RADICI ALPINE: QUANDO TRADIZIONE E INNOVAZIONE CREANO UN PRODOTTO DI ECCELLENZA
Sabato 22 giugno a Castionetto di Chiuro è stata inaugurata la cantina dell’azienda agricola Radici Alpine, nata nel 2022 da un’idea di Veronica Baruta ed Emanuele Murada.
Radici Alpine, come dice Veronica, è un nome evocativo, che parte dal nostro passato e si proietta nel futuro con una particolare attenzione alla sostenibilità e al benessere animale.
La cantina è stata ricavata dalla vecchia abitazione dei nonni e ben rappresenta il connubio tra antichità e modernità, dove le radici familiari affondano nel terreno della conoscenza, per diramarsi in un albero i cui rami tendono alla modernità e all’innovazione.
Un’innovazione dettata dalla produzione unica di vino bianco e dal fatto che Veronica Baruta è una giovane donna ben “radicata” nel territorio e molto preparata sulle pratiche agronomiche imparate prima sui banchi di scuola e poi acquisite dall’esperienza dei nonni che l’hanno portata anche a ricoprire il prestigioso incarico di Responsabile di Donne Impresa di Coldiretti Sondrio.
“Gli aspetti caratteristici della viticoltura di Radici Alpine sono tre: le vigne sono in Albosaggia, nella zona terminale del conoide che prende più sole d’estate rispetto al versante retico. – ha dichiarato Veronica Baruta- La seconda particolarità è la produzione unica di vino bianco e terzo i vigneti sono piwi, resistenti e quindi senza bisogno di trattamenti, tranne quelli obbligatori richiesti dalla regione.”
Oltre alla viticoltura, Radici Alpine, si occupa di apicoltura e le arnie sono collocate nel comune di Chiuro con due alveari stanziali e uno nomade che si sposta in base alle fioriture. Oltre al miele, Veronica produce polline e alleva regine e nuclei da vendere ad altri apicoltori.
Il sindaco di Chiuro Tiziano Maffezzini ha sottolineato l’importanza della viticoltura sul versante orobico e ha dichiarato: “Negli ultimi anni molte persone si sono dedicate alle viticolture e questo significa che è un settore in espansione in grado di trainare l’economia e il lavoro. La viticoltura sul versante orobico rappresenta un’ulteriore sfida che la viticoltura di questa valle sta sperimentando, nuovi orizzonti si dipanano a fronte dei cambiamenti climatici e questa sperimentazione sta già dando degli ottimi frutti”.
Parole a cui hanno fatto eco quelle di Sandro Bambini, presidente di Coldiretti Sondrio: “Veronica ha preso la rappresentanza di Donne Impresa di Coldiretti di Sondrio lo scorso anno. Le donne valtellinesi, storicamente si sono sempre occupate dell’agricoltura perché spesso gli uomini emigravano, lasciando la campagna alla famiglia. Quest’azienda ben rappresenta quella tradizione femminile e si proietta in un futuro sostenibile, dove la produzione è di qualità perché le materie prime sono un’eccellenza.”
“La Valtellina è stata teatro di una grande crescita produttiva di qualità enologica che, a partire dagli anni Ottanta, dopo lo scandalo del metanolo, è stata in grado di reinventarsi e produrre vini di eccellenza che oggi sono conosciuti a livello internazionale. – ha sottolineato l’assessore agli Enti Locali di Regione Lombardia, Massimo Sertori - Quando si arriva a questi livelli significa che tutta la filiera, partendo dalla coltivazione, riesce ad avere un sistema virtuoso che si autoalimenta. Oggi abbiamo il dovere di fare un passo in avanti attraverso le istituzioni, collegando un prodotto di qualità che è conosciuto in Italia e nel mondo, al nostro territorio. Le olimpiadi del 2026 che ci apriranno al mondo e porteranno la Valtellina al centro dell’esposizione mediatica è un’opportunità straordinaria e abbiamo il dovere di raccontare che cosa siamo in grado di fare. Dobbiamo portare avanti con orgoglio la tradizione, rispettando e onorando la fatica che hanno fatto i nostri nonni per realizzare i terrazzamenti sui quali si coltiva eroicamente l’uva che rappresenta il nostro territorio, ma soprattutto le nostre radici”.
Le bottiglie prodotte da Radici Alpine sono due: Josephus e Amarcord, due bianchi dalle qualità uniche in Valtellina e che Claudio Introini, valente enologo valtellinese, che ha seguito la produzione dall’inizio ha ben spiegato, prima della degustazione: “Le uve piwi utilizzate sono uve che, attraverso gli incroci, risultano essere resistenti a molte delle malattie e quindi i trattamenti sono limitati a quelli obbligatori. Sono in particolare i piwi bianchi delle uve che danno dei vini estremamente interessanti con uno spiccato ed evidente carattere di mineralità e di una nota leggermente aromatica. Nello specifico, Graziano, Emanuele e Veronica si sono indirizzati su un’uva che si chiama Souvignier gris che ha la maturazione rosa ma dà un vino bianco con una nota di un bel giallo significativo. Qui ci sono in degustazione due tipologie, entrambi a base di Souvignier gris: Josephus ha al suo interno la presenza di Bronner, un altro vitigno bianco del 2023, Amarcord è un vino del 2022 ed è il risultato di 100 per cento di Souvignier gris portato a maturazione completa, che diventa estremamente significativo per l’azienda e per il territorio. Perché da 5 anni seguo l’evoluzione del Souvignier gris e mi sono accordo che sono vini bianchi capaci di resistere nel tempo e quindi potrebbero esserci delle sorprese non lontane dai grandi vini bianchi internazionali. La vinificazione delle uve bianche richiede molta delicatezza e lo scopo viene raggiunto attraverso attrezzature molto meno invasive che non sono necessarie per i vini rossi”.
Elena Botta
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