QUALE FUTURO PER LA VALLE?
12 aprile 2020
Mentre continua l’emergenza, con tutta l’Italia barricata in casa attaccata all’ombelico della TV e di internet, viene inevitabilmente da domandarsi come sarà il “dopo”, soprattutto in un comprensorio turistico come il nostro: azzerate le manifestazioni e con un sistema ricettivo globale (alberghi, ma anche bar, ristoranti, negozi, terme, associazioni) che nessuno sa quando e in quale misura potrà ripartire. La stagione estiva, che da anni faceva segnare un trend più che positivo, rimane per ora un grande interrogativo difficile da prevedere, ma l’ombra dello stallo si allunga anche sull’inverno, soprattutto in considerazione dei rischi di aumentata virulenza che la stagione fredda porta sempre con sé.
Chi opera e sopravvive soprattutto grazie ad eventi/manifestazioni turistico-sportive (e nel nostro comprensorio sono preponderanti) si trova improvvisamente di fronte a una “tabula rasa” completa che ha cancellato imprese costruite con pazienza certosina in anni di lavoro.
La destabilizzazione prodotta dal coronavirus farà sentire i suoi effetti a lungo e anche una volta “tolti i sigilli” sarà difficile pensare a un “ritorno alla normalità”, perché la normalità non potrà mai più essere quella di prima. Molti potrebbero rinunciare a spostarsi, per timore o per reali difficoltà economiche che renderanno impossibile pensare a una vacanza, senza contare le restrizioni sociali a cui inevitabilmente resteremo sottoposti, almeno fino all’uscita di un vaccino.
Al di là degli aiuti governativi, che arriveranno ma non saranno risolutivi, bisognerà anzitutto fare i conti con uno scenario sociale completamente rivoluzionato che ci costringerà a rivedere buona parte del nostro modus vivendi e operandi. E se in alcuni contesti le famose “misure di distanziamento” si potranno applicare al metro, in altri ambiti sarà davvero difficile proporre un modello anti-coronavirus e ci si dovrà affidare soprattutto al buon senso e alle buone pratiche (mascherina, lavarsi le mani, disinfettarsi etc).
Pensiamo alle centinaia di attività ludico-sportive proposte ad ogni livello, come si farà a proporre il “distanziamento sociale”? Una squadra di pallavolo è composta da 6 giocatori, il pullmino al completo ne porta 8, si esce con due pullmini a ogni trasferta per mantenere le distanze? I pulcini del calcio affitteranno dei bus per le trasferte? Oppure ogni famiglia accompagnerà i figli con la propria macchina? Dovremo abolire le feste paesane sotto i tendoni? I cori e le bande musicali come faranno a portare avanti la loro attività? I rifugi i montagna – che nella maggior parte dei casi sono già di per sé ambienti ristretti – come potranno essere gestiti? Situazioni piccole, ma che componevano e riempivano tutta la nostra vita, per non parlare dei livelli ben più grandi e complessi (ad esempio, una Sgambeda…).
Bisognerà confrontarsi con uno scenario nuovo e ci sarà ancora più bisogno di “fare quadrato” senza perdersi in beghe di condominio.
In questi giorni sui principali quotidiani nazionali è apparso un “Manifesto per il turismo italiano” corredato dall’hastag #ripartiamo dall’Italia: una petizione con a capo diversi gruppi industriali e commerciali per chiedere un Fondo straordinario di sostegno al settore. Eppure, a ben guardare, c’è molto di più. È un appello – cuore in mano – agli italiani stessi, che potrebbero essere i principali (se non gli unici) fruitori di questo comparto nei mesi a venire. È un invito a salvaguardare quella straordinaria ricchezza che è costituita dal nostro patrimonio artistico, culturale, paesaggistico, gastronomico. È un’esortazione all’orgoglio dell’Italia. Perché questa sarà anche l’era della globalizzazione, ma prima bisognerebbe saper coltivare almeno i nostri orticelli… Quante volte sarà capitato di fare viaggi esotici e favolosi all’estero, senza aver mai visitato le località principali della piccola Valtellina? Potrebbe essere l’occasione per aiutarsi a vicenda e, nel contempo, diventare davvero conoscitori (e ambasciatori) della valle. Quest’estate, #viaggiamoinValtellina
Anna
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