TAR: prodotto il Decreto Regionale che riprogramma la Tangenzialina; sollevate contestazioni sulla mancata pubblicazione. Il Comune di Bormio ha agito nell’ombra contro i suoi cittadini

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TAR: prodotto il Decreto Regionale che riprogramma la Tangenzialina; sollevate contestazioni sulla mancata pubblicazione. Il Comune di Bormio ha agito nell’ombra contro i suoi cittadini

Ven, 17/10/2025 - 17:40
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Bormio – giovedì 16 ottobre 2025.  

La Sindaca di Bormio aveva raccontato alla comunità una storia rassicurante: quella di una Tangenzialina “sospesa” e rinviata a una futura e saggia “rimeditazione” dopo le Olimpiadi. Invece la verità, cruda e documentata, emersa nell'aula del Tribunale Amministrativo Regionale il 16 ottobre, è che, in realtà, è stato ufficialmente riprogrammato l’avvio dei lavori, silenziosamente, lasciando all’oscuro l’intera comunità.

La gravità della condotta del Comune di Bormio si è manifestata in tutta la sua evidenza a ridosso dell'udienza. Posto di fronte alla nostra contestazione sulla ormai avvenuta decadenza del progetto per scadenza dei termini, il Comune ha depositato tardivamente – e quindi in violazione delle regole processuali – il Decreto Regionale n. 10524. Non si è trattato di un atto dovuto, ma di una rivelazione forzata, con cui l'amministrazione ha di fatto ammesso di aver tenuto nascosto alla comunità per mesi (si ricorda che il decreto è datato 23 luglio 2025!) un documento essenziale, reso noto, non per un atto di trasparenza, ma come estremo tentativo di salvarsi da una sconfitta legale.

Questo atto, diversamente da quanto narrato pubblicamente sinora dalla sindaca, non conferma alcuna sospensione.

Al contrario, riprogramma l'avvio dei lavori al 28 luglio 2026, appena cinque mesi dopo la chiusura dei Giochi. La rappresentazione pubblica della “rimeditazione” risulta, quindi, smentita da quanto previsto nel decreto.

La ripartenza era già stata decisa, parte di una strategia calcolata, in modo che una mano invisibile portasse a termine ciò che non era stato possibile realizzare. Un piano architettato per sedare l'opposizione pubblica con la scusa della pausa, attendere che i riflettori olimpici si spegnessero e l'attenzione mediatica svanisse, per poi agire indisturbati, quando nessuno guarda più.

Se effettivamente verrà accertato che tale decreto risulta illegittimo nella sua forma,  rivelerebbe una grave scorrettezza istituzionale. Costituisce , comunque, un fatto che, mentre la Sindaca rassicurava i cittadini, le istituzioni non hanno palesato questo documento che smentisce gli assunti finora sostenuti dall’Amministrazione comunale e regionale. Quel decreto, infatti, non risulta essere stato oggetto di discussione o trasmissione nel Consiglio Comunale: è rimasto occultato, conservato come un’arma legale da usare proprio contro le centinaia di famiglie di cittadini che si oppongono alla devastazione del territorio.

Questa riprogrammazione e la mancata pubblicazione riducono, infatti, la trasparenza del procedimento amministrativo e ostacolano il pieno esercizio del diritto di informazione da parte della cittadinanza. Questa valutazione è proposta come elemento di interesse pubblico e come fatto da verificare nelle sedi competenti.

Come è stato possibile un simile occultamento? Attraverso un artifizio che, a nostro parere, trasuda arroganza giuridica, ora al vaglio del Giudice amministrativo. L'articolo 4 del Decreto di Regione Lombardia dichiara l’esenzione dagli obblighi di pubblicazione previsti da Decreto Trasparenza (d.lgs. 33/2013); tale presupposto è contestato dai ricorrenti e sarà valutato dal TAR. Affermare, infatti, che un atto di proroga per un'opera dal costo di 7 milioni di euro non sia soggetto a trasparenza non è un cavillo, è una forzatura che, a nostro avviso, viola apertamente il D.Lgs. 33/2013 che non solo impone la pubblicazione di un simile atto (artt. 23 e 26), ma la stabilisce come condizione legale per la sua stessa efficacia.

Questa manovra, oltre a essere illegittima, ha prodotto una conseguenza processuale gravissima: ha costretto noi ricorrenti a investire il Giudice della questione, presentando un nuovo ricorso incidentale per motivi aggiunti per ottenere l'annullamento del decreto. Un'azione resasi necessaria solo a causa del loro occultamento, con un inevitabile e ingiusto aggravio di spese che ricade su cittadini e associazioni, colpevoli solo di difendere la legalità di fronte a chi agisce nell'ombra.

Tutta questa architettura di azioni svolte a “porte chiuse” serve a un solo scopo: devastare la Piana agricola dell’Alute, un'area che la stessa Regione Lombardia ha classificato come “Corridoio primario” della Rete Ecologica Regionale (RER), imponendo su di essa vincoli di tutela inderogabili. È un paradosso vergognoso: l’ente che ha imposto quei vincoli oggi li calpesta con un progetto anacronistico e vecchio, la cui motivazione di “pubblica utilità olimpica” è crollata sotto il peso delle sue stesse inefficienze e dei continui rinvii. Un progetto che si rivela non solo illegittimo, ma anacronistico, perché ignora la storica Legge Costituzionale n. 1/2022. Con questa riforma, lo Stato italiano ha inciso una nuova gerarchia di valori nel cuore della sua Costituzione (art. 9), elevando la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi a principio fondamentale. La formula "anche nell'interesse delle future generazioni" non è una mera clausola di stile: è un vincolo giuridico. Significa che ogni opera pubblica deve superare un esame generazionale, dimostrando di non compromettere il "diritto al futuro" di chi verrà dopo di noi.  Questo progetto tradisce quel patto costituzionale.

Questa vicenda non è solo una battaglia per l’ambiente: è la difesa della legalità e della dignità democratica di una comunità tradita da chi avrebbe dovuto rappresentarla e difenderla.

Esigiamo risposte. La Sindaca deve spiegare perché ha scelto di operare nell’ombra, omettendo rendere edotta la sua gente dei suoi progetti, nel pieno rispetto dei meccanismi democratici che dovrebbero animare una comunità. Chiediamo che l’attuale Amministrazione Comunale e la Regione Lombardia abdichino definitivamente dal continuare a perseguire, a tutti i costi, questo progetto che la comunità considera deleterio, nei modi e nelle forme in cui viene sostenuto, e inoltre costituisce anche un grave danno erariale (non essendo più un’opera a servizio delle Olimpiadi).

Rivolgiamo un appello a tutte le forze politiche, sociali e ai cittadini di Bormio affinché prendano coscienza della gravità di questi fatti e si uniscano a noi nella difesa del territorio, del futuro e del diritto a essere governati con onestà.

Ufficio Stampa di

Italia Nostra Aps sez. di Sondrio

COMITATO PER LA TUTELA DELL’ALUTE

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