LANZADA: RIDURRE LE EMISSIONI PER SALVARE IL FELLARIA-PALÜ DESTINATO A SCOMPARIRE ENTRO LA FINE DEL SECOLO
La ricetta è tanto semplice nella sua definizione almeno quanto può essere complessa nella sua realizzazione pratica: dubbiamo ridurre le emissioni in atmosfera di gas climalteranti per contenere l'aumento medio della temperatura nei prossimi anni entro i due gradi. Se stabilizziamo il clima, riusciremo a salvare i nostri ghiacciai. La spiegazione del geologo Riccardo Scotti, che la settimana scorsa ha tenuto un'applaudita conferenza sullo stato dei ghiacciai della Valmalenco, è stata ben compresa dalle oltre duecento persone accorse nella Sala Maria Ausiliatrice, a Lanzada. L'incontro è stato organizzato dal Comune di Lanzada, rappresentato dal vicesindaco Serafino Bardea, con il Servizio Glaciologico Lombardo nell'ambito del progetto Interreg "B-Ice & Heritage", Programma di cooperazione Interreg V-A Italia-Svizzera 2014/2020, che unisce la Valmalenco, la Val Poschiavo, la Val Bregaglia e l'Alta Engadina, finanziato da Unione Europea, Regione Lombardia e Svizzera. Tra le azioni previste dal progetto Interreg vi è anche lo studio "Bernina Terra Glacialis", condotto dal Servizio Glaciologico Lombardo. Una ricerca mai eseguita prima su uno dei ghiacciai più importanti dell'arco alpino, pianificata quando ancora all'opinione pubblica non erano evidenti le conseguenze del riscaldamento della terra, che, in seguito, hanno assunto una rilevanza sempre maggiore.
I ghiacciai sono indicatori climatici e svolgono un ruolo di sentinelle rispetto ai cambiamenti: sono una riserva idrica e dal punto di vista turistico rappresentano un'attrazione. Quantificare la risorsa glaciale e misurare le variazioni volumetriche consente di definire delle azioni di adattamento a un ambiente di alta montagna in rapido mutamento, partendo dai dati effettivi. Gli scenari climatici che si aprono per i nostri ghiacciai sono drammatici: quello dell'Adamello sparirà fra meno di cinquant'anni, Forni e Fellaria, localizzati a quote più alte, verso la fine del secolo. I dati presentati sono antecedenti all'inverno e alla primavera scorsi, ancora in fase di elaborazione, dei quali Scotti ha fornito un'anticipazione: la misura del ghiaccio perso il 19 giugno era pari a 1,70 metri, si arriverà a 7-8 entro la fine dell'estate. Il Fellaria-Palü funziona come un ghiacciaio e ha sempre mantenuto la neve, fino al 2021, grazie alla quota molto elevata, fra i 3400 e i 3800 metri, dell'altipiano, una distesa quasi completamente pianeggiante, che gli è valso l'appellativo di "Piccola Antartide della Lombardia". Immagini storiche eloquenti, ancor più delle parole, hanno evidenziato la gravità del fenomeno: dal 1850 ad oggi è andata persa più della metà della superficie ghiacciata del Fellaria-Palü, qualcosa in meno rispetto al Disgrazia e alla media delle Alpi, intorno al 64%. Dagli anni Ottanta si è assistito a un'incredibile accelerazione dell'arretramento dei ghiacciai. Il Fellaria-Palü, che copre una superficie complessiva di circa 13 chilometri quadrati, tra la Valmalenco e la Valposchiavo, per la sua conformazione, è un ghiacciaio difficile da studiare e i tecnici del Servizio Glaciologico Lombardo, a partire dal 2019, hanno condotto rilievi geofisici per misurare lo spessore del ghiacciaio e le sue variazioni volumetriche ed effettuato il monitoraggio degli accumuli nevosi. Per primi hanno osato ciò che nessuno aveva mai realizzato prima, installando a oltre 3500 metri di quota le webcam più alte della Lombardia, le quali restituiscono immagini che, utilizzate con la tecnica del time-lapse, consentono di visualizzare il flusso del ghiacciaio.
La situazione attuale, con i continui crolli che si verificano dalla lingua di ghiaccio a contatto con il lago mettono a rischio gli escursionisti che incautamente, incuranti dei numerosi cartelli posizionati, si avventurano sulla riva per filmare la caduta, senza pensare alle conseguenze derivanti dall'onda di acqua che si alza. L'avvertimento è chiaro: chi si avventura in questi luoghi, per godere della straordinaria bellezza del paesaggio, salendo lungo il Sentiero Marson, deve stare lontano dalla riva del lago ed evitare di salire sul ghiacciaio perché i crolli sono continui.
Al termine della conferenza, sono state numerose le domande dei presenti, dalle quali è emersa la sincera preoccupazione per quanto sta avvenendo: Scotti ha risposto puntualmente alle richieste di chiarimento soffermandosi in particolare sulle azioni che ciascuno di noi può promuovere per contenere i devastanti effetti del cambiamento climatico.
Emanuela Zecca
Ufficio Stampa Progetto Interreg "B-Ice & Heritage"
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