TUMORE ALLA PROSTATA: UN NUOVO RADIOFARMACO PER DIAGNOSI PRECOCI E PRECISE 

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TUMORE ALLA PROSTATA: UN NUOVO RADIOFARMACO PER DIAGNOSI PRECOCI E PRECISE 

Mer, 10/01/2024 - 17:46
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Alla Medicina nucleare dell'Ospedale di Sondrio un esame all'avanguardia per l'attività della "Prostate Unit"

Oltre mille indagini PET eseguite nel 2023, il venti per cento in più rispetto all'anno precedente, l'introduzione di una nuova metodica per la diagnosi del tumore alla prostata, la PET-TC con PSMA: la Medicina nucleare e Radioterapia oncologica dell'Ospedale di Sondrio, diretta dal dottor Claudio Barbonetti, si conferma reparto all'avanguardia per la diagnosi e la cura delle neoplasie. All'attività della "Breast Unit", operativa da molti anni per il cancro al seno, si è aggiunta, nel 2022, la "Prostate Unit", che, nell'anno appena trascorso, ha valutato oltre 160 casi di tumore prostatico e sottoposto a trattamento radiante oltre 80 pazienti. «Il nuovo radiofarmaco - spiega il dottor Barbonetti - ci consente nuovi progressi nel campo della diagnostica oncologica, poiché è in grado di fornire informazioni ancora più precise e dettagliate sul tumore prostatico, sia nella fase di diagnosi che nella ricerca di eventuali recidive». Nello specifico, il PSMA, acronimo di antigene di membrana della prostata, è una proteina presente nelle cellule tumorali prostatiche, ideale per individuare le cellule di un cancro. Può essere utilizzato in tutte le fasi del tumore prostatico essendo espresso in quantità aumentata quasi esclusivamente nelle cellule cancerose prostatiche.

Si tratta di un esame PET, la Tomografia a emissione di positroni, disponibile da oltre due anni presso il Presidio Ospedaliero di Sondrio: quella con PSMA è semplice, sicura e non invasiva. La procedura prevede un'iniezione endovenosa a livello dell'avambraccio con il radiofarmaco che, successivamente, si localizza nelle eventuali sedi di malattia emettendo delle radiazioni che vengono registrate dal sistema consentendo al medico nucleare di accertare la presenza della patologia tumorale. Ogni radiofarmaco utilizza una molecola specifica che segue una particolare via metabolica permettendo lo studio di determinate cellule tumorali. «Questo radiofarmaco per i tumori alla prostata viene utilizzato soltanto nei centri più all'avanguardia, e ancora pochi in Lombardia ne dispongono - evidenzia il dottor Barbonetti -. È un antigene di membrana specifico per le cellule tumorali della prostata e quindi è un marker ideale per individuarle attraverso la PET. Marcando dunque questo antigene con l'isotopo fluoro-18, le sedi di malattia metastatica possono essere individuate con estrema precisione e più precocemente rispetto a qualsiasi altra metodica». 

La PET con PSMA può essere utilizzata sia in fase di stadiazione, ovvero mentre si determina lo stadio del tumore, dunque prima di ogni decisione terapeutica, dando facoltà di scegliere in base all'estensione della malattia l'approccio terapeutico più efficace, sia durante i controlli successivi alla prostatectomia o alla radioterapia in caso di incremento del valore del PSA, l'antigene prostatico specifico che si trova nel sangue in quantità aumentate in caso di patologia tumorale alla prostata. «Il grande vantaggio - conclude il dottor Barbonetti - è che risulta estremamente sensibile anche con valori molto bassi di PSA: è più accurato e soprattutto più precoce nel rilevare sedi di malattia anche rispetto alla PET-Colina». La Medicina nucleare e Radioterapia dell'Ospedale di Sondrio, inoltre, fa parte della rete formativa dell'Università degli Studi di Milano Bicocca, con cui sono aperti studi prospettici: grazie a questa collaborazione sono stati inseriti nuovi protocolli terapeutici che accorciano in maniera significativa la durata dei trattamenti di radioterapia a parità di efficacia.

«La preparazione e l'esperienza del personale sanitario, ottimamente guidato dal dottor Barbonetti, e la dotazione strumentale all'avanguardia fanno della Medicina nucleare e Radioterapia oncologica dell'Ospedale di Sondrio un'eccellenza della nostra sanità, al livello dei centri ospedalieri di fuori provincia, in grado di fornire ai pazienti di Valtellina e Valchiavenna una risposta efficace al bisogno di cura delle patologie tumorali», è il commento del direttore generale Monica Fumagalli.

Emanuela Zecca

Ufficio Stampa ASST Valtellina e Alto Lario

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