NINA E FILIPPO: DA BORMIO AGLI EYOF PER PORTARE L'ITALIA IN CIMA ALL'EUROPA!
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Sono rientrati dagli EYOF Filippo Pezzoni e Nina Trabucchi, che – accompagnati dai tecnici Yuri Confortola e Cecilia Maffei – hanno partecipato ai Giochi Europei Invernali Giovanili (European Youth Olympic Festival) andati in scena in Georgia. I due pattinatori della Bormio Ghiaccio hanno gareggiato a Batumi, portando in dote all’Italia ben 4 medaglie (insieme ai compagni torinesi Alessandro Picco e Beatrice Paglia) e contribuendo al primato azzurro in vetta alla classifica degli EYOF 2025.
Filippo, classe 2008, è un bergamasco oggi trapiantato a Bormio, dove frequenta la 3^ alberghiera, indirizzo cucina («non ho ancora imparato a fare i pizzoccheri, ma oggi ho fatto una torta ai mirtilli di bosco…»). Nina, di un anno più giovane, frequenta la 2^ liceo scientifico; entrambi ci raccontano la loro esperienza, e ciò che si portano dietro da questi EYOF è ben più di un luccichio di medaglie: hanno gli occhi che brillano e il cuore ancora pieno delle emozioni vissute.
Prima di entrare nel vivo degli EYOF, volete raccontare i vostri inizi?
FILIPPO: pattino da quando ero piccolo, ma in verità, ho iniziato con l’hockey (avevo tra i 5 e i 6 anni), poi sono approdato allo short track verso gli 8/9 anni, mentre mia sorella faceva artistico. Per noi il ghiaccio era di casa, perché mio papà gestiva una pista, come quelle che si allestiscono in tante città durante il periodo invernale. Ho proseguito poi con lo short track entrando nella Sport Evolution Skating, una società piccola e relativamente giovane, ma che sta lavorando bene e infatti, davanti a me, ci sono anche i miei concittadini Lorenzo Previtali e Aaron Pietrobono.
NINA: ho iniziato nel 2016 e ho percorso man mano tutte le categorie della Bormio Ghiaccio, dai baby con Laura e Deborah, passando per il mitico Lele fino ad Adelio.
Quali erano le vostre aspettative sugli EYOF? Ne avevate già sentito parlare da qualche compagno di squadra?
FILIPPO: sono partito senza aspettative e quello che ho vissuto è stato entusiasmante e sorprendente, una cosa bellissima! Sapevo che era un bell’evento, ma provarlo sulla mia pelle è stato tutt’altro!
NINA: un’esperienza veramente bellissima… Sara [Martinelli] mi aveva raccontato qualcosa e nel mio caso le aspettative che avevo sono state ampiamente superate!
Non siete alla vostra prima esperienza internazionale; cos’hanno di diverso gli EYOF rispetto alle altre gare?
FILIPPO: si sente che c’è più tensione tra atleti perché sai che la gara è molto più importante. Ma oltre alla competizione, c’è la componente dell’amicizia con gli altri che si rafforza, sia fra noi compagni, sia con gli avversari. Alla fine, ci conosciamo tutti sin da piccoli perché ci frequentiamo nelle varie gare e queste sono occasioni per ritrovarsi. Nel nostro hotel c’era un fun zone dove ogni pomeriggio noi atleti ci ritrovavamo tutti ed era bello condividere insieme questi momenti.
NINA: l’incontro con atleti di diverse nazioni è sempre stimolante e in questo contesto ancora di più! L’organizzazione era molto simile alle Olimpiadi, ti senti protagonista di qualcosa di grande: c’era il bus che ci portava al palazzetto, ovunque c’erano cartelloni e striscioni… e noi eravamo proprio dentro questo evento! Inoltre, noi dello short track e del pattinaggio di figura eravamo un gruppo molto ristretto, gli unici alloggiati a Batumi (a 300 km da Bakuriani, che era il centro nevralgico anche per le cerimonie di apertura e chiusura), quindi è stato facile fare amicizia e condividere i momenti di svago.
FILIPPO: l’unico dispiacere è non aver potuto assistere alle gare degli altri azzurri e tifare per loro.
Avete indossato la tuta azzurra e rappresentato l’Italia. Che impressione vi ha fatto?
