« Frontalieri, cronaca di un disastro annunciato»

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« Frontalieri, cronaca di un disastro annunciato»

Gio, 12/12/2024 - 16:37
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A qualche settimana dalla riscossione della “tassa sulla salute” mancano ancora gli elenchi dei lavoratori cui dovrà essere applicata. 

L’ex parlamentare Crosio attacca: «Il risultato della gestione propagandistica messa in atto dalla Regione Lombardia».

Si complica l’iter di applicazione del nuovo accordo fiscale per i frontalieri siglato con la Confederazione elvetica. Dal primo gennaio 2025 i “vecchi” lavoratori, gli unici che continueranno a pagare le imposte sul reddito solo in Svizzera, sono chiamati, come introdotto nella Finanziaria dello scorso anno, a versare la cosiddetta “tassa sulla salute” in Italia per contribuire al Sistema sanitario nazionale - una percentuale tra il 3 e il 6% del reddito annuo netto -, ma i Cantoni svizzeri, Ticino, Vallese e Grigioni non forniscono gli elenchi dei vecchi lavoratori sostenendo che questa tassa è illegale poiché viola i contenuti dell’ accordo stesso e dunque priva della base giuridica necessaria alla comunicazione dei dati.

Un’impasse che l'ex parlamentare Jonny Crosio, da sempre in prima linea sulla questione dei lavoratori frontalieri, non stenta ad attribuire alla “leggerezza” con cui è stata affrontata la questione da parte della Regione Lombardia e del suo assessore Massimo Sertori. «L’utilizzo dei frontalieri negli ultimi anni solo come mezzo di propaganda politica ci ha portato ad un disastro annunciato - dice -. Alla fine però i nodi vengono al pettine». E i nodi, nello specifico, si traducono nel “buco” normativo sui nominativi dei vecchi frontalieri. «La tassa è illegale e non esigibile - sostiene Crosio -. La richiesta avanzata ai Cantoni da parte dell’assessore regionale Sertori è stata rispedita al mittente dal senatore ticinese Fabio Regazzi, che senza tanti giri di parole, attraverso anche un’interrogazione al Consiglio federale, ha ricordato che non esistono le basi legali per richiedere a Berna i nominativi dei vecchi frontalieri». 

L’unica strada percorribile, ricorda Crosio, sarebbe quella di una modifica al nuovo accordo, cosa che, sempre secondo il senatore ticinese non potrà avvenire senza una contropartita per la Confederazione. «In Regione nessuno si illuda che a Roma qualcuno abbia la volontà di riportare in aula questa modifica - aggiunge Crosio -. Credo che la lista dei provvedimenti sia molto lunga e difficilmente il Governo possa pensare di riprende in mano la partita. Ad oggi le uniche certezze per i frontalieri sono sempre le stesse: intanto pagheranno più tasse e poi, con l’entrata a regime del nuovo accordo, i famosi “ristorni”, del cui incasso il presidente lombardo Attilio Fontana e l’assessore Sertori anche recentemente si sono fatti vanto, dimenticando che è così da sempre, non saranno più “garantiti” direttamente dai Cantoni, ma dovranno arrivare da Roma attraverso regole che ancora devono essere scritte. Quindi - insiste Crosio - dovremo andare a Roma con il cappello in mano a farci dare quello che ci spetta>.

Ma ci sono altri nodi irrisolti. Come i 200 milioni di soldi versati dai frontalieri per la loro disoccupazione nelle casse dell’Inps «di cui - ricorda Crosio - si sono perse le tracce e dei quali nessuno parla più. La Regione, chi si occupa di frontalieri e dei rapporti con la controparte elvetica, dovrebbe continuare a fare pressione affinché ci dicano dove sono finiti.  Purtroppo i rapporti transfrontalieri negli ultimi anni hanno preso una piega diametralmente opposta a quella che abbiamo cercato con grande fatica di mettere in atto in anni di lavoro in Parlamento. Ovvero, come ricorda molto bene il professor Remigio Ratti, che le regioni di confine diventino un’area metropolitana integrata (di circa 2,5 milioni di abitanti), in grado di competere con le grandi città europee e di frapporsi fra la “Great Zürich Area” e la “Grande Milano”, conferendogli un ruolo attivo e non di marginalizzazione». 

«L’auspicio - conclude Crosio -, in definitiva è che la politica su frontalieri della Regione Lombardia abbandoni, una volta per tutte, la propaganda politica».

Sondrio, 12 dicembre 2024, Jonny Crosio

 

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