Il mondo dello Sci Club

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Il mondo dello Sci Club

Sab, 31/07/2021 - 17:22
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Quattro chiacchiere con Giacomo Baumgarten (dalle pagine di Bormio Sport)

Giacomo Baumgarten è un signore distinto, dall’aria quasi sommessa, che quando lo incontri sembra sempre sul punto di scusarsi per il disturbo che ti arreca. Eppure, come la proverbiale acqua cheta, cela una capacità innata di saper incidere efficacemente nelle realtà in cui opera e non a caso è stato coinvolto, con diverse cariche, sia in politica, sia in varie associazioni locali (Lions Club e Sci Club, con la moglie Paola in Croce Rossa), dove si è sempre distinto per lo sguardo aperto e costruttivo sul mondo giovanile. Già nel 1969 si era segnalato come uno dei promotori del “Centro di Iniziativa Giovanile Bormiese (CIGB), allo scopo di promuovere, specialmente fra i giovani, bormiesi e villeggianti, maggiori occasioni di incontro, di scambio di idee e di esperienze, per una libera riflessione sui problemi più importanti che oggi la vita pone a ciascun individuo ed alla società”. Giacomo ha trascorso nello Sci Club un buon pezzo della sua vita, dapprima al seguito dei figli Matteo e Benedetta, in seguito come sostenitore convinto della capacità del club di saper influire positivamente sulla crescita dei giovani.

Vogliamo tracciare brevemente un bilancio dello Sci Club Bormio?
Nello Sci Club annoveriamo circa 160 tra bambini e ragazzi, che vanno dalla prima elementare all’ultimo anno delle superiori e sono seguiti da uno staff di 10/12 maestri. Un tempo c’erano persino bambini dell’asilo, poi, però, abbiamo ritenuto più opportuno fissare l’inizio dell’attività con le scuole elementari. È chiaro che, a quell’età, non si tratta di un sport vero e proprio quanto di un gioco e le lezioni sono tarate soprattutto sull’aspetto ludico dello sci. Facciamo attività dall’autunno sino ad aprile, sia a secco sia in pista, e partecipiamo a tutti i circuiti provinciali, regionali, nazionali e internazionali con tutte le categorie. C’è anche la sessione estiva in cui si fa preparazione atletica e i più grandi sciano allo Stelvio. In pratica, siamo in campo quasi tutto l’anno!

Com’è la “progressione” all’interno dello Sci Club?
Anzitutto va considerato che c’è una certa fetta di tesserati che si disperde negli anni, come avviene in tutti gli sport. Chi prosegue la “trafila”, ovviamente, inizia a gareggiare e ad allenarsi in modo più tecnico e approfondito e la sua attività diventa più agonistica. Ma non facciamo l’errore di considerare l’agonismo un problema: ciò che conta, da parte nostra, è sempre il benessere dei ragazzi e quindi ciascuno può fare e dare quel che si sente. La maturazione di ogni atleta, poi, è differente.

Ad ogni modo, i risultati non mancano…
E di questo siamo particolarmente orgogliosi, perché vuol dire che stiamo lavorando bene. Ci sono tanti atleti che si mettono in evidenza e gareggiano anche in nazionale (Federica Sosio, Marika Mascherona…). Ma anche tanti ragazzi, pur uscendo dal circuito agonistico, rimangono a far parte della famiglia Sci Club e non interrompono del tutto l’attività: Infatti, è da qualche annetto che abbiamo un gruppo senior, che partecipa alle gare FIS. Inoltre, nelle classifiche FISI per le società affiliate, siamo tra i primi in Italia dietro ai vari Gruppo Sportivi dei Corpi Militari e a pochi altri Club extraprovinciali.

Sei entrato nello Sci Club Bormio nel 1985, quasi 40 anni fa. Quali sono i cambiamenti più evidenti che hai sperimentato in questo arco di tempo?
Di cambiamenti ce ne sono stati parecchi. Il più evidente, è chiaro, riguarda le attrezzature in uso e la nascita di nuove discipline come lo snowboard o il freestyle. Inoltre, si sono costituiti altri Sci Club, mentre prima eravamo in pochi a raggruppare tutta l’attività e questo ha ampliato anche il bacino di utenza, consentendo a tanti altri appassionati di dedicarsi a questo sport. C’è una cosa, però, che non è mai cambiata ed è il motivo per cui, dopo tutti questi anni, faccio ancora parte dell’associazione: lo Sci Club è una palestra di vita per la crescita e l’educazione dei ragazzi, lo dico come genitore, come sportivo e come educatore (Baumgarten è stato per anni preside della scuola media).

Cosa lascia lo Sci Club ai vostri allievi, al di là degli insegnamenti tecnici?
Come ho detto prima, vivere lo Sci Club permette ai ragazzi di crescere, di affrontare un percorso con le sue difficoltà e soddisfazioni, di vivere momenti di amicizia perché se è vero che lo sci è sport individuale, è anche vero che le uscite, gli allenamenti e le trasferte sono collettive! E poi, imparare bene a sciare può essere un importante viatico per il mondo del lavoro, sia come maestro di sci, sia per entrare in qualche Corpo Militare, anche se qui in Valtellina siamo un po’ penalizzati perché non esiste una sede specifica di Corpi Militari.

