8 marzo 2021

L’appello lanciato a gennaio da suor Laura Cantoni, missionaria dell’Immacolata in Brasile, non è caduto nel vuoto. Ai parenti, amici, conoscenti e a tutte le persone di buon cuore che hanno donato qualcosa per farle giungere un aiuto nella comunità di Parintins (Amazzonia), giunge il suo grazie, che è un atto di amore e devozione verso la terra natale che l’ha sempre sostenuta: “Per me, è stata forte la sensazione di non essere sola, ma sostenuta oltre ogni aspettativa da familiari e amici, che sono diventati fratelli a distanza di questo popolo amazzonense“.

La “mutazione brasiliana” dell’ormai famigerato coronavirus ha colpito duramente in una delle regioni più povere del mondo: una metropoli di circa 120mila persone dove fino a poche settimane fa – a metà febbraio – si ricoveravano sino a 155 persone al giorno! Persone che, in molti casi, non potevano essere curate per mancanza di attrezzature, di letti, di ossigeno per respirare. Il compressore in dotazione all’ospedale rischiava di rompersi da un momento all’altro, bloccando completamente “tutta la chirurgia, parti cesarei, incubatrici neonatali, distribuzione dell’ossigeno per i pazienti (e il nostro ospedale è attualmente l’unico centro chirurgico, ostetricia e neonatologia non solo della città, ma della regione!)”. Con il personale impotente costretto ad assistere all’annientamento di intere esistenze, senz’altro soccorso che la preghiera e la speranza nella generosità e nel buon cuore delle persone.

I valtellinesi hanno risposto come sanno fare: poche parole e tanti fatti. Ed è così che “con gli aiuti ricevuti abbiamo comprato materiale, medicine, pagato alcuni medici e infermieri, fisioterapisti, aiutato famiglie povere”. A testimonianza di come la generosità sappia varcare tutti i confini, quelli geografici e quelli del cuore.

Anna