BORMIO E LE SUE ACQUE TERMALI, UN RAPPORTO TURISTICO ED ECONOMICO SU CUI LAVORARE

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BORMIO E LE SUE ACQUE TERMALI, UN RAPPORTO TURISTICO ED ECONOMICO SU CUI LAVORARE

Mer, 22/03/2017 - 22:25
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Sede più che mai azzeccata quella scelta per la tavola rotonda organizzata dall’amministrazione comunale di Bormio (la quinta della serie), con in prima fila i consiglieri Stefano Della Valle, Stefano Bedognè e Cinzia Sertorelli affiancati dagli ospiti della serata: Mauro Bassi collaboratore di Bormio Terme, Cinzia Fiorentini medico responsabile di Bormio Terme, Emilio Triaca presidente del consiglio di amministrazione di Bormio Terme, Mario Cotelli in rappresentanza di QC Terme, che raggruppa Bagni Nuovi e Bagni Vecchi.
Nella sala congressi delle terme di Bormio martedì 21 marzo 2017 si è parlato di acque termali, argomento non nuovo ma sul quale, forse, bisognerebbe fare maggiormente conto in chiave di sviluppo e soprattutto di offerta turistica. In particolare, i relatori seduti al tavolo hanno ribadito con forza due concetti: le acque termali (e nella fattispecie Bormio Terme) sono un patrimonio nato dal sacrificio di tanti bormini, che hanno creduto nel progetto e hanno permesso di realizzarlo contribuendovi in prima persona; il flusso turistico del Bormiese non è più legato eminentemente allo sci, ma trova nuovi e consistenti sbocchi nell’offerta termale, che andrebbe pertanto potenziata Numeri alla mano, dopo un periodo di crisi negli anni compresi tra il 1970 e il 1998, la nuova proprietà di QC Bagni ha coraggiosamente investito nelle due strutture dei Bagni Nuovi e Vecchi e grazie alla lungimiranza dei suoi proprietari costituisce oggi un’impresa in grado di generare 155.000 utenze (di cui 110.000 turistiche e il resto costituito da residenti) e di dare lavoro a 150 dipendenti. Ma per arrivare a questo risultato è stato necessario il concorso di alcuni fattori: disponibilità di capitali, analisi specifica della domanda, investimenti mirati e soprattutto il coraggio di credere nell’idea che si andava maturando e nel progetto, cosicché dalla crisi maturata negli anni del boom sciistico (quando l’offerta termale è stata completamente trascurata in quanto considerata improduttiva e le strutture termali sono state oggetto di grossi attacchi speculativi) si è passati a un impianto di prim’ordine in grado di richiamare un target turistico redditizio per tutto il comprensorio.

Anche Bormio Terme ha avuto una storia travagliata (brevemente raccontata dall’intervento storico di Mauro Bassi) e continua tuttora a dibattersi in difficoltà gestionali e patrimoniali; eppure, come ha rimarcato più volte la dottoressa Fiorentini, possiede un potenziale invidiabile e delle qualità esclusive che mancano invece ad altri stabilimenti termali ben più blasonati. In particolare la dottoressa Fiorentini ha sottolineato la peculiarità del punto di scaturigine delle acque (in una zona protetta qual è quella del Parco Nazionale dello Stelvio), la possibilità di usufruirne in modo perenne e l’appartenenza al gruppo delle “acque termali propriamente dette”; le acque termali di Bormio non subiscono alcun processo e garantiscono la riproducibilità dell’effetto terapeutico in modo del tutto naturale e costante, a differenza di molte altre strutture termali che devono invece intervenire con diversi accorgimenti sul flusso e sulle temperature delle loro sorgenti.

Il presidente Emilio Triaca ha difeso con forza la scelta di puntare sullo sviluppo di Bormio Terme, che potrebbe ritagliarsi uno spazio sul mercato senza entrare in conflittualità con QC Terme anzi, nell’ottica di una collaborazione reciproca a vantaggio di tutto il territorio. Nel momento in cui l’imprenditorialità alberghiera non riesce più ad avere sufficienti margini di guadagno dal settore sciistico, si è affermato a più riprese durante la serata, si dovrebbe puntare su un reparto che potrebbe lavorare tutto l’anno, anche in considerazione dell’offerta terapeutica (riconosciuta dal Servizio Sanitario Nazionale) che affianca e completa quella termale vera e propria, tanto che durante l’estate – ha dichiarato Mario Cotelli – gli incassi del settore terapeutico raggiungono quasi la metà del totale. Ovviamente, per giungere a ciò, è necessario il sostegno di tutti i soggetti locali e in primis di quelle istituzioni che sembrano invece non credere alle possibilità offerte da Bormio Terme e paventano progetti minori (“le Termette”) che sottraggono potenziali risorse ad una struttura posta al servizio di tutti (ancorché tali risorse, al momento, risultino virtuali e non ancora effettive).

Il tema del comune unico passa anche da questi aspetti: ancor prima di eliminare i confini territoriali, bisognerebbe abbattere le barriere culturali che si frappongono tra le persone e che impediscono di avere la meglio su ogni tipo di campanilismo. Il futuro di Bormio, insomma, passa dalle Terme e sarebbe insensato non cogliere “il dono di poter fare termalismo in un posto bello e dotato come Bormio”. L’auspicio conclusivo dell’incontro è che si arrivi al più presto a una condivisione di interessi su tutto il comparto termale, perché solo in questo modo si potranno programmare quegli imprescindibili investimenti strutturali e di marketing pubblicitario in grado di rendere competitivi gli stabilimenti. Le presenze turistiche legate alle Terme, infatti, rappresentano un flusso che ha delle ricadute positive su tutta l’economia territoriale, a differenza invece dell’acqua Levissima che è un prodotto consumato all’esterno del territorio e che – al di là dell’importantissimo aspetto occupazionale – poco altro lascia all’economia locale. Tutto sta a credere o non credere nelle enormi potenzialità offerte dal settore termale e nell’avere quello stesso coraggio che, un secolo fa, ha contraddistinto i nostri bisnonni, quando si sono messi in gioco pensando al futuro del paese, del comprensorio e dei loro figli e nipoti. Sarebbe la risposta migliore a chi ci taccia di avere ancora “una cultura medioevale”.

Anna Lanfranchi

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