Dietro a un evento come la GF Stelvio Santini c’è un grande sforzo collettivo che non è mosso da interessi economici o utilitaristici, ma si appoggia in modo preminente al senso di responsabilità delle persone (non escluse le autorità istituzionali come Questore e Prefetto) e – in ultima analisi – al loro buon cuore.

Infatti, pur non escludendo la necessità di una qualche opera di convincimento nei più refrattari, i quasi 160 chilometri di percorso spalmato su 15 comuni di media e alta valle, ciascuno con i suoi incroci, i suoi anditi, i suoi viottoli, richiedono un massiccio intervento di forze che solo il piccolo associazionismo riesce a fornire, quello fatto di persone semplici che per quella giornata si improvvisano vigili e sorveglianti obbedendo alla chiamata del proprio gruppo di appartenenza oppure dando solo una mano a chi ha chiesto un aiuto.

Più di 500 sono stati coinvolti ieri, una domenica uggiosa e con temperature tutt’altro che primaverili, soprattutto per i volontari collocati nei punti più alti della manifestazione. Con il cappello d’alpino o con l’ombrello, con la divisa d’ordinanza o con la mantellina antipioggia, chi un po’ annoiato, chi un po’ incuriosito, chi divertito… i volontari dislocati lungo la strada hanno svolto egregiamente il loro compito e sono tornati a casa con un grazie e una maglietta arancione.

E che dire dei volontari impegnati nei ristori, che quest’anno si sono pure improvvisati soccorritori e massaggiatori per assistere gli intirizziti ciclisti con fuoco, coperte, teli termici, generatori…? Una fiume di umanità ha percorso anche questa edizione della GF Stelvio Santini e come dice il portoghese Miguel, ciclista con diverse esperienze sulle spalle: «In Italia vengo solo per questo evento, perché l’accoglienza che trovo qui è straordinaria». Forse, perché sono proprio i volontari ad essere straordinari.

Anna