LA NAZIONALE PARALIMPICA IN RITIRO SULLE NEVI DELLO STELVIO
L’Alta Valle sta ospitando in questi giorni il terzo raduno della Nazionale italiana paralimpica di sci alpino, fondo e snowboard che fa capo alla Fisip (Federazione Italiana Sport Invernali Paralimpici), costituitasi nel 2010 e che raggruppa tutti gli atleti paralimpici dediti agli sport invernali dello sci alpino, sci nordico, biathlon, snowboard e bob. Reduci da un’intensa giornata di allenamento sulle nevi dello Stelvio, otto atleti più gli accompagnatori e le guide dello staff si sono messi a disposizione del pubblico per una piccola conferenza stampa presso il bar Pentagono di Bormio, moderata dalla ex olimpionica e giornalista sportiva Katja Colturi e con la presenza del sindaco Silvia Cavazzi, del vicesindaco Samanta Antonioli e del consigliere Matteo Compagnoni del comune di Bormio. Una sala gremita di persone, fra cui tanti giovanissimi degli Sci Club, ha ascoltato le presentazioni di questi atleti che, dopo le diverse vicissitudini dovute ai loro incidenti, hanno deciso di rimettersi in gioco attraverso lo sport e che oggi sono qui anche per dimostrare che la disabilità non è una patologia, bensì un’opportunità per aprire lo sguardo a nuovi orizzonti, come dimostrano bene anche i ragazzi del settore Special Sport presenti stasera quasi al completo per testimoniare la loro vicinanza al mondo sportivo paralimpico, di cui anch’essi, tramite Special Olympics, sono emanazione.
Giacomo Bertagnolli, Davide Bendotti, Michele Biglione, Riccardo Cardani, Jacopo Curzi, Renè De Silvestro, Federico Pelizzari, Saronno hanno riassunto in pochi minuti e senza indulgere nel vittimismo, quei mesi, forse quegli anni, vissuti drammaticamente; ma soprattutto hanno raccontato la loro rinascita lasciando percepire tutta la forza d’animo con cui si dedicano ai loro obiettivi.
E che obiettivi! Le Paralimpiadi Milano-Cortina 2026, da gareggiare in casa, saranno per molti di loro un’emozione irripetibile e un’occasione per vestire e rappresentare non solo i colori della propria patria, ma un universo di persone che in loro vedono dei simboli del proprio riscatto.
Perché tutti loro si sono dovuti reinventare una vita e, nel riprenderla in mano, stanno cambiando in meglio questa società partendo anzitutto dalle persone che li circondano. A tale proposito, è doveroso ricordare che molti di questi atleti sono stati accolti nei gruppi sportivi speciali, che finalmente hanno aperto loro le porte: anche questo un segno di cambiamento e di maturità in direzione di un’inclusione che, per tutti, dovrebbe avvenire nelle parole e nei fatti.
Anna
DANNY GERARDINI, NICOLA OTELLI, preparatori paralimpici
«Dopo La Thuile e Livigno, questo è per noi il terzo raduno; abbiamo trovato un’ottima neve sullo Stelvio come da anni non si vedeva e in seguito speriamo di tornare a settembre sulle nevi di Bormio, dove ci troviamo molto bene e dove veniamo già da tempo».
«Abbiamo iniziato la nostra avventura circa un anno fa, dopo il cambio di presidenza Fisip siamo stati contattati per allenare la nazionale paralimpica e per noi è stata sinora un’esperienza fantastica: speriamo di crescere ancora e di arrivare pronti alle paralimpiadi».
GIACOMO BERTAGNOLLI, Gruppo Sportivo Fiamme Gialle
«Sono della val di Fiemme e faccio sci sin da quando avevo 2 anni e mezzo ed è uno sport che mi ha sempre divertito e appassionato. Non conoscevo lo sci alpino paralimpico, ma da quando l’ho scoperto mi ci sono buttato e sono riuscito ad ottenere tanti bei risultati [tra cui 8 medaglie alle paralimpiadi di PyeongChang 2018 e di Pechino 2022]. Il mio sogno è arrivare al 2026 e partecipare alle paralimpiadi di casa, perché daranno sicuramente un brivido in più. Con la mia guida mi alleno in vista di questo e comunque vada, sarà un’esperienza fantastica. L’olimpiade è un evento grandioso in cui anche noi ci sentiamo coinvolti al massimo, anche se in questi ultimi anni l’attenzione verso lo sport paralimpico è cresciuta parecchio».
ANDREA RAVELLI, guida di Giacomo
«Il mio lavoro è precedere Giacomo affinché lui possa intravedere davanti a sé una figura che gli dia indicazioni di traiettoria. Sono stato atleta e in seguito ho fatto il maestro di sci e l’allenatore; quando Giacomo mi ha chiamato sono ritornato al cancelletto di partenza e mi sono rimesso in gioco anch’io insieme a lui. Scendere in coppia è molto impegnativo: io parto davanti e dopo 1 o 2 secondi scende lui. Abbiamo un casco con cui comunichiamo tra noi, io gli faccio da riferimento per le curve ma devo stare attento a non toccare i pali. Ci alleniamo molto sia tecnicamente, sia per trovare la maggiore sintonia possibile fra di noi. Il bello è che per noi è tutto raddoppiato: i rischi e le problematiche, ma anche le soddisfazioni e le vittorie!».
