Seminario didattico “Fonti ed echi danteschi”. In cattedra i massimi esperti della Commedia
Tutto esaurito in Sala “Besta” per il convegno “Fonti ed echi danteschi” svoltosi ieri mattina. L’incontro, organizzato dall’Ufficio scolastico territoriale in collaborazione con Banca Popolare di Sondrio, ha visto la partecipazione di sei relatori di prestigio, i quali hanno parlato di fronte a un pubblico composto da studenti provenienti dall’Istituto Balilla Pinchetti di Tirano, dal Liceo Nervi-Ferrari di Morbegno e dall’Istituto Tecnico Agrario G. Piazzi di Sondrio. Tema della giornata, le fonti della Commedia e gli echi danteschi nei secoli successivi. Il seminario è stato proposto come ideale conclusione del 700° anniversario della morte del Sommo Poeta, nel solco di quanto precedentemente promosso sul territorio.
A inaugurare la mattinata, il Dirigente Ust Fabio Molinari che ha portato il proprio messaggio: «Ringrazio il Presidente della Banca Popolare di Sondrio Francesco Venosta e il Direttore Generale e Consigliere delegato Mario Alberto Pedranzini per la loro sensibilità e per la costante attenzione che l’Istituto di credito riserva al mondo della cultura, dell’educazione e della scuola. Sono poi grato agli insigni relatori che hanno accettato di portare il loro contributo e ringrazio studenti, docenti e Dirigenti per aver colto il valore di questo incontro che intende essere complementare a quello sapientemente promosso dalla Banca a ottobre». Diverse le autorità fra il pubblico tra cui l’Assessore alla Cultura, Educazione e Istruzione del Comune di Sondrio Marcella Fratta, che ha portato i propri saluti, e il Presidente del Tribunale Giorgio Barbuto.
A Monsignor Enrico dal Covolo, Assessore del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, il compito di entrare nel cuore della mattinata con un acuto approfondimento sul tema degli echi biblici e patristici nella Commedia dantesca. «La Bibbia, interpretata da Dante in modo spirituale o figurale, è il vero modello a cui il Sommo Poeta si è ispirato - ha dichiarato dal Covolo -. I Padri della Chiesa si accostavano alle Scritture con il metodo della “lectio divina”. Dante dovette conoscerla nella codificazione definitiva di questo esercizio, così come fu formulata da Guigo II, priore della Grande Certosa negli anni fra il 1174 e il 1180. Essa ci permette di elencare le quattro tappe che rappresentano la nervatura della “lectio divina”: la “lectio”, la “meditatio”, l’”oratio” e la “contemplatio”. Proprio salendo i gradini di questa scala, l’uomo giunge alla contemplazione di Dio-Amore, come capitò a Dante nella Candida Rosa».
Enrico Malato, Professore Emerito di Letteratura Italiana all’Università Federico II di Napoli, ha poi aiutato a riflettere sul tema “Quale Dante leggiamo e quale dovremmo leggere”: «Ho accettato di buon grado l’invito per rendere omaggio al sondriese Pio Rajna, il più grande dantista dell’800. Un contributo durevole al rinnovamento e al progresso degli studi danteschi è stato messo in atto proprio dal Centro Pio Rajna. Tra le varie iniziative, soprattutto editoriali, spiccano la pubblicazione della “Edizione Nazionale dei Commenti danteschi” e quella della “Nuova Edizione Commentata delle Opere di Dante».
Gabriella M. Di Paola Dollorenzo, Docente di Lingua e grammatica italiana all’Università LUMSA di Roma, in collegamento streaming ha ripreso il discorso teologico con il suo intervento “Dante e i Papi: da Pio II Piccolomini a Papa Francesco”. «Studiare il culto che i Papi hanno tributato a Dante mi ha permesso di accedere a un versante di studi molto importante per la comprensione della “Commedia”, vale a dire la teologia dantesca - ha spiegato l’esperta -. Il punto di partenza sono i famosi versi del paradiso Vv. 76-78 ma soprattutto il terzo libro del trattato “Monarchia”. Queste parole ci introducono al culto dell’Alighieri che ha caratterizzato momenti determinanti della storia del papato come il Rinascimento, la Controriforma e in particolare la Modernità».
Monsignor Marco Ballarini, Prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, ha proseguito con un intervento dal titolo “San Francesco tra i superbi. Fonti francescane nell’XI canto del Paradiso”. «Ci sono personaggi della Commedia di cui non ci si libera facilmente. E’ il caso di San Francesco, modello della santità nuova, strada maestra per il rinnovamento della Chiesa. Anche il Santo di Assisi, così come i superbi danteschi, aveva portato una pietra in segno di penitenza», ha spiegano analizzando nel dettaglio alcuni versi del Poeta.
A seguire Giuliana Nuvoli, già Docente di Letteratura Italiana all’Università degli Studi di Milano, coerentemente alle linee di ricerca da lei sviluppate negli ultimi anni, ha trattato il tema dei rimandi danteschi nel cinema. «Dante non è solo erudizione ma è anche passione - ha spiegato -. La Divina Commedia è una cattedrale con le pareti di cristallo: all’interno delle quali le parole scompaiono per lasciar posto alle immagini. Inoltre, è opera che ha riempito di sé l’immaginario di tutto il mondo occidentale e, sin dalla sua nascita, il cinema ha attinto materiali e ispirazione dal Poema».
Infine, Pierantonio Frare, Docente Ordinario di Letteratura Italiana all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha analizzato gli echi danteschi in una delle più grandi e profonde voci del Novecento, quella di Primo Levi. «Dante è universale, parla davvero a tutti; anche ad un ebreo agnostico come Primo Levi - ha ricordato -. Mi riferisco in particolar modo al capitolo di “Se questo è un uomo” in cui il protagonista vuole insegnare l’italiano al compagno Pikolo e per farlo sceglie il Canto di Ulisse. Questo progetto pratico diviene infine, anche per Levi, un motivo di riflessione sulla sua condizione e sulla necessità di trovare un senso persino nel luogo dell’insensato».
Ufficio Stampa UST
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