L’OPERAZIONE VERITÀ SULLA VICENDA DELL’OSPEDALE MORELLI
22 luglio 2020
Un appello all’unità istituzionale e soprattutto una “operazione verità” per riportare la linea d’azione del Morelli nei suoi esatti termini, ossia non una lotta di parte (6 sindaci contro 71, ospedale di Sondalo contro ospedale di Sondrio), bensì un impegno per fare in modo che la sanità di montagna sia davvero al servizio dei valligiani e che questi ultimi non vengano defraudati dei loro diritti basilari in materia sanitaria (come ventilato dai due esposti presentati rispettivamente in Procura e Prefettura). Perché se è vero che le strutture ospedaliere devono rispondere a requisiti economici e target definiti, è altrettanto vero che la legislazione riconosce alle zone alpine come la nostra una loro specificità, in virtù delle maggiori problematiche e difficoltà in cui si trovano ad operare (legge Del Rio 56/2014 recepita dalla LR 23/2015).
Martedì 21 luglio 2020 i sindaci dell’Alta Valle, unitamente ai portavoce del “Comitato a difesa della sanità di montagna” hanno incontrato i giornalisti per spiegare lo stato di fatto a cui si è giunti sulla querelle dell’ospedale Morelli, sgombrando il campo da certi equivoci e “fake” che hanno tenuto banco in queste settimane.
Punto di partenza imprescindibile – ribadito da tutti – è che l’intento che anima il gruppo non è fazioso, ma sollecitato da un’attenzione sincera e preoccupata circa le sorti della sanità provinciale; l’incontro avvenuto il 10 luglio a Milano con il dirigente dr Marco Salmoiraghi, infatti, non ha fatto altro che confermare ciò che il dr Pradella aveva già anticipato ossia un piano in atto di depotenziamento dell’ospedale Morelli, che non tornerà come nella situazione ante Covid (come invece era stato assicurato). Il che significa che le alte specialità di chirurgia toracica, chirurgia vascolare e neurochirurgia resteranno nel capoluogo, dove erano state temporaneamente trasferite durante l’emergenza, e che i padiglioni 1 e 4 del Morelli saranno destinati a reparto Covid, in preoccupante promiscuità con altri pazienti e lasciando invece inutilizzati i padiglioni 6 e 7 che potevano essere tranquillamente utilizzati all’uopo. Viene sì privilegiata l’unità spinale a Sondalo, ma senza il vitale supporto delle alte specialità non potrà espletare appieno la propria funzione ed è destinata a morire.
CHIAREZZA – L’incontro odierno con la stampa ha come scopo proprio quello di fare chiarezza sulle intenzioni di Regione Lombardia, dopo mesi di riunioni e di dichiarazioni che hanno generato solo confusione nei cittadini e hanno creato un’inutile divisione di schieramenti che affossa ancora di più la capacità di far valere al tavolo regionale le ragioni e le esigenze primarie della sanità di montagna. Il dr Salmoiraghi, pur nella brutalità delle sue parole, è stato esaustivo e nel colloquio del 10 luglio 2020 ha sostanzialmente sconfessato quanto il presidente Attilio Fontana e gli assessori Gallera e Sertori avevano prospettato a Milano nella precedente riunione dell’11 giugno 2020 ossia di dare immediate disposizioni al dr Saporito, direttore dell’ASST Valtellina e Alto Lario, di ripristinare le attività ospedaliere a Sondalo. Ma la comunicazione si è “persa” nei meandri dei palazzi o della burocrazia e anche le successive sollecitazioni non hanno avuto riscontro. Non solo, ma ricordiamo che lo stesso Consiglio Regionale il 4 maggio 2020 si era impegnato in tal senso con l’approvazione della mozione Usuelli “per il mantenimento dell’Unità Spinale”, proprio all’indomani di quell’emergenza in cui l’ospedale Morelli aveva servito egregiamente mettendo a disposizione operatori e strutture.
