22 giugno 2020

L’archivio parrocchiale di Semogo conserva il diario di un giovane ufficiale austriaco che descrive gli orrori della guerra sul Carso nel breve arco temporale di 29 giorni, durante i quali la sopravvivenza fortuita rendeva i soldati quasi schizofrenici, costretti a vivere a contatto con il nauseante odore della morte. Come sia finito a Semogo questo diario resta un mistero, così come l’identità dello sfortunato soldato. Resta autentica, invece, tutta la sua testimonianza, perché l’universo umano vi si riconosce e vi si specchia, qualunque sia la divisa indossata. Tra le brutture della guerra e le descrizioni delle sue atrocità, il diario anonimo cela pagine di autentica umanità: vi si parla di Goethe e di filosofia, ma anche di amicizia, come quella che lo legava a un compagno d’armi suicidatosi “impazzito dalla paura”. Vi emerge persino un quadro di efficienza italiana che ci inorgoglisce, data la cronica incapacità che abbiamo di apprezzarci: gli italiani che sparano ininterrottamente come grandine, gli italiani che possiedono cannoni ai quali non si può far fronte, gli italiani che cantano nei loro ricoveri… Bisognerebbe leggere questo scritto per rendersi conto di quanto le trincee del nemico brulicassero di poveri soldati costretti anche loro a una guerra assurda, disprezzata tanto quanto i loro superiori, impietosamente descritti dal nostro milite: il maggiore “enologo” che si ubriaca e vomita, il reparto di reduci che tralascia di seppellire i morti, rimasti “puzzolenti” a marcire, brandelli di cervello del compagno che gli schizzano in bocca, uomini istupiditi che tremano come fili d’erba… una descrizione agghiacciante che colpisce come un pugno nello stomaco nella sua cruda realtà.

Anna

R. DI PIERRO, Eroe fra gli orrori, Bollettino n. 8/2005

Leggilo qui: http://www.cssav.it/wp-content/uploads/2017/02/Bsav-08-DiPierro.pdf

Foto: “Colonna di prigionieri austriaci catturati sul Carso”, archivio Documenti e immagini della grande guerra, ver 3.0

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