LA CHIUSURA DELLE PISTE DA SCI ALLA LIBERA FRUIZIONE: SI MOLTIPLICANO I PARERI
20 febbraio 2021
La questione della fruizione delle piste da sci da parte degli utenti estranei al tradizionale usufruitore di impianti (per intenderci, scialpinisti e ciaspolatori) sta assumendo contorni sempre più da avvocatura (<<il termine “impianti” si riferisce agli “impianti di risalita” o a “impianti di risalita e piste da sci”>>?), con interpretazioni giuridiche tra le parti che poco interessano chi vorrebbe solo trascorrere una giornata all’aria aperta, magari riappropriandosi per qualche mese di quei versanti montuosi e di quei tracciati che ormai da decenni sono di fatto impediti alla libera fruizione.
Così, se ieri Regione Lombardia ha dato un suo parere (“Impianti chiusi non significa piste da sci chiuse”) per bocca del funzionario Simone Rasetti, direttore della Funzione specialistica dell’area programmazione e relazioni esterne Sport e Grandi eventi sportivi, oggi il prefetto Salvatore Pasquariello ribadisce la validità della propria linea interpretativa basata sulla legge regionale della Lombardia 1 ottobre 2014, n. 26 e sulla distinzione tra “pista da sci” ed “area innevata”. Quest’ultimo cavillo, non del tutto inappropriato, si fonda su elementi di criticità che secondo la Prefettura non è possibile distogliere nemmeno con gli impianti chiusi, vale a dire:
<< 1. Le piste vengono equipaggiate con artefatti i quali però, considerato il mancato avvio della stagione sciistica, non sono stati definitivamente predisposti e non vengono vigilati; pertanto chiunque potrebbe rimuovere ad esempio una rete di protezione determinando un serio pericolo per l’incolumità di sciatori che dovessero sopraggiungere. Sebbene l’area sia da considerarsi ancora in concessione, da un lato appare illogico imputare una qualsiasi responsabilità al gestore, dall’altro appare indefinito e giuridicamente non sostenibile attribuire la responsabilità al singolo utente.
2. La considerazione che una pista chiusa sia un’area più sicura rispetto ad un’area innevata dove svolgere sport amatoriale appare generica perché non tiene conto del fatto che una pista da sci è battuta e si presta a velocità considerevoli. Per evitare incidenti e garantire la sicurezza collettiva, in costanza di stagione sciistica, vigono precise norme di comportamento, fatte rispettare attraverso vigilanza preventiva e sanzioni repressive e vengono predisposti dai gestori dispositivi di sicurezza come ad esempio le reti di contenimento. L’assenza di vigilanza di fatto determina situazioni di pericolo poiché le piste non sono messe in sicurezza e sarebbero frequentate indistintamente e contestualmente da sciatori, sci alpinisti, motoslitte, slittini, etc., fruitori con esigenze e capacità profondamente diverse>>.
In attesa del parere del Ministero competente, che speriamo non arrivi a neve ormai prosciugata, sarei curiosa di sapere se in base allo stesso principio cautelativo anche i fruitori del Sentiero Valtellina siano sottoposti alle medesime restrizioni e ai medesimi controlli, dato che il percorso ciclopedonale è ufficialmente chiuso nella stagione invernale (e quindi senza manutenzione né servizi) in parecchi tratti di competenza delle rispettive Comunità Montane.
Anna
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