IL VALLESANA DI SONDALO: UNO SPAZIO DI COOPERAZIONE COSTRUTTIVA
Nel panorama scolastico valtellinese, pur se condizionato dalle mille difficoltà che una provincia montana possa presentare, spiccano oasi dove la qualità dell’offerta si tocca con mano ed è attestata non solo dalla bontà delle strutture, ma soprattutto dai positivi riscontri che giungono dagli studenti ed ex studenti che ne sono stati protagonisti. Ed è proprio quanto accade alla scuola professionale del Vallesana di Sondalo, oggi APF Valtellina: un luogo deputato alla formazione professionale dove il percorso scolastico è costruito su misura e dove è possibile vivere esperienze simili a un vero e proprio campus, sulla falsariga di quelli americani che tanto fascino esercitano sui nostri teenager.
Il Centro Vallesana, che offre cinque corsi professionali legati alla ristorazione e al benessere, è davvero uno spazio di cooperazione costruttiva, a partire dagli enti coinvolti: di proprietà regionale, la gestione è demandata alla Provincia di Sondrio tramite APF Valtellina. La CM Alta Valtellina ne ha curato la ristrutturazione passo per passo, tramite il suo ufficio Pianificazione e Programmazione. E il comune di Sondalo, naturalmente, si fa parte diligente ogni qual volta ce ne sia bisogno.
La struttura si sviluppa su diversi piani, dove gli spazi non mancano e anzi, vanno ben oltre il tradizionale modello di edilizia scolastica, anche perché molti ambienti interni conservano lo stile liberty originario che anticamente caratterizzava l'edificio. La sede principale consta di 4 piani, un sottotetto, un piano terra e un ulteriore piano ribassato, in cui trovano posto diversi laboratori didattici e diverse cucine, aule scolastiche, aula conferenze e aula magna, numerose stanze destinate ai convittori (oltre 150 i posti disponibili), una palestra, un foyer di accoglienza, sale da pranzo e altri spazi condivisi per lo studio, la lettura, il passatempo (ci sono anche ping-pong, calciobalilla, ecc). E ancora un campetto da calcio, un giardino, terrazze spaziose dove passeggiare e persino una cappelletta. Un secondo fabbricato lì accanto, completamente arredato e ammobiliato, dovrebbe ospitare, non appena sarà concluso l’iter burocratico, un innovativo corso di laurea della Statale di Milano.
A colloquio con la direttrice Valentina Mostacchi, nel giorno dell’open day, il mondo del Vallesana si dispiega in tutta la sua offerta e potenzialità.
Qual è il valore aggiunto che una scuola come il Vallesana può offrire a uno studente?
«Sono diversi i nostri punti di forza, ad esempio le tante ore di pratica, stage e tirocinio, e poi sicuramente il convitto rappresenta un grande vantaggio. Siamo gli unici a poterlo offrire all’interno di una scuola e si inserisce perfettamente nel percorso didattico. Grazie al convitto si instaurano legami forti tra i ragazzi, che condividono non solo l’esperienza didattica, ma anche il proprio tempo libero; non a caso, riceviamo richieste anche da parte di molti ragazzi del posto che vorrebbero stare qui. Non va sottovalutato, inoltre, l’approccio di autonomia e di responsabilizzazione che questo comporta; vivere da soli, seppur in un contesto controllato e sicuro, contribuisce alla crescita personale. Infine, vivere nel convitto del Vallesana facilita sicuramente la partecipazione degli studenti agli eventi extra che periodicamente organizziamo, anche in collaborazione con le realtà del territorio».
Dal punto di vista didattico, quali percorsi può seguire un vostro studente?
«Attualmente abbiamo circa un centinaio di studenti equamente suddivisi tra i settori della ristorazione (sala, cucina e pasticceria) e del benessere (estetica ed acconciatura). La didattica è strutturata in corsi triennali che forniscono la qualifica di operatore, più un eventuale corso annuale che conferisce il diploma professionale. Per il solo settore ristorazione, inoltre, abbiamo una convenzione aperta con l’IIS Alberti di Bormio; grazie a un accordo Regione-Stato, infatti, i nostri studenti che hanno terminato il 4° anno di formazione professionale hanno la possibilità di fare un “monoennio”, ovvero viene data la possibilità di erogare qui al Vallesana il corso del 5° anno, con i nostri docenti. Naturalmente, il tutto in stretta collaborazione con i docenti dell’Alberti per allineare la programmazione scolastica. Al termine di questo 5° anno i nostri studenti affronteranno gli esami da privatisti all’Alberti di Bormio».
Proprio a tale proposito, nel prossimo futuro si prospetta una riforma sul percorso scolastico della ristorazione professionale; quali effetti potrebbe avere per voi?
