Il ricordo: Padre Giuseppe Oldrati, il frate di Cancano

Domenica 9 marzo le parrocchie della comunità pastorale della Valdidentro hanno ricordato durante le sante messe l'anniversario della scomparsa del frate Cappuccino Padre Giuseppe Oldrati (1921-2001). Sono trascorsi tanti anni dalla partenza di Padre Oldrati, eppure la sua presenza è sempre viva tra le persone che l'hanno incontrato e le comunità che hanno avuto il privilegio di ascoltarlo.
La sua gioia e il suo entusiasmo continueranno ad alimentare il ricordo nella nostra quotidianità.
Nato a Bergamo ma Valtellinese di adozione dove si è speso per quasi 50 anni come assistente religioso nei cantieri dell' Aem, era molto orgoglioso quando era chiamato il cappellano degli operai, i quali operavano in diversi cantieri tra Grosio, Cancano e Milano.
Il 7 marzo 2001 verso le ore 18:00 presso una piccola stanza dell'infermeria del convento dei frati di Bergamo padre Oldrati aveva terminato la sua giornata terrena per tornare alla Casa del Padre, un ritornare in Dio di cui lui era fortemente legato.
Era un Cappuccino sempre disponibile per aiutare le varie comunità parrocchiali da Trepalle a Pedenosso, Premadio, Grosio, Tovo Sant' Agata, Castello dell'Acqua, Aprica e tante altre ancora.
Annunciava una parola semplice, comprensibile a tutti, sapeva ascoltare ed era vicino alle persone deboli, fragili, provate dalle diverse situazioni della vita.
La sua vera famiglia era quella Francescana ed era legato al convento di Colda di Sondrio.
Padre Giuseppe da Rova era un infaticabile frate, arrivava sempre, magari dopo tanti chilometri su e giù per la Valtellina e non solo.
Era conosciuto anche come al "Fra de Cancan" con uno spirito libero e aperto.
Anche malato non aveva voluto mancare nell'estate del 2000 a celebrare il suo ultimo ferragosto in cima al Monte Scale, nel centenario della posa della prima croce in legno (1900-2000) con i suoi famigliari e attorniato dai tanti amici e conoscenti, come lui amanti della montagna.
Forte era il suo legame con la croce del Monte Scale, da lui voluta come simbolo di luce e fede che domina tutto il Bormiese.
La sua tenacia l'aveva dimostrata nella volontà di riuscire a dare un' illuminazione stabile al monumento.
Adesso speriamo che questa sua forza sia premiata: la nuova croce continuera' a splendere nella notte come lui voleva.
Provava dedizione per la chiesa di Sant' Erasmo da lui fortemente voluta anche a ricordo degli operai caduti sul lavoro nel costruire le due dighe idroelettriche in Val Fraele e in altri cantieri dell' Alta Valle.
Ora il frate riposa nel suo paese, nel cimitero di Piangaiano di Endine (BG) e noi non dimenticheremo il bene che con tanto amore ha seminato tra di noi.
Erasmo Schivalocchi
- 95 viste