QUALE SANITÀ DI MONTAGNA?

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QUALE SANITÀ DI MONTAGNA?

Mar, 18/02/2020 - 21:27
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Il 'nodo-Morelli' e il futuro dell'assistenza sanitaria valtellinese
ospedale Morelli

18 febbraio 2020

Ci voleva un ospedale a rischio di destrutturazione per unire tutte le amministrazioni comunali dell’Alta Valle al di là di ogni bandiera o campanilismo: lo stato in cui versa il Morelli di Sondalo è sotto gli occhi di tutti e le ultime “fughe” di medici (tra cui il dottor Valmadre, carismatica figura dell’oncologia sondalina) verso altre strutture ospedaliere sono state solo l’ultimo drammatico segnale dei tanti che hanno indotto i Sindaci e il “Comitato a difesa della sanità di montagna-Io sto con il Morelli” a scendere in mezzo alla popolazione per provare a coinvolgerla fattivamente su una questione che non riguarda solo l’ospedale, ma un intero modello sanitario con il quale tutti dovremo confrontarci nel prossimo futuro. E che i cittadini siano sensibili a tale problema è un dato di fatto, poiché ieri sera (17 febbraio 2020) la sala delle Terme di Bormio ha faticato a contenere le persone accorse per informarsi, per ascoltare, per capire la direzione che stanno prendendo gli eventi in una materia tanto delicata quanto complessa.

Siamo tutti d’accordo con Pietro Del Simone (ex sindaco di Tirano ed esponente del Comitato) quando dice che la sanità di montagna deve basarsi su presupposti del tutto diversi rispetto alle aree metropolitane, ma quali siano le soluzioni più adatte non è facile capirlo e per questo sarebbe utile, in questi incontri, avere anche una controparte attraverso la quale il quadro esposto sarebbe sicuramente più completo. Perché la difesa del Morelli non può basarsi su affermazioni quali “il piano del Politecnico è stato voluto dai benpensanti di Sondrio che vogliono un ospedale di capoluogo baricentrico”: queste dichiarazioni, anche se vengono dal cuore di chi si sta spendendo anima e corpo per migliorare la sanità provinciale, creano un clima poco distensivo laddove invece servirebbero appoggio e unità d’intenti a ogni livello politico, perché – come è stato ribadito più e più volte nel corso della serata – il “nodo Morelli” va affrontato politicamente. Quello che esce da queste assemblee è una richiesta ben precisa rivolta alla classe politica valtellinese, affinché si muova energicamente nelle sedi regionali e nazionali non per difendere acriticamente un ospedale, bensì per modellare una sanità di montagna che serva davvero come risposta efficace ed efficiente ai bisogni della gente che in montagna ci vive.

Il Comitato, composto da dottori e professionisti con competenze ad ampio spettro in campo sanitario e ospedaliero, ha elaborato una proposta che assegna agli ospedali di Sondrio e di Sondalo delle specificità proprie ossia – a grandi linee – una vocazione prettamente oncologica per il primo e una predisposizione all’emergenza-urgenza per il secondo, senza tralasciare quel che di ottimale già esiste come l’unità spinale, con tutto il necessario comparto legato alla chirurgia toracica e vascolare (perché il mantenimento dell’unità spinale senza le altre, inevitabilmente, produce uno scadimento nella qualità del servizio) e senza trascurare i fondamentali collegamenti con tutti gli altri presidi e reparti ambulatoriali sparsi sul territorio valtellinese.

Il progetto del Comitato nasce da un’attenta analisi dei molteplici fattori che muovono le due strutture sanitarie, in particolare quella di Sondalo: non è solo un prodotto studiato a tavolino, bensì un piano che tiene conto delle esperienze sul campo, di chi quotidianamente lavora “in trincea”, di chi ha perfettamente il polso della situazione ospedaliera, di chi sa esattamente quali sono gli elementi che possono fare la differenza tra la vita e la morte. La dottoressa Bascapè, nel suo lapidario intervento, è stata illuminante più di tante teorie sul perché Sondalo deve svilupparsi come centro vocato all’emergenza-urgenza: “In 18 anni di attività a Sondalo ho constatato una forma mentale adattissima all’emergenza-urgenza, che invece non ho riscontrato altrove”. Significa che il coordinamento tra le figure che intervengono in tale delicato settore è talmente ben sviluppato da consentire di salvare vite, e non è una differenza sulla quale si può rimediare a posteriori!

Il rigetto del documento del Politecnico è unanime e sebbene non vi si faccia alcun accenno aperto di “chiusura”, il timore di un drastico ridimensionamento è più che un sospetto. “Eppure – dichiara il sindaco di Livigno Damiano Bormolini – l’ospedale sondalino è stato citato nel dossier olimpico per la candidatura del 2026, senza contare  che, con il grande afflusso turistico, nel comprensorio dell’Alta Valle arriviamo a quasi 3 milioni di presenze in un anno!”. Al di là dello sconcerto per le tante questioni che nel Piano sono rimaste ancora “da definire”, vi si legge – tra le righe – una profonda insoddisfazione per il modus operandi di una politica che negli anni non ha lesinato promesse, rimaste però solo sulla carta. Dobbiamo sicuramente rendere merito all’ex sindaco di Sondalo Luigi Grassi, che sin dall’inizio del suo mandato si è speso per l’ospedale, cercando appoggi ovunque e restando spesso solo a predicare nel deserto. Oggi, dall’interno del Comitato, continua la sua battaglia, che non è solo di un comune o di un comprensorio, ma è la battaglia dell’intera popolazione valtellinese che chiede risposte su quale sarà il suo futuro sanitario e le sue prospettive di cura. Le chiusure dei reparti, i continui trasferimenti di specializzazioni da un ospedale all’altro, le fughe dei dottori, i bandi deserti per posti di primario… generano un’insicurezza palpabile che non è più possibile ignorare e che va di pari passo con il moltiplicarsi delle strutture sanitarie private alle quali sempre più persone si rivolgono, almeno finché si hanno le possibilità economiche per farlo.

Quel che forse manca, è la percezione che un settore come quello sanitario-ospedaliero non può essere trattato come una qualsiasi altra azienda: qui si incontra un’umanità fragile, prostrata, spezzata, debilitata… persone e non numeri. Nei piani di ristrutturazione ospedaliera si sente parlare di “bacino di utenza” o di “posti letto da riempire”, eppure bisogna tener presente che la componente umana è uno dei fattori di guarigione più importanti e gli ospedali-lazzaretto (come li ha definiti il combattivo dottor Giuliano Pradella) possono sì soddisfare criteri economici, ma chiediamoci anche quanto siano dignitosi per un paziente e per i medici stessi che vi lavorano. E ancora, non si può prescindere da un Piano che non tenga in considerazione l’aspetto formativo dei medici, la funzionalità del servizio AREU, i collegamenti con i presidi, l’ambiente circostante in cui si trovano gli ammalati…

Da ultimo, non dimentichiamo che l’ospedale di Sondalo dà lavoro a circa 900 persone ed è una delle più grandi realtà lavorative della Valtellina! L’invito di Ezio Trabucchi a “non assopirci e a vigilare” dovrebbe essere raccolto da tutti noi, affinchè l’attenzione su questa problematica sia tenuta viva e non torni a languire come è accaduto in tutti questi anni.

 

Anna