GENITORI E FIGLI SPORTIVI: GLI ERRORI DA EVITARE E GLI ERRORI CHE FANNO CRESCERE
C’è una professione che negli ultimi decenni è cresciuta e ha trovato spazio sino a diventare un riferimento importante per moltissime persone: il coaching, ossia l’arte di motivare, di affrontare (e possibilmente superare) i problemi facendo leva sui feedback positivi e sui talenti, valorizzando gli errori come strumenti di crescita e di apprendimento.
L’ha spiegato molto bene ieri sera, 30 maggio 2018, Omar Beltran, mental coach di mestiere: al Polifunzionale Rasin ha condotto un incontro voluto dal Comitato Regionale della Federazione Ciclistica Italiana (rappresentato dal suo vicepresidente Fabio Perego) e destinato soprattutto ai genitori che hanno la fortuna di avere figli sportivi. Al giorno d’oggi, infatti, l’atleta è sottoposto a spinte e pressioni che non sempre sono giustificate, soprattutto quando l’età non lo richiede. La presenza dei genitori, inoltre, si è fatta molto più attenta e partecipe alle attività dei figli rispetto a qualche decennio fa e questo può a sua volta determinare qualche problema sulle giuste competenze e il giusto ruolo rispetto agli allenatori. Beltran, padre di tre figli, si è interfacciato col pubblico in maniera molto personale; un modo per entrare in sintonia con tutti i genitori presenti (che certamente avrebbero potuto essere di più, dato l’argomento…) e far loro capire come è meglio lavorare per il bene dei loro figli sportivi. Secondo Beltran bisogna aver ben chiaro in mente che il compito del genitore è anzitutto quello di costruire delle persone, e se nei primi anni di vita egli si dedicherà anche alla “performance” dei figli (perché insegnerà loro a parlare, mangiare da soli, camminare, andare in bicicletta, ecc…), nel momento in cui questi saranno affidati agli allenatori il genitore tornerà ad occuparsi dei figli esclusivamente come persone e non come atleti e il suo ruolo sarà quello di sostenerli e incoraggiarli.
Spesso si tende a sottovalutare il ruolo del sostenitore (to sponsor = sostenere o appoggiare) o lo si svilisce al marketing puro (il contributo economico di uno sponsor). Il sostegno a una persona, al contrario, rappresenta uno degli strumenti più potenti per fare in modo che quella persona possa raggiungere degli obiettivi. Credere nei propri figli vuol dire trasmettere loro un’energia inconscia che moltiplica gli effetti, tenendo ben presente che bisogna credere nella persona e non in quello che fa! L’esempio più calzante di tutta la serata è stato quello del bambino piccolo che impara a camminare: i primi passi incerti, i primi inciampi e soprattutto le prime cadute, con il genitore davanti che – pur nella caduta – lo incoraggia: il bambino percepisce l’errore non come qualcosa di negativo (perché pur essendo caduto il genitore continua a sostenerlo) e attraverso l’errore (e superando l’errore) raggiungerà il suo obiettivo di camminare. “L’unico modo che noi esseri umani abbiamo per imparare è l’errore”, afferma Beltran. Dovrebbero ricordarsene molti genitori che vorrebbero spianare la strada ai loro figli: sarebbe il modo peggiore per NON farli crescere come persone.
Anna
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