Due storie intrecciate nel rugby: Dal Toè e Vedovelli tra campo e fischietto
Oggi abbiamo il piacere di intervistare due “ex” del Sondrio Rugby: Roberto Dal Toè (classe 1991) e Federico Vedovelli (classe 1995). Conosciuti e apprezzati per la loro serietà e passione, Roberto e Federico ci offrono uno sguardo prezioso sulle loro esperienze nel rugby, dalle prime sfide come giocatori alla transizione nel ruolo di tecnici.
Prima della pandemia, Roberto e Federico si occupavano insieme della prima squadra del Sondrio Rugby, con Roberto nel ruolo di head coach e Federico come preparatore atletico. Dopo aver salutato il club, le loro strade si sono divise. Oggi Roberto ha intrapreso una nuova avventura, allenando la squadra femminile del Cus Milano in Serie A Elite, mentre Federico si è dedicato alla carriera arbitrale, culminata nel recente arbitraggio della finale del Campionato Italiano di Serie A Elite Maschile e della finale playout del mondiale Under 20. Ecco cosa ci hanno raccontato.
Come descrivereste il periodo vissuto insieme e quali valori o lezioni portate con voi da quella stagione?
Entrambi concordano che il periodo vissuto insieme è stato complesso.
Roberto: "Mi ha insegnato che non puoi controllare tutto. È importante avere uno staff di cui ti fidi per affrontare le sfide."
Federico: "Mi ha insegnato che le dinamiche sono imprevedibili. Non puoi avere il controllo su tutto, ma puoi sempre dare il massimo e accettare anche i momenti difficili, quando le cose non vanno come ti aspetti. Quando facevo parte del settore giovanile, guardavo con ammirazione giocatori come Marco e Luca Schenatti in prima squadra: erano esempi di dedizione e passione, anche nei momenti più difficili. Ho ritrovato quello stesso spirito nella stagione passata insieme e sono aspetti cerco di portarlo con me ogni giorno in tutto ciò che faccio."
Come descrivereste la vostra esperienza da tecnici al Sondrio Rugby? Quali sono stati i momenti migliori e quali i più complessi?
Roberto: "La mia esperienza come head coach al Sondrio Rugby è stata unica, soprattutto perché è stata la mia prima volta da capo allenatore di una squadra senior. Essere più giovane della maggior parte dei miei atleti, molti dei quali erano anche miei ex compagni di squadra, è stato un onore e una motivazione in più per dare il massimo. Tra i momenti migliori, ricordo la vittoria sul campo di Varese durante la prima stagione: ci ha regalato una salvezza in Serie B che sembrava sfuggirci di mano. Fu una bella prova di orgoglio negli ultimi minuti, più per merito dei ragazzi che per merito delle mie scelte probabilmente ma sicuramente fu una giornata emozionante. Tra i momenti più complessi, invece, ricordo le sconfitte contro Lecco e Rovato nella seconda stagione, interrotta poi a causa del COVID. Riflettevano il momento sportivo che stavamo attraversando: eravamo demotivati, stanchi e con pochi giocatori."
Federico: "La mia esperienza come preparatore atletico al Sondrio Rugby è stata una sfida e una grande emozione. È stato il mio primo incarico in questo ruolo e mi ha aiutato a comprendere meglio le dinamiche tra staff e giocatori, un aspetto cruciale nel mio attuale lavoro nel settore femminile della pallavolo. Anche se non è stato un anno ricco di successi, ho imparato molto, soprattutto sull’importanza della resilienza."
Il rugby e i suoi valori: qual è il vostro principio fondamentale?
Roberto: "Per me, il valore principale è l’appartenenza. Il rugby va oltre la vittoria sul campo; si tratta di condividere le proprie abilità con altri 14 compagni. Essere in sintonia con il gruppo e trovare un motivo comune per fidarsi l’uno dell’altro è fondamentale. Quando i giocatori si sentono parte attiva della squadra, fanno quel salto di qualità che tecnicamente o fisicamente non sempre si può ottenere."
Federico: "Per me, è il sacrificio. Più sto sui campi, più comprendo quanto sia centrale nel nostro sport. È una qualità che ti forma, sia nel gioco che nella vita. Ti costringe a prendere decisioni che non sempre vengono capite dagli altri, ma che fai perché ami quello che fai."
ROBERTO
Quali aspetti hai dovuto ricalibrare passando dall'allenare una squadra maschile a una femminile?
"Il cambiamento principale è stato nella comunicazione, sia nei contenuti che nella forma. Le atlete richiedono chiarezza e precisione nella condivisione dei messaggi, mentre con gli uomini si può spesso arrivare al risultato più velocemente, senza soffermarsi troppo sui dettagli. Dal punto di vista tecnico, apprezzo molto la cura dei dettagli che ho trovato nelle atlete; il loro approccio è stimolante e si avvicina al mio modo di vedere lo sport."
In che direzione si sta muovendo il rugby femminile in Italia?
"Il rugby femminile in Italia sta crescendo in qualità e sta producendo molte atlete di alto livello. Tuttavia, la “fuga di talenti” verso campionati esteri limita la crescita del nostro campionato. Credo che la federazione abbia un ruolo cruciale in questo momento critico, e le iniziative come le franchigie femminili e l’introduzione del rugby a XV nelle giovanili potrebbero essere vincenti per alzare il livello del nostro campionato."
FEDERICO
Cosa ti ha motivato a intraprendere la carriera di arbitro?
"Non è facile individuare una sola ragione. Dopo un anno come arbitro derogato, ossia un arbitro che può comunque giocare, mi sono reso conto che arbitrare mi piaceva davvero e poteva essere una strada per raggiungere un livello che come giocatore non avrei mai toccato. Diversi mentori mi hanno aiutato a capire che questa poteva diventare la mia più grande passione."
Quali sono, secondo te, le qualità fondamentali che un buon arbitro deve possedere?
"Credo che le qualità fondamentali siano la conoscenza del regolamento, la comprensione della partita e la preparazione atletica. La conoscenza del regolamento è il nostro bagaglio tecnico di base, la comprensione della partita ci permette di interpretare al meglio le diverse situazioni, e la preparazione atletica è indispensabile per mantenere la forma durante una stagione lunga e impegnativa."
L’intervista a Roberto e Federico ci offre un'accurata comprensione delle sfide e delle esperienze di chi vive il rugby con passione, sia in campo che fuori. Ringraziamo entrambi per il loro tempo e per aver condiviso con noi le loro preziose riflessioni.
Alessandra, Sondrio Rugby
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