso del non far niente, che lo porta a languire nella speranza che tutto passi da solo. Che in certi casi può funzionare, ma in altri può essere l’anticamera di qualche grave patologia debilitante. Infatti, il paziente che volesse accedere all’assistenza sanitaria di base si trova spesso trascurato ai margini del sistema, o perché rimasto senza medico (caso ormai non tanto raro), o perché il medico non riceve (capita sovente, se si è positivi al covid) o perché non si è sufficientemente tecnologici (molti anziani non usano lo smartphone e non sanno accedere alle procedure con cui oggi tanti ambulatori comunicano).

In caso di bisogno, pertanto, l’unico riferimento che gli resta è il farmacista, che ha talmente ampliato lo spettro delle sue funzioni da venire quasi considerato sostitutivo allo stesso consulto medico (come ho fatto anch’io per assistere i miei genitori, dato che la porta della farmacia è sempre aperta…).

Mi fa piacere che recentemente Regione Lombardia abbia ricevuto da Bruxelles il riconoscimento massimo per le sue politiche di “promozione dell'invecchiamento attivo e in salute” (https://www.lombardianotizie.online/regione-invecchiamento-attivo/). Tuttavia, vorrei aspettarmi politiche altrettanto fruttuose nel percorso di trattamento della persona ammalata e a partire proprio dalla base, perché è nel momento in cui si è più fragili che si ha maggiormente bisogno di assistenza e si dovrebbe avere la possibilità di accedervi.

La realtà è che nel XXI secolo dell’era moderna, in tanti, troppi, non sono adeguatamente assistiti alla base e finiscono ad intasare il Pronto Soccorso o a raccomandarsi al farmacista che gli prescrive farmaci da banco; salvo poi aprire la scatola e trovare scritto nel bugiardino: “prima di assumere il farmaco consultare il proprio medico”, anche se magari il medico di base non c’è.

 

Anna