NEL CONCERTO DELLA STAGIONE “AMICI – VIVALDI” TRE CAPITOLI DI STORIA DELLA MUSICA TEDESCA
Dal Settecento al Novecento è il balzo che gli “Amici della Musica”, in compagnia del grande violinista Marco Rizzi e degli Archi della Vivaldi, ci faranno compiere venerdì 10 febbraio, con inizio alle ore 21, al Teatro Sociale di Sondrio per il 6° concerto della 60^ Stagione. Un lungo significativo viaggio nella civiltà musicale tedesca.
Si inizia col Concerto in re minore in versione per violino e orchestra di Johann Sebastian Bach per proseguire col Concerto funebre per violino e orchestra d’archi di Karl Amadeus Hartmann e terminare con Richard Strauss e le sue Metamorphosen, studio per 23 archi solisti.
Andiamo con ordine. Piuttosto controversa la genesi della partitura bachiana, composta mentre il musicista era Kappellmeister presso la corte del Principe Leopoldo che gli commissionava solo musica strumentale (e non sacra come avrebbe voluto). I musicologi hanno effettuato molti tentativi e a più riprese per ricostruire questo Concerto grazie al materiale recuperato. Nel nostro caso, si è adoperato il violinista Marco Rizzi, protagonista della serata, che l’ha trascritta nella versione per il suo strumento (al posto dell’originario clavicembalo) e orchestra che ascolteremo.
Poi, con gli altri due brani, si fa un salto notevole non solo cronologico ma anche storico-culturale. Il Novecento è il secolo delle grandi guerre, del grande dolore, del trionfo dell’odio. La musica, alfiera e simbolo di pace, non poteva non farsi interprete della sofferenza del mondo con note evocatrici di un lutto universale. Non a caso il “Concerto” di Hartmann fu in un primo tempo chiamato “Musik der Trauer”, cioè musica del lutto. Fu infatti il suo atto di protesta contro l’occupazione tedesca di Praga. Hartman, antinazista convinto, a un certo punto della sua carriera non consentì più che la musica da lui composta fosse eseguita in Germania e dovette accontentarsi del meritato successo all’estero.
Quanto alla composizione di Richard Strauss, desolatamente enigmatica, essa non offre una chiave esplicita di lettura e di ascolto, ma inevitabilmente ci giunge come mesto commento alla catastrofe bellica. Una scelta di notevole effetto lirico è il motivo che risuona soprattutto al termine: la Marcia funebre della Terza Sinfonia di Beethoven.
Marco Rizzi è un violinista di prima classe della scena internazionale; al suo attivo può contare su una ricca tavolozza di suoni, una robusta tecnica e un affascinante legato cantabile. Premiato in concorsi prestigiosi, è universalmente apprezzato per la qualità, la forza e la profondità delle sue interpretazioni. Fra i suoi maestri figura Salvatore Accardo, mentre è stato Claudio Abbado a individuarne potenzialità e talento.
All’attività solistica Marco Rizzi affianca una dimensione cameristica vissuta con passione godendo di partner come Andrea Lucchesini e Mario Brunello. Ospite abituale di importanti Festival cameristici internazionali, è dedicatario di brani composti da autori contemporanei del calibro di Azio Corghi, Luca Francesconi, Fabio Vacchi, Carlo Galante. Fra le case discografiche per le quali ha inciso, figura la Deutsche Grammophon. Docente e giurato di Concorsi internazionali di alto livello, attualmente suona un violino “Guarneri” del 1743.
Irene Valentini
Staff Comunicazione OAV
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