BRUNA FANETTI, UNA CARRIERA BREVE MA BRILLANTE
Pare incredibile, ma all’inizio degli anni 80 la partecipazione femminile alle gare sportive di grande sforzo era ancora ben lontana dai numeri di oggi, in particolare per le discipline quali corsa in montagna e Scialpinismo. Ancora nel 1983, infatti, un cronista sportivo sottolineava “la rimarchevole partecipazione di ben 17 atlete nella categoria femminile, a testimonianza di un cambiamento notevole di mentalità sportiva“. Tra le pioniere in questo campo possiamo senz’altro annoverare una sondalina che all’epoca osò laddove ben poche donne si spingevano e con risultati piuttosto lusinghieri (fu persino in lizza più volte per la nazionale). Oggi è una rifugista, che ci accoglie benevolmente al Federico Dosdé in val Viola, pur senza troppa voglia di rivangare le imprese del passato, per quella naturale ritrosia che è propria di alcuni campioni. Bruna Fanetti ha tracciato un solco negli anni ’80 e ’90 che poi altre atlete hanno seguito. Ma lei si schermisce con un semplice «an s’è divertí»… Come se quello che ha fatto non le fosse costato fatica e sacrifici.
I tuoi esordi
«Mah, non ricordo esattamente, avevo iniziato a correre con Adriano (Greco, suo marito, noto alpinista) verso la fine degli anni 70 e mi portò a fare qualche garetta… Ma ero già grande, avevo 20 anni!»
Nel 1982 correvi nella categoria Allievi e nel 1983 con la categoria Junior
«Appunto, la mia categoria non esisteva!! Dovevo correre con i più giovani»
Il 1984, oltre alla neonata categoria Senior femminile, porta anche la partecipazione a gare prestigiose dove non sfiguri: la 5 Mulini e il trofeo Vanoni
«Ne ho fatte tante…»
Compresa la gara del dopo-matrimonio…
«Sì, il giorno dopo esserci sposati io e Adriano abbiamo partecipato e vinto la Borgonuovo-Savogno, ognuno nella sua categoria»
C’è una gara che ricordi con particolare piacere?
«Una delle mie preferite in assoluto era il trofeo Marmitte dei Giganti, aveva un percorso che mi piaceva in modo particolare»
In effetti, nel Marmitte, hai abbassato più volte il tuo record personale, finendo davanti ad atlete della nazionale italiana come Claudia Priotti. Che programma di allenamento seguivi?
«Mah, non è che seguissi un programma vero e proprio, andavo molto a sensazioni… anche perchè lavorando in negozio non mi restava molto tempo per allenarmi…»
Bruna parla con il contagocce, quasi non volesse portare alla luce le imprese che – fortunatamente – restano nelle cronache giornalistiche. Nel prestigioso trofeo Vanoni, ad esempio: nel 1984 vinse la prima edizione femminile e dopo di lei bisognerà attendere ben 27 anni prima di vedere un’altra valtellinese sul podio (Alice Gaggi nel 2011).
Nel 1987 il giornalista de “Il Lavoratore” la definì “la gazzella Fanetti”…
«Quanto mi hanno preso in giro per quell’appellativo! – ricorda Bruna –; comunque ci furono alti e bassi, alcune volte mi ritirai, rientra nella norma…»
Non solo corsa, ma anche nello scialpinismo Bruna si distingueva per forza e resistenza, tanto da superare ampiamente diversi avversari maschili. Non a caso, correva spesso in coppia mista e poteva capitare che la parte debole non fosse lei, ma il compagno di gara! Con Giorgio Pozzi nel 1991 vinse la categoria mista del 6° Pierra Menta (24esimi assoluti) e la Pizolada sulle Dolomiti, con Valentino Bassi fu prima sul monte Peller nel 1992 e al trofeo Corradini in val di Non, con Carlo Clerici ancora primato nella categoria mista al Pierra Menta del 1992.
«La prima volta che decisi di partecipare al Pierra Menta eravamo un po’ preoccupati, sia io che Adriano; non è proprio una passeggiata, non avevo mai gareggiato così a lungo e poi avevo imparato a sciare solo facendo scialpinismo, non su pista… oltretutto l’attrezzatura era quella che era, sci pesanti e ovviamente non sciancrati… Quando ci si trova dentro a una gara come quella, tornare indietro non è subito fatto!»
Poi trovasti la metà ideale in Valentina Cecini.
«Sì, quando ho conosciuto Valentina ci siamo trovate bene e abbiamo iniziato a gareggiare insieme. Ne abbiamo fatte tante e vinte tante»
Il 1994 è l’anno della tua impresa in USA: alla Sky Marathon di Aspen, gara di corsa di 42,197 km a 4350 mt di altitudine e dislivello di 1390 mt, hai battuto tutte le donne in gara
«Eeeh, li ho maiada su!! – dice scherzando –; «la Fila, all’epoca sponsorizzava un circuito di gare e noi eravamo nella squadra di skyrunner. C’erano altre donne, oltre a me, e fra gli uomini c’erano Fabio, Adriano e ricordo 2 americani»
Roba da professionisti! Leggo dalle cronache che il circuito comprendeva diverse tappe con gare di skyrun sul Monte Rosa, sul Monte Bianco, sul Matterhorn e infine la Fila Everest Skymarathon. Ad Aspen Fabio Meraldi giunse secondo, Valentina Cecini chiuse al 7° posto, mentre Adriano Greco fu presente solo come spettatore in seguito a un infortunio. L’impresa di Bruna fu storica per l’atletica valtellinese dell’epoca!
E ancora nel 1995, alla prima edizione del Kima, tagli il traguardo insieme la francese Zuberer
«Sì, ero pure incinta, anche se ancora non lo sapevo!»
Bruna Fanetti è così: schiva, riservata, con lo sguardo rivolto al presente e poco al passato. Infatti, dopo una decina di minuti di conversazione, mi avvisa: «dovrei andare a sistemare la cucina…»
La lasciamo andare ai suoi mestieri, con un’immensa ammirazione per la campionessa che è stata e con un po’ di rincrescimento per non aver potuto raccontare le sue imprese dal vivo. Il comune di Sondalo nel 2010, durante la Festa dello Sport, ha omaggiato il suo (poco noto) percorso sportivo con il riconoscimento “Una vita per lo sport”, ma più di tutto valgono le parole del marito Adriano Greco (tratte dalla pubblicazione “Scialpinismo classico e agonistico”, ed .2012, in allegato), che nel tracciare un quadro della carriera di Bruna conclude: “se avesse continuato a gareggiare, avrebbe ottenuto di certo altri risultati eccezionali”.
Anna
Foto: Bruna Fanetti da “L’Eco delle Valli” del 6 luglio 1993
Scialpinismo classico e agonistico_ BRUNA FANETTI (1)
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