LO SPORT È ANCHE… UNA QUESTIONE DI DIRITTO E DI DIRITTI
Le sponsorizzazioni sportive, la tutela sanitaria dell’atleta ed i profili di responsabilità derivanti dall’attività sportiva sono stati alcuni dei temi, trattati con competenza e numerosi esempi pratici, protagonisti della tavola rotonda promossa dall’Unione Sportiva Bormiese. Dirigenti dei diversi settori ed atleti hanno ascoltato con attenzione, formulando anche alcune domande, i delicati argomenti affrontati da alcuni professionisti del settore. A coordinare i lavori Naide Falcione di Bormio, praticante legale presso il foro di Milano. Il primo argomento affrontato dall’avvocato Cristiano Novazio è stato il contratto di sponsorizzazione che, dal punto di vista giuridico, risulta essere particolarmente complesso e soggetto ad una ben precisa normativa. Innanzitutto, dando uno sguardo all’atleta, questo ha un’obbligazione di mezzi e non di risultato nei confronti del proprio sponsors; non dovrà vincere per forza pena il recesso dal contratto ma, però, dovrà fare quanto più possibile per non danneggiare lo sponsors, la sua immagine. Per questo i motivi del recesso, quali per esempio la retrocessione di una squadra o l’essere stato interessato dal doping, devono essere esplicitati nel contratto altrimenti non hanno alcuna valenza. «La scelta di risolvere o meno un contratto, come nel caso del doping – ha sottolineato l’avvocato – va fatta caso per caso. Magari l’atleta ha un’alta esposizione mediatica e l’effetto potrebbe essere contrario». Riguardo alla possibilità che calciatore e squadra di appartenenza, soprattutto se famosi, rappresentino due aziende concorrenti (come accaduto a Totti ed alla Roma che hanno come sponsors due compagnie di telefonia mobile diverse), eloquente, per risolvere qualsiasi problema, quanto fatto dal Napoli «dove i giocatori “vendono” alla squadra anche la propria immagine».
Le responsabilità derivanti dall’esercizio di attività sportive sono state trattate dall’avvocato Alessandro Izar. Diverse le tipologie di responsabilità, da quella disciplinare, alla responsabilità civile legata agli organizzatori di eventi, a quella riconducibile all’atleta nel praticare sport dove la condotta lesiva ha vari gradi di entità: dagli sport senza violenza, a quelli con violenza eventuale e rischio di contatto come il calcio, agli sport a violenza necessaria come l’hockey.
Toccato anche il tema legato al certificato “antipedofilia”, una novità per chi lavora con bambini e ragazzi. Dall’entrata in vigore del decreto legislativo numero 39 del 2014, dal 6 aprile chi sta per ottenere un lavoro, con regolare contratto, che comporti il contatto con minori in modo diretto e abituale (ad esempio gli istruttori sportivi), dovrà presentare il certificato penale del casellario giudiziario che attesti l’assenza di condanne per reati contro i minori. Elisa Brigandì del foro di Genova si è occupata della tutela sanitaria degli sportivi: profili civilistici, penalistici e doping.
Daniela Gurini
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