TORNA ACCESSIBILE LA MINIERA DI PEDENOLETTO

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TORNA ACCESSIBILE LA MINIERA DI PEDENOLETTO

Ven, 02/12/2022 - 17:11
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L'intervento di Ersaf - Parco Nazionale dello Stelvio sul progetto dell'architetto Andrea Majori

 

La miniera di Pedenoletto, dopo quasi due secoli dal suo utilizzo, è nuovamente accessibile. 

L’ ERSAF (Ente Regionale per lo sviluppo all’Agricoltura e alle Foreste) Parco Nazionale dello Stelvio, è stato l’Ente che ha finanziato il progetto proposto dall’architetto Andrea Majori. L’opera è consistita nella sistemazione e messa in sicurezza sia del sentiero che porta alla miniera sia della miniera stessa, nel primo tratto.

Il sentiero denominato “Troj de la vena”, situato sulla destra orografica della Valle del Braulio ad una quota media di 2400 m, collega la bocchetta di Pedenoletto ai Piani di Pedenolo per uno sviluppo di circa km 2,4. Allo stato attuale, il tratto sistemato è di Km 1,4 e permette di raggiungere la miniera comodamente, senza alcuna difficoltà. I tratti più difficoltosi, per la presenza di vallecole fortemente erose dall’azione dell’acqua nel corso del tempo, sono stati superati tramite la realizzazione di gabbionate e palizzate a doppia parete

Altri interventi hanno riguardato la messa in opera di palizzate a due, tre, quattro correnti, muretti a secco e selciatoni. La larghezza del sentiero è stata portata a circa 1 metro. Una bacheca informativa è stata collocata in prossimità della miniera, appena al di sopra, dove il sentiero si biforca. Una freccia indica la direzione da seguire.

 

L’intervento più delicato, per le misure di sicurezza che, obbligatoriamente si sono dovute adottare durante i lavori, ha riguardato, appunto, la miniera. Per prima cosa si è dovuto intervenire con operazioni di disgaggio per rimuovere i massi pericolanti nel versante soprastante; in secondo luogo, una particolare attenzione ha riguardato la liberazione del varco di ingresso dal materiale che, nel tempo, si era depositato.

La miniera al suo interno ha uno sviluppo di circa un centinaio di metri. Grazie alla presenza di solida roccia sia delle pareti sia del soffitto, si è potuto liberare un breve tratto sino a raggiungere uno spazio più ampio circa a trenta metri dall’ingresso. Proseguendo, sono diverse le diramazioni caratterizzate da impalcature  lignee che, in considerazione del tempo ormai trascorso, sono del tutto inaffidabili per la loro tenuta.

Con ulteriori interventi si potrebbe procedere in profondità, ma tutto ciò richiede un’analisi molto attenta e oculata tale da non mettere a rischio l’incolumità del potenziale visitatore. Infine il completamento dell’intero sentiero che porta ai piani di Pedenolo, permetterebbe il collegamento a Cancano o, in alternativa, alla Bocchetta di Forcola, alla Terza o alla Quarta Cantoniera. Dai Piani di Pedenolo inoltre ci sarebbe un altro sentiero inerente alle vie del ferro che merita sicuramente di essere valorizzato, quello “de Stros” che porta ad “ Dos de la Baita”.

La miniera di Pedenoletto ha segnato sicuramente un momento importante della storia dell’Alte Valle, particolarmente legata alle vie del ferro, argomento meritevole di interesse e approfondimento. Oggi, grazie all’Ente Parco che ha creduto nella possibilità di valorizzare la miniera, si ha la possibilità di poter accedere e rendersi conto delle condizioni estreme, se non proibitive, in cui vivevano i minatori.

 

Andrea Majori

 

ANNI 1862 - 1863 

Le prime notizie sull’attività di estrazione del ferro relative alla MINIERA DI PEDENOLETTO” situata  sulla destra orografica della Valle del Braulio a quota 2400 mt., circa mt. 300 di dislivello sopra Campo dei Fiori, si hanno intorno alla metà del XV secolo. Il giacimento di Pedenoletto era noto sin dal 1450, ma la vera coltivazione inizia intorno al 1800; il minerale veniva fuso nell’altoforno di Premadio, costruito nel 1825 dalla Ditta Corneliani, ove erano giornalmente lavorati da 12 a 15 t. di minerale; la limonite della miniera di Pedenoletto aveva un tenore di circa il 58,77% di ferro. Secondo Stella (1921), che fornì dettagliati ragguagli sulle miniere del Bormiese nel volume "Le miniere del Ferro in Italia" e visitò a più riprese la miniera avvalendosi anche di quanto riferito dallo Zoppetti, si tratta di ammassi limitati e disposti “sia nel verso principale dei banchi di poco inclinati verso monte, sia nel senso di stacchi o litoclasi disposte a controverso". Di tutti questi ammassi Stella segnala il maggiore avente lo spessore medio di 7 m. ed un volume di circa 1500 mc, pari a circa 3000 t. di minerale. Per ciò che riguarda la natura del minerale, conferma trattarsi di tipica limonite concrezionale, generalmente spugnosa; accanto al ferro si trovano poco manganese ed accidentalmente zinco ed arsenico. La miniera di Pedenoletto fu chiusa e riaperta a più riprese; nuove ricerche vi furono compiute anche nel 1919 e ne riferisce Agostini (1923) in un quadro completo delle possibilità minerarie della regione (che sono ritenute di grande interesse industriale). Nel 1924 si ebbe un nuovo interessamento a questo giacimento e ne fa testimonianza un articolo di U. Martinelli che pone l’accento sulle mutate condizioni logistiche locali conseguenti alla costruzione in Valle di Fraele della diga di Cancano; a giudizio dell’autore anche l’economicità della miniera di Pedenoletto, sempre discussa a causa dell'altitudine e delle disagiate condizioni, dovrebbe trarne vantaggi. In effetti mancano completamente studi modernamente impostati sulla totalità dei problemi geologici e giacimentologici che interessano questo giacimento. Negli ultimi anni di esercizio si organizzò il trasporto meccanico dalla miniera al fondo valle, per essere successivamente trasportato nell’altoforno di Premadio per essere fuso. Furono impiantate due funicolari a cordone senza fune, girante su ruote orizzontali, al quale si fissavano le cassette piene di minerale che si lasciavano discendere mentre risalivano le vuote. Il cordone, di circa sei centimetri di diametro e protetto di filo di ferro, di sovente si rompeva e fu poi sostituito con una corda di ferro di 1 cm di diametro. Queste funicolari, di cui una dalla miniera a “CAMPO DEI FIORI” e l’altra da questa località al primo svolto sopra la “Prima Cantoniera” dello Stelvio, pare risalgano al 1862–63. E’ dunque possibile anche considerare che, per la realizzazione dell’impianto a “CAMPO DEI FIORI”, un collegamento sentieristico tra la “Prima Cantoniera" e “Campo dei Fiori” fosse già presente.