FEDERICO PELIZZARI, Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa
«Ho iniziato a sciare da piccolo e dopo la trafila nello Sci Club sono stato chiamato in Nazionale. Conosco bene Bormio e le sue piste, perché mi alleno ancora qui e ho pure la casa. Dopo l’incidente ho gareggiato ancora per 6 anni con la FIS, nel contempo sono stato chiamato dalla Federazione Paralimpica e alla fine ho deciso di rimanere in questo mondo, una scelta che rifarei subito. quello paralimpico è un mondo “diverso ma in maniera migliore”, solo che avrebbe bisogno di un po’ più di visibilità».
DAVIDE BENDOTTI, Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa
«Io ero appassionato di motociclismo e dopo l’incidente ho preso la strada dello sci paralimpico, che pratico dal 2015. Sono stato a Pyeongchang nel 2018 e a Pechino nel 2022 e spero di essere anche a Milano-Cortina nel 2026, obiettivo per cui mi alleno».
RENE’ DE SILVESTRO, Gruppo Sportivo Fiamme Oro
«Faccio sci da quando avevo 4-5 anni, ero nella squadra agonistica ma poi sono finito contro un albero e mi sono dovuto reinventare. Non mi sono arreso e grazie al monosci mi sono rimesso in gioco. Nel 2016 sono entrato in Nazionale, ho partecipato ai Mondiali, alla Coppa del Mondo e a due Olimpiadi in cui ho vinto 2 medaglie. Sono stato anche portabandiera, un ruolo che mi ha emozionato moltissimo e mi ha lasciato senza fiato all’ingresso dello stadio, con tutto il mondo che ti guarda ed io che sono lì “con l’Italia in mano».
RICCARDO CARDANI, Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa
«Lo sport mi ha salvato. Dopo l’incidente stradale avuto a 17 anni, lo sport mi ha riportato in vita e vorrei che la mia esperienza servisse anche ai bambini più piccoli in condizioni simili alla mia, per i quali vorrei aprire una scuola di snowboard per insegnar loro fin da subito a come muoversi e a come reagire. Anche nello sport paralimpico, infatti, il livello si è alzato tantissimo, ma credendoci e lavorando si può arrivare in alto».
MICHELE BIGLIONE
«Ho sempre fatto tanto sport invernale, con sci alpino e snowboard ma non avevo mai preso in considerazione il fondo, perché da piccolo mi piaceva l’adrenalina della discesa. Poi mi hanno fatto avvicinare al fondo, una disciplina che richiede tanto impegno e tanta fatica ma mi sta dando molte soddisfazioni; mi alleno diverse ore ogni giorno e un primo risultato è stato nel dicembre 2021 l’ingresso in nazionale e quindi la convocazione per le paralimpiadi; sono ancora all’inizio, ma il mio obiettivo è migliorarmi in vista di Milano-Cortina 2026».
JACOPO CURZI, Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa
«Io sono passato dal triathlon e dal ciclismo allo sci di fondo, al quale mi sono approcciato dopo l’incidente. Ho iniziato gli allenamenti e mi sono appassionato a questo sport, in cui mi alleno con costanza per riuscire ad arrivare alle paralimpiadi. Certo, è un obiettivo molto ambizioso perché il livello è alto, ma io avevo già un forte imprinting sportivo anche prima dell’incidente e non mi spaventano i sacrifici fatti e da fare».
GIUSEPPE SPATOLA, Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa
«Io provengo dal nuoto e poi sono passato alla neve grazie alla proposta del Gruppo Sportivo della Difesa, che è riuscito a dare a me e a tanti altri la giusta chiave di lettura per riprendere n mano la nostra vita. Io ho sempre amato la montagna e dopo l’incidente me ne sono allontanato; oggi, invece, ho la possibilità di assaporarla a fondo e sono entusiasta di questa possibilità perché, nonostante la fatica di questo sport, posso lasciarmi sorprendere ogni volta da una falesia, da una montagna o da un paesaggio diverso su tutto l’arco alpino. Posso vivere la montagna appieno!
La Nazionale italiana paralimpica di sci alpino, fondo e snowboard si compone anche altri componenti non presenti a questo raduno in Alta Valle, tra cui un nome che le nostre cronache hanno già registrato: Martina Vozza, sciatrice ipovedente che è stata la più giovane atleta dell’intera spedizione azzurra a Pechino 2022 e che recentemente è stata insignita del Premio “Matteo Baumgarten” (https://altarezianews.it/2023/04/il-xxvi-premio-matteo-baumgarten-diventa-paralimpico)
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