DAL CENTRALISMO ROMANO AL CENTRALISMO LOMBARDO (COMUNQUE LONTANO DAL TERRITORIO)
18/02/2024 - Soddisfazione del Comitato locale per la serata organizzata dagli amici di Sondalo sul tema delle concessioni idroelettriche e sulla loro importanza sul territorio. Presenti Paolo Baldaccini moderatore, Renato Cardettini e Giovanni Curti per il comitato locale.
Il Comitato, che opera sul tema della razionalizzazione delle linee elettriche ad alta tensione, è nato in seguito all’impegno sottoscritto nel 2003 che prevedeva lo smantellamento delle vecchie linee ad alta tensione a seguito della costruzione dell’elettrodotto San Fiorano-Robbia; impegno fermo al palo e tornato di attualità grazie al lavoro del comitato. Nonostante l’impegno, il progetto di Terna presentato 2 anni fa è tutt’ora bloccato per problemi e veti delle amministrazioni locali e per l'incapacità di provincia e regione di portare avanti un'azione di mediazione e sintesi fra le varie amministrazioni.
Rinnovo delle concessioni idroelettriche. Il tema è complesso e fondamentale per lo sviluppo locale. Nella discussione si è partiti dall’importanza della risorsa idrica per gli usi plurimi, potabile, agricolo, ricreativo, industriale (produzione di energia, acque minerali, industrie farmaceutiche) per ricordare che acqua è un bene pubblico, una risorsa di tutti che va tutelata e gestita con attenzione. Ma attorno ad essa, sono tanti gli appetiti e gli interessi. Le vecchie concessioni sugli acquedotti rurali e gli usi civici vanno monitorate e conservate, poiché l'acqua viene usata dai cittadini e gli amministratori devono vigilare.
Al giorno d'oggi, l'energia è un grande business, basti pensare che in valle si produce quasi il 14% dell'energia idroelettrica nazionale e ben il 50% di quella lombarda. Nei decenni scorsi lo sviluppo delle centrali ha portato lavoro e progresso, ma questo rapporto di "scambio" negli anni è venuto meno; le concessioni sono scadute e i potenti concessionari continuano a turbinare con permessi provvisori.
Sarebbe interesse di tutti i cittadini ridiscutere i termini di utilizzo e riassegnare le concessioni, magari a società a maggioranza pubblica per garantire una migliore gestione e più ritorni sul territorio. Negli ultimi 30 anni, è vero, sono arrivati più soldi ma anche meno investimenti e soprattutto meno manutenzioni. In particolare, è stato drammatico il taglio dei posti di lavoro nelle aziende di produzione e trasporto: dai 1077 del 1990 ai 346 del 2019 sono 731 i posti di lavoro persi, una gigantesca questione occupazionale e un danno per il territorio e il tessuto sociale. Con i rinnovi bisogna pretendere nuova occupazione in valle e non solo la conservazione dei 346 posti attuali. Se non diamo lavoro qualificato come possiamo puntare a uno sviluppo dei territori montani?
Molte altre sono le questioni ancora aperte su cui bisogna vigilare, tra cui la sicurezza e la valorizzazione ambientale. Ma il pallino è in mano alla regione che deve fare i bandi, ma si pretende un coinvolgimento delle comunità locali che per ora non c'è stata e la legge regionale sul rinnovo delle concessioni è stata approvata calandola dall'alto senza coinvolgere minimamente le istituzioni locali tanto meno la popolazione.
Le acque le prendono dalla montagna, le dighe ed i canali sono sopra le nostre teste. Essere partecipi delle decisioni ed avere i dovuti ritorni è il minimo che possiamo pretendere. La cosa non è semplice perché i grandi produttori non vogliono mollare l'osso, dopo 70-100 anni che detengono le concessioni non le vogliono rimettere in gioco anche se sono scadute e non sono di loro proprietà. La politica è debole e sente più le voci dei produttori che i bisogni dei cittadini.
Durante la serata sono stati numerosi gli interventi, che hanno sollecitato una bella discussione grazie anche ai contributi degli amministratori locali. Il comitato fa il suo lavoro di stimolo e divulgazione e guarda con soddisfazione alle occasioni come quella di questa sera, con l'obiettivo di divulgare il più possibile le problematiche legate al tema idroelettrico.
Ringraziamo i sindaci che hanno partecipato all’evento e che hanno denunciato la politica verticistica, solitaria della Regione Lombardia. Gli amministratori locali devono pretendere un coinvolgimento nelle decisioni, altrimenti si rischia di passare da un centralismo romano a un centralismo regionale che soffoca le giuste rimostranze delle genti di montagna offendendone la dignità.
Comitato Razionalizzazione Idroelettrico
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