SANITÀ DI MONTAGNA: C’È ARIA DI MOBILITAZIONE PER IL MORELLI

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SANITÀ DI MONTAGNA: C’È ARIA DI MOBILITAZIONE PER IL MORELLI

Ven, 17/07/2020 - 22:14
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Le criticità evidenziate dall'esposto mettono in luce una situazione tutt'altro che appianata

17 luglio 2020

In seguito al recente esposto che l’avvocato Ezio Trabucchi ha depositato in Procura e in Prefettura a nome del “Comitato a difesa della sanità di montagna” e dei 6 sindaci del comprensorio, è stata convocata a Sondalo oggi a venerdì 17 luglio, con in prima fila il sindaco Ilaria Peraldini, una conferenza stampa a maggiore precisazione dei contenuti e dell’iter nel quale a tutt’oggi è coinvolto (ma sarebbe meglio dire “impantanato”) l’ospedale sondalino. Il coinvolgimento di Trabucchi ha subito dato una prima scossa alla situazione: forte delle sue competenze legali (non a caso, l’incipit è stata una brevissima lectio sul significato giuridico dell’esposto rispetto alla denuncia e alla querela) nonché amministrative, ha ricostruito il percorso delle ultime settimane con cui Regione Lombardia ha sostanzialmente confermato il suo voltafaccia (ma lui ha parlato addirittura di “malafede”) circa il ripristino della situazione ante-Covid, come era stato invece assicurato e che rappresentava – tra l’altro – la condizione sine qua non per il trasferimento dei reparti a Sondrio durante la mobilitazione di marzo e la conseguente trasformazione del Morelli in ospedale Covid.

Sondalo – è ormai noto – subisce da anni un depauperamento continuo, eppure mai si era giunti a un tale livello di spoliazione: complice la pandemia alcuni reparti sono stati chiusi, i posti letto ridotti, le attrezzature trasferite a Sondrio,  “l’Hub di riferimento” che, però, non riesce a far fronte all’utenza e ha determinato un riprovevole abbassamento degli standard qualitativi stabiliti dalla legge (Decreto del Ministero della Salute 2 aprile 2015, n. 70) con conseguente violazione dei livelli essenziali di assistenza ospedaliera. Oltre a ciò, l’avvocato Trabucchi lascia intravedere pure l’ipotesi di un’interruzione di pubblico servizio (art. 340 c.p.), che si aggiungerebbe a quella di omissione di atti d’ufficio (art. 328 c.p.) dovuta al mancato ripristino dell’assetto ospedaliero ante Covid “o altre eventuali fattispecie di reato“.

A fronte di tale comportamento, con assessori che da un incontro all’altro si rimangiano la parola data e si smentiscono da soli, stupisce ancor di più la pezza giustificativa che al dottor Pradella è stata propinata ossia che non si procederà col ripristino perché il Morelli “è destinato a qualcosa di più strategico”. Non si capisce quale sia la strategia di potenziamento, che viene venduta anche nei comunicati stampa, mentre si comprende benissimo che l’attuale soluzione non risponde per niente a una sanità di qualità, a una sanità che vuole offrire il servizio migliore per tutti, a una sanità che vuole alzare l’asticella. Per ora lo scontento viaggia veloce e non solo in Alta Valle: viene da chiedersi come può Sondrio assolvere appieno al ruolo che gli si vorrebbe conferire: un ospedale in pieno centro abitato, senza grandi spazi, con pochi parcheggi (e quasi tutti a pagamento), un’elisuperficie addossata agli stessi fabbricati ospedalieri. In una nota sintetica prodotta da Trabucchi si afferma che “il tasso di fuga dei pazienti da quando la chirurgia vascolare è andata a Sondrio è del 30%”. Va da sè che – senza reparti pienamente operativi e senza attrattività – i medici scelgano la fuga verso altre strutture ove poter espletare pienamente le loro funzioni.

Attualmente Sondalo risulta ancora ospedale Covid, il che fa sì che le ambulanze vengano prevalentemente dirottate altrove. Ne consegue che sì, Sondalo è Pronto Soccorso perfettamente adeguato e funzionante, ma in realtà sia assimilato a un PPI ossia un Punto di Primo Intervento esattamente al pari dei piccoli presìdi territoriali. “Nessuna struttura ospedaliera di tali dimensioni nella storia della sanità lombarda ha mai subito un attacco del genere” – sibila Giuliano Pradella, forte della sua lunga militanza tra i reparti sanitari della Valtellina – “né è stato mai messo così in difficoltà. È vero, i reparti sono operativi, ma lavorano in maniera residuale e senza le specialità che hanno trasferito a Sondrio sono destinati a morire. È uno scippo inconcepibile!”, si lascia infine sfuggire. Sulla stessa linea anche Pietro Del Simone, che parla di “un’azione prevaricatoria e di imposizione”.

Il “Piano del Politecnico” viene rigettato senza appello e sulle sue criticità il Comitato aveva elaborato già a inizio anno una nuova proposta, frutto di un comitato scientifico composto da stimati professionisti che hanno decenni di comprovata esperienza in ambito sanitario e di conoscenza del Morelli e del sistema ospedaliero valtellinese; si tratta, inoltre, di un Piano di ampio respiro, che riguarda tutta la sanità territoriale e ne affronta i molteplici aspetti e le correlazioni con i vari presidi sanitari che coprono tutta l’area dalla Valtellina alla Valchiavenna all’Alto Lago.

Così, mentre l’Italia risale faticosamente la china, in Valtellina tra una smentita e l’altra, un comunicato e l’altro, un disguido ospedaliero e l’altro, c’è fibrillazione ed è forte il sentore di mobilitazione. L’avv. Trabucchi è stato molto esplicito in proposito, rivelando l’intenzione di attuare forme di protesta che coinvolgano tutti i cittadini: “Penso che i tempi siano maturi, c’è un grandissimo coinvolgimento della gente perché su questo tema la sensibilità è altissima; l’esposto è un primo tassello di questa strategia di determinata mobilitazione che attueremo prossimamente nelle forme opportune”.

In conclusione, Del Simone riporta tutto alla necessità di un confronto franco, aperto, sincero e corretto, lontano dai guazzabugli della politica: “Non vogliamo un nuovo Aventino, siamo disposti al dialogo ma che poggi sul rispetto, su basi scientifiche e che dia a questo territorio la risposta sanitaria che si merita”. I punti salienti, riassunti da Trabucchi, sono chiari:

  1. ripristino della situazione pre-covid;
  2. ripudio del piano del Politecnico;
  3. confronto per l’adozione di un Piano autorevole che rappresenti al meglio tutta la sanità territoriale.

A essere sempre meno chiaro, invece, è il futuro della sanità di montagna e – non meno importante – dei lavoratori che gravitano intorno ad essa.

 

Anna