GUERRA D'AQUILE: UN DOCUFILM SUL NOSTRO PASSATO PER RIFLETTERE SUL NOSTRO FUTURO
Solo l'amore nella sua forma più pura e genuina consente di fare cose straordinarie.
L'amore di un soldato per la sua patria, l'amore di un popolo per la sua storia, l'amore di un cittadino per la sua valle. Questo è "Guerra d'aquile" (un titolo omaggio a Luciano Viazzi) il docufilm ideato da Stefano Faifer presentato in anteprima nella serata di venerdì 22 aprile 2022 presso il Centro dei Visitatori del Parco Nazionale dello Stelvio a S. Antonio Valfurva.
Dalla ricerca incessante di storie, racconti e gesta che i soldati della prima guerra mondiale hanno scritto sulle montagne della Valfurva è germogliato un progetto che ha coinvolto enti, associazioni, scuole e volontari con un unico scopo: mettere in contatto i giovani con la storia del loro territorio e dei loro antenati, che per quel suolo hanno combattuto e si sono sacrificati in modi nemmeno lontanamente immaginabili per noi.
«Il docufilm nasce principalmente per le scuole – racconta Stefano Faifer - ed è stato possibile grazie anzitutto al sostegno dell'associazione Museo Vallivo di Valfurva di cui anch’io faccio parte, e poi grazie a tutti quei privati cittadini che hanno voluto aprire i loro archivi e condividerli con noi. Non mi stancherò mai di sottolineare l'importanza non solo di conservare il materiale familiare, ma di renderlo fruibile agli altri. Con questo lavoro abbiamo voluto proseguire nel solco tracciato anni fa da Mario Testorelli, che per primo intuì l'importanza di conservare le proprie radici».
Il docufilm, partendo dal ritrovamento casuale di un diario in un anfratto roccioso, narra le vicissitudini e i pensieri di chi quel diario lo compilò 100 anni addietro; un soldato, che potrebbe essere chiunque fra le migliaia che prestarono il loro eroico servizio sulle montagne, spesso fino all’estremo sacrificio.
Guerra d’aquile è stato girato nel corso di un anno e mezzo di lavoro dalla troupe del regista Max Canclini; il filo conduttore sono alcune lettere scritte dai soldati durante la prima guerra mondiale (molte provengono dall’archivio Tuana), mentre le scene hanno toccato varie località dell’Alta Valle sia frazioni rurali, sia cime di alta montagna e hanno coinvolto decine di protagonisti nelle vesti di operatori, collaboratori, comparse. Chiunque abbia dato il suo piccolo contributo a questo docufilm non è rimasto estraneo allo spirito che l’ha animato; il coinvolgimento, al contrario, è stato ardente ed era percepibile il profondo senso di rispetto per uomini umili, accomunati da un destino avverso e con un unico unanime desiderio: vivere in pace la loro semplice vita.
Fra i protagonisti un quartetto formato da due giovani guide alpine locali, Luca Salvadori e Federico Secchi, e due affermati atleti di Valfurva come Robert Antonioli e Mirco Bertolina. Per ciascuno di loro un’esperienza indimenticabile e toccante: vestiti con abiti e attrezzatura dell’epoca custoditi premurosamente dalle famiglie (come la divisa dell’alpino Giuseppe Bonetti), hanno percorso gli stessi pericolosi itinerari di 100 anni fa, hanno provato la stessa fatica e si sono immedesimati nelle condizioni di vita dei soldati. «Il pensiero nostro – racconta Mirco – una volta giunti alla fine della scalata, è stata la fortuna di poter tornare a casa a riposarci e riprenderci, cosa che ai soldati non era invece concessa dopo itinerari così duri. La loro era un vita miserevole».
«Salire con attrezzatura e vestiario del genere – conferma Robert – non è stato semplice per noi, abituati a capi tecnici maneggevoli, leggeri e performanti. Per questo, quando nel 2017 ho ritrovato sul ghiacciaio un cappello del V Alpini, dopo averlo indossato ho provato un brivido al pensiero di chi poteva averlo perduto e l’ho lasciato al rifugio V Alpini, in mezzo alle montagne».
Le due guide alpine Federico e Luca si soffermano soprattutto sulle condizioni delle ascese compiute, che rispetto a un secolo fa sono notevolmente cambiate e che ora richiedono un livello di preparazione e di attenzione molto maggiore, anche per i cambiamenti climatici avvenuti in questi anni.
Quanti insegnamenti si potrebbero trarre guardando questi 30 minuti di filmato!
«È proprio questo il nostro scopo – prosegue Faifer – far sì che “Guerra d’aquile” possa non solo aiutare a non dimenticare, ma soprattutto suscitare riflessioni più ampie su alcune grandi tematiche ancor oggi attuali».
Basti per tutto, la frase di un soldato riportata nel docufilm e ripresa dal parroco di Valfurva don Mario Bagiolo: «Prego tanto per la pace. Ma anche se tornerò dai miei cari avrò ferite e cicatrici talmente profonde che non guariranno mai».
Anna
Per ulteriori informazioni sul docufilm si può contattare:
Stefano Faifer
339-5457367
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