«Frontalieri, un altro tradimento da parte della Lega. Non sarà la tassa per la salute a risolvere i problemi della sanità»
«Come svuotare il mare con un cucchiaino. Non sarà la “tassa per la salute” a fermare l’emorragia dei lavoratori frontalieri impiegati nel comparto sanitario. E chi lo pensa è folle o, più probabilmente, in mala fede».
Non ha dubbi Jonny Crosio, referente per la provincia di Sondrio di Patto per il Nord, intervenendo sulla norma introdotta alla fine del 2023 dal Parlamento italiano - e finora rimasta nei cassetti - dopo la conferma da parte della Regione Lombardia dell’applicazione del 3% della paga netta come contributo economico al servizio sanitario italiano da parte dei lavoratori frontalieri.
Un contributo già aspramente criticato e che, secondo quanto dichiarato dall’assessore regionale della Lega, Massimo Sertori, servirà per «aumentare lo stipendio di medici e infermieri dei presìdi di confine».
Le modalità con cui la Lombardia intende attuarlo saranno rese note nelle prossime settimane, poiché è ancora in fase di definizione il decreto attuativo, la cui stesura è affidata congiuntamente ai Ministeri dell’Economia e della Salute. Intanto, però per il 2025 si ipotizza un incasso tra i 90 e i 100 milioni di euro. Una cifra destinata a diminuire progressivamente negli anni, parallelamente al calo del numero dei “vecchi” frontalieri.
E se dopo l’annuncio di Sertori i sindacati hanno ribadito la richiesta alla Regione di trasformare l’imposta in un contributo volontario – per superare i dubbi di incostituzionalità e definire un possibile controvalore che ne incentivi l’adesione – confermando anche la volontà di ricorrere per via giudiziaria contro il provvedimento e il sindacato cattolico ticinese l’ha definito «iniquo, perché ignora il fatto che i frontalieri già contribuiscono al sistema», Patto per il Nord si scaglia con forza contro l’assessore Sertori e la Lega.
«Errare è umano, ma perseverare è diabolico» tuona Crosio.
«Sulla questione dei frontalieri, Sertori e la Lega hanno perso il contatto con la realtà. Prima di mettere le mani nelle tasche dei frontalieri, violando l’accordo internazionale sottoscritto, dovrebbero lasciar perdere il faraonico progetto del Ponte sullo Stretto e utilizzare i 13 miliardi di euro di costi ipotizzati per rafforzare la sanità lombarda e nazionale».
Patto per il Nord non ignora il problema della carenza di personale sanitario in Italia. Per questo, anziché puntare sulla cosiddetta “tassa sulla salute”, propone l’istituzione a livello nazionale di un prestito, una sorta di “prestito d’onore” senza garanzie, destinato agli studenti di Medicina. Il prestito andrebbe restituito senza interessi dopo dieci anni dall’abilitazione, con l’obbligo di prestare servizio nella sanità pubblica per almeno cinque anni - sul modello statunitense.
«Sappiamo bene che questa misura non risolverà il problema nell’immediato – conclude Crosio – ma potrà contribuire in maniera determinante negli anni a venire. La politica dovrebbe fare proprio questo: mettere in campo strategie oggi per guardare con più serenità al domani».
Patto per il Nord – Jonny Crosio – 24 luglio 2025
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