NINA: bello, mi sono sentita orgogliosa e conservo la tutina azzurra come un ricordo prezioso.
FILIPPO: la prima volta che ho corso per l’Italia è stato circa due anni fa, nella finale europea di Star Class e quasi non ci credevo, ci ho messo un po’ a realizzare che rappresentavo il mio Paese nelle gare!
Quali ricordi vi portate dagli EYOF?
NINA: il ricordo migliore è l’affiatamento di squadra che si è creato, la sensazione di unione e di far parte di un gruppo. Poi, naturalmente, ci sono state anche le gare, ma per me è stato molto importante il rapporto che si è creato fra noi atleti ed è il ricordo più bello che mi porto indietro.
FILIPPO: anche per me vale la stessa cosa, il gruppo che si è venuta a creare, anche con amici stranieri, è “tanta roba” e ha ancor più valore nel nostro sport, che è molto individuale.
Comunque, anche i risultati non sono passati in secondo piano
NINA: abbiamo vinto il medagliere come Italia e abbiamo battuto alla grande l’Olanda, una delle migliori nazioni nello short track mondiale, che si è fermata a una sola medaglia d’oro nei 1500.
FILIPPO: io torno con 2 ori e 1 argento, meglio di così non poteva andare! Me la sono un po’ presa con me stesso per la caduta nella staffetta mista, eravamo alla fine del primo cambio e sono caduto, ma d’altronde, fa parte del gioco e può capitare.
N: però possiamo dire che l’assistenza di Ale Picco in quel frangente è stata eccezionale perché ha avuto una prontezza di riflessi che ci ha consentito di ripartire immediatamente e di lasciare dietro di noi l’altra squadra che pure era caduta. Grazie a lui, e alla sua massima reattività, siamo arrivati terzi.
Avete avuto occasioni di festeggiare lì a Batumi?
FILIPPO: io e Alessandro Picco ci siamo concessi una “scappata” al Mc Donald, anzi due: dopo il primo oro nei 500, visto che avevamo qualche giorno di pausa dalle gare, e dopo l’oro nei 1000.
Rimpianti e soddisfazioni nella vostra vita d’atleta?
FILIPPO: sicuramente mi rammarico per la staffetta mista di Batumi in cui sono caduto, un po’ perché è la più fresca, un po’ perché era un target importante; ma ricordo anche la caduta che mi è occorsa nei primi giri della finale europea dei 1500… La migliore soddisfazione sinora è legata proprio a questi EYOF, e poi anche alla prima Star Class che ho corso, in Olanda, dove sono riuscito a vincere in tutte e tre le distanze in modo del tutto inaspettato per me.
NINA: anch’io ho un bel ricordo legato a una Star Class, quella di Bergamo, dove ero piccolina e mi scontravo per la prima volta con coetanei di altre nazionalità; sono arrivata in finale A e, dopo un sorpasso interno fantastico, che non so nemmeno io come ho fatto, sono arrivata terza, con le amiche fuori che mi festeggiavano.
Dove vi vedete fra qualche anno?
NINA: per me un obiettivo a breve termine sono i mondiali junior, magari fra una o due stagioni, e poi riuscire a fare le Coppe del Mondo. In futuro, non mi dispiacerebbe entrare un qualche corpo sportivo.
FILIPPO: io ho già fatto gare in Coppa del Mondo e attualmente sono aggregato al Centro Sportivo dell’Esercito; il mio obiettivo è sicuramente migliorare, fare tutte le Coppe del Mondo e i Mondiali junior e mi piacerebbe arrivare ai livelli di Pietro Sighel. Proprio per questo, da settembre di quest’anno mi sono trasferito a Bormio e mi alleno qui, con il gruppo A della Bormio Ghiaccio, allenato da Yuri Confortola; è stata una scelta drastica perché ho dovuto lasciare gli amici e cambiare scuola ma sono determinato a proseguire su questa strada e già oggi posso vedere qualche risultato in più.
Ragazzi determinati, disposti a un impegni e a sacrifici, girovaghi fra i palazzetti del mondo ma con un forte senso di appartenenza alla propria terra: non a caso, è l’Atalanta bergamasca che spicca sul caschetto di gara di Filippo!
Anna
Foto credit: FISG
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