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FRAMMENTI DI STORIA. L’INTIMITÀ DELLA MONTAGNA NEL QUADERNETTO DELLA MAESTRA MARTINELLI

Dal quadernetto che la maestra Giuseppina Martinelli compilò nei suoi anni, si estraggono poesie e ritagli di racconti che testimoniano l’amore appassionato per la sua terra e i suoi abitanti, rudi montanari la cui asprezza rispecchia forse la stessa asperità dei contrafforti alpini che dominano le loro vallate. Esemplare, per la maestra, è l’articolo con cui il collega Alfredo Martinelli spiega la proverbiale freddezza degli abitanti del “Paese Alto”: “c’è tanta vigoria, tanto calore in queste anime, anche se lo spirito vi appare rude dentro l’involucro chiuso.

FRAMMENTI DI STORIA. LA CHIESA DI S. MARTINO DI SERRAVALLE NEI DOCUMENTI MEDIEVALI

La chiesa di S. Martino di Serravalle, purtroppo scomparsa sotto la furia della frana della val Pola nel luglio 1987, costituiva uno dei più interessanti laboratori di studio sulla presenza dei Franchi in Valtellina. L’interpretazione di alcuni ritrovamenti e contenuti documentari, infatti, riporta la minuscola chiesa al contesto del mondo franco e del monastero di S. Dionigi, che Carlo Magno aveva beneficiato di una cospicua donazione di rendite e terre comprese nel regno longobardo e il Valtellina.

“ABBIAMO BISOGNO DEL PASSATO PER POTERCI APPROCCIARE ALL’OGGI”

17 luglio 2021

L’interessante Convegno organizzato nelle giornate di giovedì 15 e venerdì 16 luglio 2021 ha proposto all’attenzione del pubblico l’importanza delle fonti non solo come strumenti di studio e ricerca, ma come sussidi fondamentali per lo sviluppo turistico e la comprensione del proprio patrimonio, una comprensione che da un lato ci deve rendere consapevoli della nostra storia e dall’altra ci deve rendere responsabili nel mantenerla viva e nel renderla parte integrante della realtà.

FRAMMENTI DI STORIA: I BORMINI VISTI DA UN OSSERVATORE DEL ‘700

Nel 1764 un anziano padre gesuita del Collegio di Bormio, il cui nome è rimasto sconosciuto, compilò un quadernetto con lo scopo di impartire alcuni suggerimenti al suo successore nel ruolo di economo di S. Ignazio. Suggerimenti – s’intende – non solo di natura economica, ma anche sociale, che è la parte più interessante di questa piccola opera. Vi si descrivono, infatti, usi e costumi dei bormini, il loro carattere, con descrizioni forse non sempre obiettive se viste con l’occhio di un forestiero, per di più rigidamente inquadrato nell’ordine.

FRAMMENTI DI STORIA. LA CHIESA DI SAN VITALE

La chiesetta di S. Vitale, la cui prima attestazione risale al 1196, è collocata a un incrocio che nei tempi passati costituiva un passaggio obbligato per chiunque provenisse dalla direzione sud ovest. Certamente la sua importanza era assai maggiore nelle epoche passate e ciò è denotato anche dagli affreschi che la ricoprivano, di cui se ne sono conservati solo alcuni. Con l’espandersi del borgo e la costruzione di nuove strade, S.

“HOSPITALI” A BORMIO NELLA STORIA

A partire dall’inizio del Seicento si fece sempre più urgente la necessità di provvedere ai poveri in modo strutturato, superando la gestione privatistica ed estemporanea fino ad allora prevalente perché affidata alla buona volontà dei singoli. Perciò nel 1604 il Consiglio di popolo decise di provvedere alla costruzione di un ricovero per i poveri sotto il titolo di Hospitale della Misericordia, anche se di tale opera restano pochissime tracce nei documenti, segno che la sua realizzazione fu molto modesta.

FRAMMENTI DI STORIA – LA GERLA E I SUOI SIMILI NELLA CULTURA CONTADINA

La tradizione montanara e contadina è ricca di esemplari di attrezzi realizzati in modo autoctono, con i semplici materiali che l’ambiente circostante offriva. Essi erano ampiamente utilizzati a ogni latitudine alpina e – pur con qualche significativa differenza – popolavano quotidianamente la vita dei nostri avi. Alcuni di questi oggetti potrebbero apparire semplicissimi, quasi banali, ma a un’analisi più approfondita nascondono significati e storie molto più complessi.

La gogna: sberleffi e disonore per punire i reati

In tanti, forse, al giorno d’oggi auspicherebbero un ritorno alla gogna per punire i colpevoli di crimini minori, nella speranza che la vergogna li faccia desistere da ulteriori malefatte… Come ovunque, anche a Bormio esisteva la gogna e ne restano ancora le tracce sul pavè di piazza Kuerc, lato ovest; essa fu abbattuta dal vituperato conte Galeano Lechi nel 1799, in un impeto di furia libertaria che inneggiava agli ideali della Rivoluzione Francese e che – fatalmente – gli costò la vita.