LA FESTIVITÀ DI S. LUCIA IN ALTA VALLE

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LA FESTIVITÀ DI S. LUCIA IN ALTA VALLE

Gio, 13/12/2018 - 18:34
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Qualche appunto storico, culturale ed etnografico

In gran parte dell’Alta Valle e in molte zone nordiche il 13 dicembre si festeggia Santa Lucia, la martire siracusana che nella simbologia è venerata come protettrice della vista, anche se il suo supplizio non ebbe nulla a che vedere con gli occhi: S. Lucia, infatti, venne dapprima condannata al postribolo, quindi sottoposta a diversi tormenti ed infine decapitata. Questa identificazione con gli occhi si deve – quasi certamente – con la comune radice etimologica tra il nome proprio Lucia (da lux, lucis = luce) e il sostantivo “luce”, che per i cristiani va intesa come “luce spirituale”. La notte del 12 dicembre i bambini attendono speranzosi l’arrivo della santa portatrice di doni e prima di andare a letto preparano davanti al davanzale della finestra un piattino con un po’ di fieno cosparso di sale per l’asinello che accompagna S. Lucia e un altro piattino con qualche dolcetto per rifocillare la Santa nel suo peregrinare di casa in casa. Tradizionalmente il dolce di S. Lucia è la copéta, miele cotto insieme a frammenti di noce e compattato entro due fogli di ostia. Se i piccoli attendono doni e dolci, gli adulti vedono nel giorno di S. Lucia la speranza di un presto ritorno alla bella stagione: “Al dì de S. Luzia l’è ‘l plù cort che ghe sia”, recita un famoso detto. In realtà l’astronomia ci insegna che il solstizio d’inverno (quando il sole raggiunge il suo punto più basso sotto l’equatore e cessa di scendere ulteriormente) cade tra il 21 e il 22 dicembre, mentre prima della riforma del calendario gregoriano si credeva che il giorno più breve fosse – appunto – il 13 dicembre.

A Valdisotto c’è una piccola frazione dedicata proprio a S. Lucia, con la chiesa omonima (risalente già al XII secolo) che contiene un importante ciclo di affreschi dedicato alla santa. L’importanza del soggetto è tale che fu rappresentato persino sulla volta della navata più piccola, insieme ad altre tre figure femminili: fatto straordinario se si pensa che le volte erano riservate – quasi esclusivamente – ai 4 dottori della Chiesa o ai 4 Evangelisti. I dipinti della navata più antica tuttora visibili risalgono al 1545 e sono attribuiti al bresciano De Barberis (autore anche degli affreschi di Teregua e di S. Pietro e Marcellino). Ma ancor più dei pregevoli dipinti, i parrocchiani di S. Lucia sono devoti a una statua conservata all’interno della chiesa anzi, a due statue: l’una, di semplicissima fattura, raffigura la vergine martire con i capelli sciolti e una sobria veste turchina; l’altra, più ragguardevole come lavorazione, ritrae la Santa con un abito più sfarzoso e un’acconciatura che ricorda una dama rinascimentale.

È in uscita il Bollettino n. 21/2018 del Centro Studi Storici Alta Valtellina, all’interno del quale si potranno leggere ulteriori approfondimenti sugli affreschi di S. Lucia Valdisotto (I. SILVESTRI, Pietro Salveti, il canonico dell’Annunciazione).

Anna

Nella foto: affresco della chiesa di S. Lucia Valdisotto con il supplizio di S. Lucia

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