“Dal punto di vista tecnico la Regione ha già fatto le sue scelte – rileva Alessandro Pedrini, sindaco di Valdisotto – che determinano l’attuale situazione. Il dr Salmoiraghi, è vero, ha parlato di investimenti e di potenziamento, ma sarebbero indirizzati ai padiglioni Covid e all’unità spinale, mentre non è stata fatta chiarezza su altre questioni come la traumatologia, l’emergenza-urgenza, l’ortopedia… il depauperamento di Sondalo non va a vantaggio di Sondrio ma a svantaggio di tutta la provincia, perché già oggi i codici gialli vengono dirottati su altri ospedali extraprovinciali. Secondo noi la Regione sta portando avanti una scelta sbagliata, anche in vista delle Olimpiadi. Non si tratta certo di scegliere tra due ospedali (Sondrio vs Sondalo), bensì di farli coesistere come è stato sinora, ciascuno con le sue caratteristiche. E poi, abbiamo una vocazione turistica che non può essere sottaciuta”.
“Il riassetto della sanità provinciale non può nascere da questo cortocircuito – prosegue Massimiliano Trabucchi, sindaco di Valdidentro –: l’emergenza Covid ha determinato scelte che non sarebbero state prese in condizioni normali e le preoccupazioni dei sindaci, che a inizio emergenza sembravano quasi esagerate, si sono purtroppo rivelate in tutta la loro concretezza. Spiace che dai vertici provinciali non arrivino risposte e si resta quantomeno sorpresi quando il direttore generale di ASST afferma che la questione non è di sua competenza”.
IL BUSILLIS DELL’OSPEDALE DI SONDRIO – Individuato dalla Regione come “hub” di riferimento provinciale, nonostante sia attualmente insufficiente a rispondere ai bisogni del territorio di riferimento (Valtellina, Valchiavenna, Valcamonica, Alto Lario) rischia non meno di Sondalo un futuro declassamento se non dovesse riuscire a “recuperare utenza”, con l’evidente pericolo per la Valtellina di non poter più avere alcuna struttura ospedaliera specialistica. “L’inefficienza di Sondrio, testimoniata da più e più casi, non è certo dovuta agli operatori – afferma Damiano Bormolini, sindaco di Livigno – bensì a un modulo organizzativo che gli impedisce di riuscire a sostenere il peso della richiesta sanitaria della nostra valle.
Qualcuno, per la verità, ha anche paventato l’idea di costruire un nuovo ospedale a Sondrio, come suggerito anche idal documento dei 71 sindaci… ipotesi forse un po’ azzardata, se si considera la vicinanza di poli sanitari preesistenti quali Lecco e Gravedona. A proposito di Sondrio, siamo sicuri che i cittadini della Valchiavenna e Altolario torneranno a rivolgere la loro attenzione a Sondrio una volta che si sarà deciso di accentrare tutto lì? In base a cosa si pensa che Sondrio diventerà “attrattivo” rispetto ad altre realtà ormai affermate? Già esistevano realtà eccellenti (Sondalo era all’avanguardia per ortopedia-traumatologia, chirurgia toracica, neurochirurgia), non si capisce perché si distrugga quel che funziona bene per “trapiantarlo” altrove, senza che sussistano le medesime condizioni operative.
IL PIANO DEI 71 SINDACI – Riguardo all’acceso confronto istituzionale sui vari documenti e piani presentati dai sindaci, si avverte la necessità di ricomporre i dissidi e di riflettere meglio in un’ottica ampia e a lungo termine. La proposta del Comitato non nasce dall’interesse privato del triumvirato Grassi-Del Simone-Pradella; questi ultimi si sono fatti portavoce di un Piano tecnico-scientifico stilato da una trentina di professionisti che ben conoscono la realtà sanitaria e che l’hanno affrontata nella sua interezza, non limitatamente ai confini provinciali. Viceversa, il “Piano dei 71” esclude l’ambito di Dongo e tutta la Valcamonica, che fanno parte integrante dell’ATS della Montagna. A un esame più attento, si sono colti i primi segnali di obiezione da parte di qualche amministrazione, anche perché non tutti i sindaci l’hanno sottoscritto né visionato come è stato fatto credere.
