IL PUNTO SUL MORELLI E SUL PROGETTO DELLA "FONDAZIONE DI PARTECIPAZIONE"

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IL PUNTO SUL MORELLI E SUL PROGETTO DELLA "FONDAZIONE DI PARTECIPAZIONE"

Ven, 20/10/2023 - 16:25
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"La via del dialogo istituzionale è l'unica percorribile"

Giovedì 19 ottobre 2023, promosso dai sindaci del territorio e dalla Comunità Montana Alta Valtellina, si è svolto l’incontro pubblico sull’ospedale Morelli alla presenza del prof. giurisperito De Florian, del prof. e cardiologo Livio Dei Cas e del dirigente del Morelli prof. Mario Melazzini; un appuntamento atteso dalla popolazione e denso di indicazioni sul presente e sul futuro, anche se non sempre di facile comprensione. Ma è la materia stessa ad essere estremamente complicata, dovendo contemperare esigenze di natura diversa e che spesso hanno ben poco di sanitario, soprattutto da quando la Legge 502/99 ha trasformato gli ospedali in “aziende”.

Francesco De Florian ha provato a spiegare in chiare e semplici parole il concetto della “Fondazione di partecipazione” quale soluzione più adatta studiata per il Morelli, sulla scorta di tutte le possibilità e le aperture introdotte dalla legge per la riforma del Terzo Settore, a cui tala Fondazione dovrebbe sottostare (ad esempio, la maggiore capacità di coinvolgimento dei privati, le procedure semplificate rispetto al codice civile, la deducibilità di quanto viene donato…). Ovviamente, l’ospedale resterebbe pubblico e al suo interno la Fondazione verrebbe incardinata come soggetto pubblico e/o privato dotato di finalità di pubblico interesse. «L’idea che possa funzionare – ragiona il prof. De Florian – si basa sulla scorta di numerosi altri esempi lombardi (tra cui Humanitas, Monzino, IRCCS…) e sul rilievo che il mondo del diritto, attraverso uno statuto fatto bene, dà a queste fondazioni andando incontro ai loro bisogni. Oltretutto, non è una scelta vincolante perché se il panorama futuro dovesse cambiare, si potrebbero percorrere altre vie».

Il prof. Livio Dei Cas, forte della sua lunga esperienza nelle corsie ospedaliere del suo amore per la Valtellina, ha semplicemente indicato «come sognerei di poter governare dal punto di vista sanitario un’area della Lombardia dimenticata dal centro». Secondo il parere del cardiologo, rafforzato anche dalle sue osservazioni sulle modalità operative all’estero, in una zona di montagna come la nostra una delle soluzioni ottimali potrebbe essere la telemedicina, che – assicura – «diventerà una metodica fondamentale. Poter avere tutti i parametri a distanza mediante tecnologie innovative (tele-visita, tele-assistenza, tele-consulto) consentirebbe di avere accessi senza liste, ridurre le visite ambulatoriali e le ospedalizzazioni, avere diagnosi in tempi reali e intervenire immediatamente. La telemedicina – conclude Dei Cas – fa tutto quello che farebbe un buon medico sul territorio e consentirebbe una notevole riduzione della mortalità (secondo gli studi si calcola un -20% dei decessi per infarto al proprio domicilio, che oggi si aggirano intorno al 40%)». In tutto ciò, Sondalo potrebbe costituire l’hub di riferimento pur senza escludere il resto dei servizi ospedalieri necessari, che andrebbero discussi e distribuiti tra Sondrio e Sondalo secondo un ordine di logica e di priorità, tenuto anche conto dei milioni di presenze turistiche in Alta Valle che avrebbero diritto di essere curate bene come a casa propria.

La parola, quindi, è passata la prof. Mario Melazzini, direttore del Morelli da quasi un anno. Lapidario il suo incipit: «Tutto si può fare, anche se dal mio punto di vista, in questo specifico momento, la Fondazione è un percorso ancora difficile. Preferisco concentrarmi sulle risposte da dare ai bisogni dei cittadini e lavorare per l’obiettivo finale, che è risolvere e soddisfare un bisogno di salute». Il professore cita dati e difficoltà, rimarcando soprattutto come la percezione esterna possa spesso risultare fuorviante e alimentari inquietudini: «ad esempio, i posti letto accreditati al Morelli sono 469. Se poi ne funzionano solo la metà, è perché l’offerta di posti letto è calmierata rispetto alle risorse umane che ci sono a disposizione. Basti solo pensare che dal 2020 a oggi sono usciti dal Morelli ben 78 infermieri». Ma se la crisi del personale investe l’intero comparto sanitario, vi sono altre spine nel fianco dell’Asst della Montagna che rendono ancor più irto il percorso di risollevamento progettato da Melazzini: «Il Piano strategico per il Morelli che ho scritto in questi mesi, è pronto; i tempi, tuttavia, si sono allungati e in questo ho riscontrato una certa lentezza burocratica e un “fuoco amico” che hanno impedito di rispettare le scadenze del mio cronoprogramma».

Una puntualizzazione che vuole invitare ad andare oltre la logica delle semplificazioni con cui, troppo spesso, si affrontano le questioni. Lo hanno sottolineato anche i sindaci: «non si può andare avanti con le barricate, a un certo punto bisogna sedersi a un tavolo e, con il dialogo, percorrere ogni possibile via istituzionale. Questo è il nostro ruolo e noi abbiamo sempre portato le nostre tematiche sui tavoli istituzionali preposti, anche se i risultati si potranno vedere solo nel lontano futuro». La Storia, anche quella recente che si replica in questi giorni di odio e di  terrore, dovrebbe avercelo insegnato.

Anna

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