GIORNATA MONDIALE DELLA TBC: A SONDALO UN INCONTRO FRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO
A parlare di tubercolosi sembra di entrare in un’era ormai storica, ed infatti la malattia che tanto ha infuriato nei secoli scorsi senza alcuna cura, appartiene ormai al nostro passato… ma non è detto che non possa ripresentarsi e rigettare il mondo “occidentale” – quello che per antonomasia viene considerato il più evoluto e il più ricco – nel tragico girone delle infezioni batteriche più letali per la popolazione. A tale proposito, la conferenza dell’eminente dottor Giorgio Mosconi presso il Museo dei Sanatori di Sondalo nel pomeriggio di venerdì 24 marzo 2023, è stata illuminante e, a dire il vero, anche abbastanza preoccupante. Perché mentre noi viviamo la nostra vita tranquilla di cittadini più o meno immunizzati dalle malattie contagiose più pericolose, la tubercolosi (o tisi, come era anche chiamata) è ancora la seconda causa di morte infettiva al mondo. L’incontro cade, non a caso, nel giorno in cui si celebra la giornata mondiale della tubercolosi, in ricordo della scoperta fondamentale del batterio avvenuta nel 1882 per opera dello scienziato Koch. «Una malattia negletta, ma sulla cui pericolosità futura molti ricercatori e studiosi sono concordi e per diversi motivi: anzitutto per i movimenti migratori di persone che si spostano da un paese all’altro, spesso provenendo da zone dove la tbc è ancora molto diffusa; in secondo luogo, perché gli agenti patogeni si evolvono e nel tempo si modificano diventando più resistenti agli antibiotici. Questo rende evidente la necessità di procedere con la ricerca, che invece è ferma per mancanza di interesse e perché i costi sono elevatissimi».
Nella lotta alla tbc l’Italia ebbe un ruolo di primissimo piano, sia con la costruzione di una formidabile rete di sanatori (poi copiata in tutto il mondo), sia nella messa a punto di un farmaco che permise di debellare la malattia; una storia tutta italiana che il dottor Mosconi ha ripercorso svelando anche qualche inedito retroscena e portando in dono al Museo dei Sanatori un preziosissimo “souvenir” di quell’epoca: un sacchettino di quella terra che permise al team di lavoro condotto dal prof. Piero Sensi di scoprire nel 1959 la molecola chiamata rifampicina e curare così la malattia con il 96% di guarigione e pochissimi effetti collaterali.
Tuttavia, il chirurgo ci ricorda che «ogni anno quasi 11 milioni di persone si ammalano di tbc a livello globale. e circa 1,2 milioni di esse muoiono», gettando una luce inquietante sul nostro tranquillo mondo iperprotetto dalla farmacologia e reso, forse, imprudente dalla troppa sicumera. Attualmente, i casi di infezione tubercolari in alcuni Paesi hanno cifre spaventose, in particolare nelle zone del sud-est asiatico (India in primis), ma ancor più allarmanti i motivi che starebbero alla base della mancata copertura immunizzante: infatti, oltre alle cause più facilmente immaginabili (inesistenza di una rete capillare di distribuzione come, ad esempio, le nostre farmacie; particolare conformazione geografica con villaggi e paesi isolati; lunga durata del trattamento) esistono rapporti internazionali secondo i quali il 30% dei trattamenti destinati a questi Paesi sono contraffatti nel luogo di produzione, comprovando un vero e proprio “farmaco-traffico” a discapito della salute umana.
«C’è un allarme da prendere in considerazione – conclude il dottor Mosconi – perché prima o poi questi ceppi arriveranno anche da noi».
Una predizione che, nel malaugurato caso dovesse avverarsi, speriamo ci possa trovare più preparati rispetto al 2020, magari potendo contare su un Centro di ricerca presso lo stesso Morelli di Sondalo, come ipotizzato dal professor Mario Melazzini.
Anna
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