Nemmeno la via per fare di Sondalo un IRCCS, come auspicato dal “Piano dei 71”, è praticabile perché le tempistiche sono lunghissime e perché è essa stessa una contraddizione: se gli Istituti di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) sono per legge “enti dotati di standard di eccellenza”, come si può pensare di svuotare il Morelli delle sue eccellenze e nello stesso tempo richiederne il riconoscimento a IRCCS? Una volta che le eccellenze sono perse, diventa difficile ricostruirle…
“Le recenti prese di posizione di alcuni sindaci – dichiara Damiano Bormolini, sindaco di Livigno – ci mostrano che il “Piano dei 71” non era condiviso da tutti e alcuni firmatari si stanno sganciando riavvicinandosi alle posizioni del Comitato. Ma qui non si tratta di parteggiare per uno o per l’altro, bisogna schierarsi per la sanità valtellinese! L’obiettivo non è rincorrere le correnti politiche regionali, ma salvaguardare e tutelare la sanità provinciale! Chiusura del Morelli è un termine improprio, ma rende bene l’idea perché se la popolazione non ha servizi si rivolge altrove, come sta già accadendo. Auspico davvero che tutti i sindaci si aprano nei nostri confronti e sotto la regia del Comitato, ribadisco non per farsi la guerra ma perché il Piano del Comitato è redatto su basi solide e scientifiche”.
BUGIE – Luigi Grassi, la cui combattività per il Morelli non può certo essere messa in discussione, ricostruisce la cronistoria di mesi di azioni da parte dei sindaci per dire “no” ai piani di Regione Lombardia, troppo spesso volubile nelle sue dichiarazioni: “Già nel 2017 l’assessore Gallera aveva garantito di non voler stravolgere la vocazione dei singoli presidi ospedalieri o di depotenziare la neurochirurgia di Sondalo (www.altarezianews.it/2017/01/11/sondalo),
cosa poi puntualmente avvenuta con lo smembramento del reparto di neurochirurgia che è stato portato anche a Sondrio. Diciamo no alle bugie e chiediamo a tutti di avere coraggio perché la sanità di montagna merita di essere ripensata in modo compatto e costruttivo. Sondalo oggi non ha quasi più lavoro, Sondrio è al collasso e i cittadini vanno altrove a farsi curare. I cittadini chiedono azioni forti, che vorremmo evitare, ma la Regione deve tornare sui suoi passi”.
Va altresì sottolineato che la Regione Lombardia sta disattendendo quanto stabilito dalla delibera del Consiglio Regionale n. XI/1046 del 4 maggio 2020, in cui si approva la mozione Usuelli e si boccia la soluzione del Politecnico circa «il trasferimento da Sondalo a Sondrio del DEA di II livello, di neurochirurgia (recentemente ristrutturata con la realizzazione di una sezione postoperatoria dotata di apposite strumentazioni di monitoraggio) chirurgia toracica e vascolare e urologia, disgregando la Unità spinale e disperdendo il patrimonio medico e culturale interdisciplinare costruito in tanti anni».
Insomma, la situazione è complessa ma merita senz’altro tutta l’attenzione dei cittadini, anche per il futuro lavorativo di tanti valtellinesi. Nel frattempo, i prossimi passi del Comitato non potranno prescindere dall’esito dei due esposti trasmessi dall’avv. Trabucchi alla Pretura e Prefettura (www.altarezianews.it/2020/07/17), nonché dalla continua interlocuzione con tutti gli amministratori locali e regionali, compreso l’assessore provinciale Sertori che – giocoforza – è il riferimento per la politica valtellinese e non può sottrarsi a un argomento di tale portata per il nostro territorio.
Anna
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