“HOSPITALI” A BORMIO NELLA STORIA
A partire dall’inizio del Seicento si fece sempre più urgente la necessità di provvedere ai poveri in modo strutturato, superando la gestione privatistica ed estemporanea fino ad allora prevalente perché affidata alla buona volontà dei singoli. Perciò nel 1604 il Consiglio di popolo decise di provvedere alla costruzione di un ricovero per i poveri sotto il titolo di Hospitale della Misericordia, anche se di tale opera restano pochissime tracce nei documenti, segno che la sua realizzazione fu molto modesta. L’autore propende per l’ipotesi che l’Hospitale si trovasse presso la chiesa di S. Vitale, all’attuale numero 111 di via Roma.
Qualche decennio dopo fu aperto anche un “Ospitaletto” destinato al ricovero di giovani nubili in stato di indigenza e di vedove (e più tardi anche qualche giovane dedita alla vita religiosa secondo la regola terziaria), ubicato in contrada Buglio nelle case donate dal canonico Nicolò Quadrio.
Nella seconda metà del Seicento, invece, venne edificato l’Ospedale Maggiore (Xenodochius Maior) sul terreno donato a tale fine già nel 1627 dal sacerdote Lorenzo Nesini. Il merito della sua realizzazione si deve a Margherita Calderari vedova Murchi, che lasciò ogni suo bene per fondare un luogo di abitazione per il mantenimento de’ poveri ed infermi, funzionante sino alla II guerra mondiale.
Anna
I. SILVESTRI, La fondazione dell’ospizio per i poveri di Bormio, Bollettino n. 9/2006
http://www.cssav.it/wp-content/uploads/2017/02/Bsav-09-Silvestri.pdf
Foto: progetto di ristrutturazione di palazzo Murchi, ove era collocato l’Ospedale Maggiore
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