Qual è il segreto per far sopravvivere un sodalizio così a lungo in un ambiente estremamente competitivo?
Anzitutto è una questione di gruppo. I tecnici che seguono lo Sci Club sono tutti ex allievi e, oltre alla professionalità, sono anche amici fra loro: questo rende l’ambiente di lavoro estremamente positivo e i loro ragazzi recepiscono questa serenità. Teniamo conto, inoltre, che lo Sci Club ha un bacino di utenza che è costituito per la maggior parte da gente del posto, quindi svolge anche una funzione identitaria a livello della comunità locale. Dal punto di vista economico non è certo facile: siamo tra gli Sci Club con le tariffe più basse in Lombardia, perché sappiamo bene che le famiglie affrontano dei sacrifici e lo sci è uno sport che richiede un certo esborso in termini di attrezzature.

Avete collaborazioni in essere con altre associazioni?
Certamente, siamo molto presenti sul territorio e cerchiamo di partecipare alle varie iniziative che vengono realizzate a livello locale. Ci capita di sfilare alle varie manifestazioni e i nostri ragazzi, compatibilmente con gli impegni, partecipano a volte alle gare sportive o ad altre attività organizzate da altre associazioni. Abbiamo un rapporto molto stretto con A2A, che sponsorizza lo storico Trofeo AEM, mentre riguardo allo sci c’è una collaborazione molto stretta con lo Sci Club di S. Caterina Valfurva, in particolare per i gruppi di giovani dai 15 anni in su: a questa età si disperdono in tanti e cerchiamo di unire le forze.

Piccola parentesi: negli anni ’80 e ‘90 organizzavate la Festa della Birra…
Ah sì, che tempi! Era il periodo in cui a Bormio cominciavano a fiorire le manifestazioni e avevamo ideato questa Festa della Birra per permettere alla gente di darci una mano in tutta libertà. La prima edizione fu nel 1985 al Polifunzionale (oggi il Palaghiaccio), ma noi la prendemmo in mano solo l’anno successivo, spostandola dal mese di luglio a quello di settembre; era abbinata a concerti, serate danzanti, spettacoli, sfilata d’auto d’epoca, al Pentagono arrivavano le persone a centinaia!

Cosa ti ha tenuto “ancorato” allo Sci Club Bormio per tutto questo tempo?
In realtà c’è stato un periodo di una decina d’anni circa in cui non ero propriamente nello Sci Club, perché facevo parte del Comitato Alpi Centrali e del Consiglio Federale. Però sono sempre rimasto nell’ambiente dal 1985 in poi, ho fatto il segretario e il presidente in più tornate, pur essendo l’unico che non sa sciare!! Come ho detto, trovo che sia salutare per i giovani e soprattutto i tecnici sono davvero in gamba e sanno tenere insieme il gruppo, cosa non scontata. 

Nel 1997, in memoria di Matteo, avete istituito il Premio per gli sportivi dello sci che studiano all’università. Quali sono le maggiori difficoltà che un atleta incontra nel corso della sua carriera?
Emergere nello sport è difficilissimo e la struttura scolastica del sistema italiano non aiuta. Esiste una separazione piuttosto netta tra scuola e sport che non favorisce l’integrazione e rende difficile per gli sportivi praticare agonismo a livelli elevati e nel contempo proseguire nel mondo dello studio. Dei tentativi sono stati fatti negli anni, anche recentemente, ma con risultati modesti perché quel che serve è un drastico cambio di mentalità per questo tipo di approccio. Con questo premio vogliamo dare un aiuto a quegli sportivi che si distinguono particolarmente anche nello studio, per ripagarli dei sacrifici che fanno. Il nostro cruccio più grande è che nei 25 anni di istituzione solo 3 volte il premio è andato a italiani; questo dà la misura delle difficoltà che i nostri giovani hanno di ottenere risultati significativi allorquando sono impegnati nel mondo accademico. Servirebbe un cambio di passo, anche da parte dei vertici.

Dei 3 italiani premiati, una era la “vostra” Marta Antonioli
Come ho detto prima, possiamo davvero contare su un gruppo fantastico di allenatori, alcuni con alle spalle una carriera importante (Marta è stata anche in nazionale), ma tutti fortemente ancorati alla “famiglia” dello Sci Club. Aver vissuto in prima persona l’esperienza dello Sci Club ti rende consapevole di cosa vivono i giovani.

In conclusione, a quando i festeggiamenti per il 100° di fondazione?
La ricorrenza cadeva nel 2020, ma ovviamente non è stato possibile organizzare nulla. Ci rifaremo quando i tempi saranno sicuri e sarà una celebrazione in grande stile!

 

Anna

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