QUALE FUTURO PER LO SCIALPINISMO?
L’Alta Valle si vanta di essere una delle culle dello scialpinismo, e lo può ben dire! Quando negli anni ‘60 i ragazzi della mitica Folgore presero a gareggiare in competizioni già di grande respiro internazionale (ad esempio, il Rally del Monte Bianco e quello del Monte Rosa del 1964), nessuno pensava che la pratica dello scialpinismo avrebbe potuto generare un movimento pari a quello odierno, nè tantomeno che sarebbe potuto diventare disciplina olimpica!
Da sport di nicchia, quando a praticarlo erano in pochi e senza sofisticate attrezzature, lo scialpinismo si è piano piano conquistato un posto di tutto rispetto fra gli sport invernali sia in ambito agonistico (grazie soprattutto al paziente lavoro svolto da alcuni gruppi sportivi valtellinesi), sia in ambito amatoriale, dove un numero sempre crescente di persone – complice la pandemia – desiderano sperimentare un approccio alla montagna con le pelli di foca. L’interesse verso questa pratica sportiva, enfatizzato dal recente inserimento olimpico, è dato anche dai notevoli risultati conseguiti dagli atleti italiani e dalla varietà di specializzazioni che vi possono trovare applicazione, dalla semplice escursione alle ascese impegnative, dalla vertical alla sprint oppure le tante formule di gara e di circuiti.
Lo scialpinismo può rispondere a un’esigenza personale o a una passione, può essere un modo per svagarsi o un modo per competere o addirittura – per pochi e selezionati campioni – un modo per trovare il lavoro dei propri sogni; per molti territori, infine, lo scialpinismo è un motivo di vanto e di gloria grazie ai successi dei propri atleti e all’immagine che questi riescono a veicolare. Insomma, lo scialpinismo non può più essere ignorato! Eppure, una fetta del mondo imprenditoriale non riesce a recepire questo movimento come qualcosa di positivo, preferendo ignorare le potenzialità che questa attività outdoor – con il suo seguito di appassionati, di campioni e di promozione turistica – potrebbe dare. Ed è un peccato, perché per sopravvivere al giorno d’oggi bisogna fare rete e utilizzare capacità e attrezzature in una visione il più possibilmente integrata, senza doversi per forza osteggiare in una contrapposizione che non ha nulla di produttivo.
Ed è proprio quello che stanno cercando di fare alcune realtà dell’arco alpino: Albosaggia si è legata a doppio filo con la Valmalenco, per poter usufruire delle sue piste e veicolare un’immagine promozionale più ampia; inoltre, grazie anche ai fondi olimpici, ha in progetto di realizzare un centro di accoglienza e di allenamento proprio per lo skialp: una perfetta simbiosi tra le società private e le istituzioni, in cui viene esaltato il valore di una disciplina e la volontà di investire sui talenti di casa. Anche Aprica ha aperto la sua pista illuminata agli scialpinisti, in orari e appuntamenti cadenzati. Se guardiamo fuori provincia, nel comprensorio bellunese del Nevegal rilasciano uno skipass stagionale per gli scialpinisti; sul monte Rosa si può scegliere tra un giornaliero e uno stagionale e nella vicina Svizzera è già da anni che gli scialpinisti possono salire al Diavolezza lato pista, pagando un corrispettivo giornaliero e senza ulteriori aggravi o fastidi.
E in Alta Valle? Qui, mentre negli anni si moltiplicano campioni, medaglie e pubblicità generati dal movimento dello scialpinismo, di cui il territorio - direttamente o indirettamente - ha beneficiato, qui siamo ancora fermi a mezzo secolo fa, con l’unica apprezzabile eccezione di S. Caterina Valfurva e il suo skipass giornaliero per Plaghera. A quando un patto reciproco di intesa affinché anche lo scialpinismo possa coesistere nelle aree sciabili al pari degli altri sport invernali, come chiede l'associazione Bormio Skimo che si è recentemente costituita proprio per la promozione dello skialp? Non è solo un capriccio: in anni avari di neve come questo, sarebbe opportuno che i nostri atleti possano avere un posto dove allenarsi, altrimenti come potranno continuare a competere ad altissimo livello? Con le soddisfazioni che ci hanno regalato, e con le prossime olimpiadi che bussano alla porta di casa, l’impegno di tutti dovrebbe andare anche in questa direzione.
Anna
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