«È la riforma del cosiddetto “modello 4+2”, sulla quale è già stato fatto un decreto in merito, anche se la parte operativa è ancora in una fase transitoria. Con questa riforma – tra le altre novità – il diploma quadriennale consentirà di sostenere l’esame di maturità. Il nostro obiettivo è di creare una una rete provinciale tra diversi soggetti che operano nel settore della formazione professionale, proprio in vista dell’applicazione di questa riforma. Nel nostro caso, quindi, il percorso di studi di 4 anni sarebbe strutturato non più in 3 anni+1 (3 anni per la qualifica + 1 anno per il diploma), ma in 2 anni di corso standard+1 (per la qualifica) +1 (per il diploma con accesso alla maturità), questi ultimi due anni con già una differenziazione tra chi vuole proseguire sino alla maturità e chi si vuole fermare al diploma di tecnico».
Una riforma dalla quale, però, rimane escluso il settore estetica-acconciatura
«La riforma riguarda il settore ristorazione, per il Vallesana, e per la sede di Sondrio anche il settore edile, quello agricolo e la sartoria. Il settore estetica-acconciatura non rientra in questa riforma perché non esiste il parallelismo quinquennale statale nella formazione del benessere. Quindi i nostri studenti otterranno una qualifica di operatore (al III anno) o un diploma di tecnico (al IV anno)».
In estate avete sperimentato la possibilità di coinvolgere gli studenti anche in attività extra scolastiche; con quali effetti?
«Sì, abbiamo proposto ai ragazzi di dare la loro disponibilità per servizi legati, per esempio, al ritiro della squadra femminile del Genoa calcio; chi ha partecipato ne è rimasto molto soddisfatto e anche noi abbiamo riscontrato che questa proposta funziona molto bene sotto mille aspetti e sicuramente la potenzieremo in futuro. Agli studenti facciamo fare didattica pura da settembre a giugno, compresi gli esami, e nei mesi estivi operiamo un po’ come “foresteria”. Sono molte le associazioni e i gruppi che in estate ci chiedono la disponibilità per camp o ritiri, grazie agli spazi e alle strutture che possiamo mettere a disposizione. Beninteso, senza alcuna volontà di fare concorrenza ad alcuno, ma come supporto all’operatività del nostro territorio ed infatti lavoriamo in stretta collaborazione con il comune, la Pro Loco ecc.».
Quali riscontri avete dai ragazzi che, oggi ormai cresciuti, sono stati vostri studenti?
«Molti di loro tornano a trovarci e, spesso e volentieri, riconoscono il valore degli anni trascorsi qui, anche nelle difficoltà che ci possono essere state. Si creano legami significativi durante gli anni di scuola e, ancor più, nel convitto; siamo come una grande famiglia allargata. Naturalmente il rispetto dei ruoli e delle gerarchie non viene meno, ma possono instaurarsi momenti particolari, in cui si dialoga e ci si ascolta e insieme si cresce».
Per molto tempo le scuole professionali hanno avuto la fama di essere “di serie B”, di costituire un ripiego per alunni svogliati. È ancora così?
«Fortunatamente questa percezione è cambiata, grazie anche al lavoro e agli investimenti che stanno portando avanti le istituzioni. E poi, rapportarsi con i ragazzi è una sfida per i docenti di qualunque scuola ed è necessario, secondo me, trovare il modo migliore per veicolare i contenuti sia per stimolarli didatticamente, sia umanamente. Spesso nella formazione professionale si dice che “il sapere nasce dal saper fare” e questa è la realtà che noi viviamo ogni giorno. A volte è faticoso e impegnativo, ma poi quando torniamo a casa la sera ci sentiamo anche noi arricchiti umanamente».
In appendice all’open day, una notizia sensazionale legata alla possibile attivazione nei prossimi anni di una novità assoluta a livello europeo: un corso di laurea in Scienze Motorie incentrato sugli sport di montagna, un progetto avviato su iniziativa dell’Università Statale di Milano e che ha trovato la piena condivisione di tutti gli attori coinvolti. «L’iter burocratico è partito diversi anni fa – conferma la Direttrice – ed è attualmente in corso. Sarà il primo in Europa di questo genere: un corso triennale mutuato da Scienze Motorie, ma completamente nuovo perché calibrato sugli sport di montagna specifici del territorio in cui sarà inserito. Il Vallesana sarà il centro di erogazione delle lezioni e il tutto sarà gestito direttamente dalla Statale di Milano».
La disponibilità ipotizzata è di una trentina di iscritti per ogni anno di corso, quindi un totale di 90 universitari; un’occasione unica per tutta la Valtellina e in modo particolare per l’Alta Valle, dove lo sport è sicuramente un approdo consolidato per molte persone, anche dal punto di vista lavorativo.
Anna
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